Il viaggio del papa in Sud Sudan. Giovani in cammino per incontrarlo

Arriveranno a Juba, insieme al loro vescovo – padre Christian Carlassare – dopo aver percorso 400 chilometri. «Testimoni del messaggio di pace e speranza che porta il papa»

Il viaggio del papa in Sud Sudan. Giovani in cammino per incontrarlo

Arriveranno a Juba il 2 febbraio, percorrendo a piedi venti chilometri al giorno per un totale di 400. È il pellegrinaggio di pace organizzato dai giovani della Diocesi di Rumbek, in Sud Sudan, dove è vescovo il comboniano Christian Carlassare, originario di Piovene Rocchette. A Juba il gruppo, formato da una cinquantina di giovani e dallo stesso padre Christian, parteciperà alla messa con papa Francesco, che sarà nel Paese – dopo aver visitato la Repubblica democratica del Congo – dal 3 febbraio. Lungo il tragitto i giovani faranno tappa in nove comunità cristiane. «Sarà un’occasione di animazione per passare il messaggio di comunione e di speranza che il papa ci porta – spiega il vescovo Christian Carlassare – I giovani vengono da parrocchie diverse e soprattutto da clan diversi. Un segno di unità non scontato, perché tra alcuni di questi clan ci sono ostilità che rendono difficile ritrovarsi insieme. Avremo tra noi anche una rappresentanza dei protestanti per dare un significato ecumenico al pellegrinaggio, nello spirito di papa Francesco». Non è un caso se il motto scelto dal papa per il viaggio in Sud Sudan è “Prego perché tutti siano una cosa sola”. «Il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel 2011 – spiega il comboniano – e la Chiesa aveva richiamato l’importanza di formare un popolo da genti di diverse tribù, lingue e tradizioni. Il conflitto cominciato nel dicembre del 2013 ha rappresentato il fallimento più completo di questo proposito poiché cominciato da divergenze politiche, ha preso poi colorazioni etniche e disseminato rancore. Al momento il Sud Sudan ha un governo di transizione e di unità nazionale. Nonostante le divergenze e la presenza di gruppi dissenzienti, si incoraggia il dialogo e un lavoro inclusivo che non escluda nessuno. È un cammino lungo e faticoso, ma è l’unico possibile. Quindi il motto scelto dal papa richiama a tutto questo: l’unità politica, sociale, antropologica e, perché no, anche di fede attraverso una visita ecumenica, la prima nel suo genere». A febbraio in Sud Sudan avrebbero dovuto svolgersi le elezioni politiche, rinviate al 2025; in questo contesto, però, «possono diventare fonte di tensione e di confusione – afferma mons. Carlassare – La gente vota secondo la propria appartenenza etnica, non secondo un progetto politico. Inoltre, un terzo della popolazione è sfollata all’estero. C’è bisogno di un processo di normalizzazione, stabilità istituzionale, ritorno dei profughi, ripresa economica... solo allora le elezioni saranno in grado di dare indicazioni chiare al nuovo governo».

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