L’abate col caschetto da vigile del fuoco. Leopold Bamberger, 35 anni, è il nuovo abate del monastero di Wilten, alle porte di Innsbruck.

Baumberger, con i suoi 35 anni, è uno degli abati più giovani che siano stati eletti in ambito tedesco.

L’abate col caschetto da vigile del fuoco. Leopold Bamberger, 35 anni, è il nuovo abate del monastero di Wilten, alle porte di Innsbruck.

Correva l’anno 878. Aimone, un gigante immigrato germanico si sfida con Tirso, il gigante che viveva ai piedi del monte Insel, in Tirolo, e lo sconfigge grazie a delle armi migliori. Poi l’incontro con un monaco e Aimone si converte al cristianesimo. Pentito di aver ucciso il suo avversario, smette di costruire il suo castello e inizia a edificare un monastero. La cosa irrita il diavolo, che ordina a Lindworm di impedire la costruzione. Ma il drago dalle sembianze di un serpente, senza ali e con due zampe, non può nulla contro Aimone, che lo uccide e gli taglia la lingua. Una volta completato il monastero, il gigante prende i voti e viene sepolto nell’abbazia.

A ricordo di questa antica leggenda due statue colossali raffiguranti Tirso e Aimone che tiene in mano la lingua del drago, sorvegliano sulla facciata dai vivaci colori rosso e ocra, l’ingresso della chiesa abbaziale di Wilten, che sorge a sud di Innsbruck ed è considerata il più antico centro di spiritualità del Tirolo.

Domenica scorsa, sotto lo sguardo vigile dei due giganti in pietra, nella chiesa di Wilten, il vescovo Hermann Glettler ha benedetto il nuovo abate, Leopold Jürgen Baumberger, classe 1987.

Originario di Steyr, nell’Alta Austria, Baumberger, con i suoi 35 anni, è uno degli abati più giovani che siano stati eletti in ambito tedesco. Succede al settantenne Raimund Schreier, che ha guidato il monastero per oltre tre decenni. L’elezione – avvenuta il 4 maggio, memoria liturgica di s. Floriano, patrono dei vigili del fuoco volontari – ha colto di sorpresa pure lui, che della comunità di 22 canonici premostratensi è il più giovane. “In realtà non avevo i requisiti per essere eletto regolarmente”, ha raccontato nei giorni scorsi in un’intervista. La regola, infatti prevede che può essere candidato solo chi ha già 5 anni di professione perpetua alle spalle. Ma Leopold i voti perpetui li ha presi poco più di 4 anni fa. “Per me era possibile solo quella che viene detta ‘postulazione’, vale a dire una richiesta di elezione da parte dei miei confratelli a Roma per concedermi una dispensa per la nomina ad abate. Secondo le regole delle nostre Costituzioni, inoltre, per l’elezione era necessaria una maggioranza di due terzi”. E questa è arrivata.

Il desiderio di diventare sacerdote Leopold l’aveva avvertito ancora quando frequentava le scuole superiori. Ma i tempi non erano ancora maturi. E così si iscrive alla facoltà di scienze naturali dell’Università Karl Franzens a Graz e si laurea in farmacia. Dopo aver superato l’esame di specializzazione per la professione di farmacista, inizia a studiare teologia all’Università Leopold Fransens di Innsbruck come seminarista della diocesi di Linz. Durante questo periodo, Jürgen (questo il suo nome di battesimo) conosce l’ordine dei premostratensi dell’abbazia di Wilten e decide di entrarvi nel 2014. La professione perpetua arriva nel 2018, mentre l’anno successivo viene ordinato diacono e sacerdote da mons. Hermann Gletter, che domenica scorsa lo ha benedetto come abate. “Sono convinto che la scelta di affidare questo incarico ad un giovane sia un segno chiaro del fatto che è possibile affidare compiti di grande responsabilità anche a persone non avanti negli anni”, ha sottolineato in questi giorni il vescovo di Innsbruck, che è convinto che Baumberger rafforzerà l’unità della comunità monastica mantenendola aperta a nuove vocazioni”.

Fede, vocazione, pastorale attiva e apertura al mondo: queste le componenti della vita religiosa del nuovo abate, che ribalta lo stereotipo dell’alto dignitario della Chiesa cattolica. Baumberger è infatti un membro attivo degli Schützen di Sellrein e Gries e dei vigili del fuoco volontari, di cui è stato anche assistente pastorale, ed è cappellano di zona per l’Ordine ospedaliero dei Maltesi. Attività queste, che come lui stesso ha spiegato in questi giorni, non sono in contrasto tra loro, ma si integrano e costituiscono un equilibrio e un “collegamento con la terra”. Quali le priorità di questo suo nuovo incarico? “Costruire ponti nell’abbazia sia all’interno che all’esterno”. E questo perché i canonici di Wilten che sono ancora attivi, curano la pastorale in 23 parrocchie nella diocesi di Innsbruck. Lo stesso Baumberger ne segue tre nel paese di Sellrein (che si trova a una ventina di chilometri dal convento) e non intende lasciarle, neanche ora che è diventato abate. L’attività in parrocchia non è per lui un aggravio di lavoro, quanto piuttosto “una sorta di ritiro dove, se necessario, potrò ricaricare le batterie per la mia vita quotidiana in convento”.

“Dal momento che la maggior parte dei miei confratelli è impegnata nella cura pastorale al di fuori del convento – sottolinea l’abate –, questo dovrebbe essere per loro più che mai un luogo dove si sentono veramente a casa. E questo non solo perché vi hanno fatto la loro professione solenne”.

Costruire ponti con il presente, a partire dal passato. “Importante è coltivare le tracce della fede che a Wilten risalgono all’epoca romana. Questa tradizione è un tesoro vivente che ci è stato affidato. Ognuno di noi ha il compito di continuare a scrivere questa storia. È importante conservare Wilten come luogo di fede viva. Per fare questo sono necessari l’aiuto e la preghiera di tutti”.

“Un convento non è un one-man-show, ma è sempre un lavoro di squadra. Sono convinto che la comunità si rafforzi se si sopportano insieme compiti e oneri”.

Di fronte al calo cronico delle vocazioni, anche nei conventi austriaci, l’abate Leopold ha le idee chiare: “In tutti i tempi ci sono state comunità che, dopo un lungo periodo di fioritura, a un certo punto sono fallite, e allo sesso modo ci sono sempre state comunità che sono risorte e che hanno inaugurato un nuovo periodo di fioritura. Penso che sarà così anche in futuro, perché sono fermamente convinto che il Vangelo abbia una bellezza tanto grande da ispirare continuamente le persone”.

“Bete zu Gott, denn er heilt”, “Pregate Dio, perché egli salva” è il motto scelto dal nuovo abate e pubblicato sui profili social Fb e Ig dell’Abbazia, dove la solenne cerimonia di benedizione di domenica è stata accompagnata da una serie di post, con cui è stato raccontato il dietro le quinte della celebrazione. A partire dalle insegne che sono state consegnate al nuovo abate: il pastorale donato al convento dall’abate Christoph Larcher nel 1596, capolavoro di manierismo e arte orafa, e la mitra che indossò s. Giovanni Paolo II, in occasione della sua visita all’abbazia nel 1988.

“La porta è aperta, ancor più il cuore”. L’antico saluto di benvenuto che veniva fatto nei conventi e che molti attribuiscono a s. Agostino accompagna il post con le foto della s. messa di benedizione, al termine della quale mons. Gletter ha dato al nuovo abate un caschetto da vigile del fuoco. “Caro abate Leopold – ha scritto il vescovo di Innsbruck sul suo profilo Ig – la tua paternità giovanile, la tua più volte dimostrata disponibilità a metterti all’opera e la tua autentica umanità saranno una benedizione per la comunità del monastero e per tutti coloro che continuerai ad accompagnare come pastore”. E, perché no, anche come vigile del fuoco volontario.

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Fonte: Sir