La guerra in Siria e i migranti al confine d'Europa: non dimentichiamoci di altre tragedie...

Mentre in Italia l'emergenza legata alla diffusione del Covid-19 assorbe ogni attenzione, Caritas italiana invita a non abbassare lo sguardo verso altre tragedie non meno importanti e che durano da ancor più tempo. «Siamo arrivati ormai al nono anno dalla guerra in Siria – si legge nel sito di Caritas italiana – Dal 15 marzo 2011, oltre a provocare un doloroso esodo verso i paesi vicini, vede soffrire in modo particolare le donne: vittime, schiavizzate, violentate da una guerra che non hanno scelto».

La guerra in Siria e i migranti al confine d'Europa: non dimentichiamoci di altre tragedie...

A questo ennesimo e luttuoso anniversario, Caritas Italiana ha dedicato il suo 55° Dossier con dati e testimonianze (Ddt) dal titolo "Donne che resistono. Non solo vittime della guerra, ma parti attive del Paese che verrà". Sono stati analizzati i molteplici contesti di conflitto nel mondo e i tanti ruoli svolti dalle donne in quei luoghi: da vittime di violenze perpetrate dagli uomini a pilastro che regge la famiglia e guida la società al di là della guerra.

Le donne in Siria sono sempre più spesso mater familias, occupano posizioni e ruoli che prima erano prerogativa unicamente maschile; sono donne che lavorano, che combattono per la libertà, donne che si impegnano nella difesa dei diritti. Papa Francesco, nel suo primo messaggio del 2020, ha ribadito la necessità di «ripartire dalla donna», perché senza di lei «non c’è salvezza».

«Dall’inizio della crisi siriana – riporta il sito www.caritas.it – Caritas italiana è attiva, in coordinamento con la rete Caritas internationalis, in interventi a sostegno della popolazione locale e dei profughi siriani in tutti i Paesi che li ospitano del Medio Oriente e lungo la rotta balcanica: Siria, Libano, Giordania, Turchia, Grecia, Cipro.... Dal 2011 a oggi Caritas italiana ha avviato 68 progetti con un investimento complessivo di oltre 7,2 milioni di euro, provenienti da donazioni e dall’otto per mille alla Chiesa cattolica».

Un’altra emergenza che resta di strettissima attualità, nonostante non trovi più posto nei nostri telegiornali, è quella dei migranti al confine tra Grecia e Turchia. «Nonostante gli sbarramenti – ricorda Caritas italiana – decine di migliaia di persone hanno già lasciato in questi giorni la Turchia e molte di queste proveranno a percorrere la cosiddetta “rotta balcanica” per raggiungere l'Europa occidentale. A destare preoccupazione è anche la condizione in cui vivono migliaia di profughi che stazionano da mesi nei campi disseminati lungo la rotta balcanica».

Al collasso anche l’accoglienza in Albania e in Bosnia Erzegovina, con condizioni dei campi «spesso disumane». A oggi, «le reazioni dell’Ue e degli Stati europei sono state molto deboli», anche in virtù dell’accordo con la Turchia del 2016. Caritas intanto continua il suo lavoro sul campo tra Siria, Libano, Giordania, Turchia, Grecia e in tutta la rotta balcanica per fornire assistenza umanitaria a migliaia di profughi. 

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