Le due direzioni della vita. L'incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù continua a parlarci
La strada di Emmaus la percorriamo ogni giorno con le nostre lentezze e mancanze. Francesco ci invita a un cambio di passo.
È una delle pagine più popolari, conosciute e coinvolgenti di tutta la Bibbia, il racconto evangelico dei due discepoli in cammino verso Emmaus, e ne ricordiamo sempre la conclusione anche nel canto: resta con noi perché si fa sera. È una pagina che sa parlare all’uomo di oggi – ma, se vogliamo, all’uomo di ogni tempo e luogo – perché narra lo sconforto, la speranza svanita: chi non ha mai provato simili sentimenti. I due discepoli sono presi dalla loro conversazione, non riconoscono Gesù nel viandante che si unisce a loro. Nel momento più triste, quando tutto sembra perduto, quando anche la speranza sembra abbandonarli, ecco l’incontro che cambia, l’assenza che diventa presenza. Ma non basta ancora. I due discepoli ancora non comprendono e parlano di una persona morta, non credono al sepolcro è vuoto e alle donne che hanno saputo dagli angeli che è vivo. Non credono, dunque. Ecco la domanda di fondo: come e dove riconoscere Gesù risorto?
Non lo hanno creduto mentre camminavano verso Emmaus, ma ne sono attratti e lo invitano a restare con loro, mentre Gesù finge di abbandonarli e di proseguire. Ed è qui che finalmente i loro occhi si aprirono: Gesù entrò con loro nella casa e a tavola “prese il pane, recitò la benedizione lo spezzò, e lo diede a loro. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero, ma egli sparì dalla loro vista”, lasciandoli pieni di stupore. Proprio quando si rendono conto che quel forestiero è il Cristo, colui che loro pensavano li avesse abbandonati, Gesù sparisce dalla loro vista. Quando a tavola lo vedono spezzare il pane, la loro disperazione si trasforma in speranza, la loro tristezza in gioia. Così “partirono senza indugio”, ci dice Luca, per far ritorno a Gerusalemme e unirsi agli altri discepoli.
Undici chilometri dalla città santa a Emmaus, un viaggio che avviene di giorno, lungo una strada quasi del tutto in discesa; il ritorno è nella notte, e la strada è più faticosa, in salita. Ricorda questi particolari papa Francesco, al Regina caeli, per dire che il primo viaggio “avviene nella tristezza, il secondo nella gioia. Nel primo c’è il Signore che cammina al loro fianco, ma non lo riconoscono; nel secondo non lo vedono più, ma lo sentono vicino. Nel primo sono sconfortati e senza speranza; nel secondo corrono a portare agli altri la bella notizia dell’incontro con Gesù Risorto”.
I due cammini diversi, afferma Francesco, ci dicono “che nella vita abbiamo davanti due direzioni opposte: c’è la via di chi, come quei due all’andata, si lascia paralizzare dalle delusioni della vita e va avanti triste; e c’è la via di chi non mette al primo posto sé stesso e i suoi problemi, ma Gesù che ci visita, e i fratelli che attendono la sua visita, cioè i fratelli che attendono che noi ci prendiamo cura di loro”. La svolta: smettere di pensare al proprio io, alle delusioni, agli ideali non realizzati, alle cose brutte accadute nella propria vita. C’è una realtà più grande, dice il Papa: Gesù è vivo, mi ama, e “io posso fare qualcosa per gli altri. È una bella realtà, positiva, solare, bella. L’inversione di marcia è questa: passare dai pensieri sul mio io alla realtà del mio Dio”, passare dai se ai sì. Passare “dalla lamentela alla gioia e alla pace, perché quando noi ci lamentiamo, non siamo nella gioia; siamo in un grigio, in un grigio, quell’aria grigia della tristezza. E questo non aiuta neppure ci fa crescere bene”.
La strada di Emmaus la percorriamo ogni giorno con le nostre lentezze e mancanze. Francesco ci invita a un cambio di passo. Ai due viandanti che camminano con il passo dello scoraggiamento, nel giorno in cui un sogno si è appena infranto – non hanno creduto alle donne né alla vista del sepolcro vuoto – e una speranza è svanita, Gesù dice “stolti e lenti di cuore”; a noi oggi il Papa chiede di compiere gli stessi tre passaggi: “primo, aprire il cuore a Gesù, affidargli i pesi, le fatiche, le delusioni della vita, affidargli i se; e poi, secondo passo, ascoltare Gesù, prendere in mano il Vangelo, leggere oggi stesso questo brano, al capitolo ventiquattro del Vangelo di Luca; terzo, pregare Gesù, con le stesse parole di quei discepoli: Signore, resta con noi. Signore, resta con me. Signore, resta con tutti noi, perché abbiamo bisogno di te per trovare la via. E senza di te c’è la notte”.