Le due monete della vedova. La crisi delle vocazioni, un monastero che chiude, un'accoglienza tra sorelle

Dopo 336 anni le suore benedettine hanno lasciato il monastero di Sabiona, che sorge sopra Chiusa, in Alto Adige.

Le due monete della vedova. La crisi delle vocazioni, un monastero che chiude, un'accoglienza tra sorelle

“Un paio di settimane fa abbiamo sentito nel Vangelo come la povera vedova mise due monete, tutto quello che aveva, nella cassetta delle offerte. Oggi mi sento un po’ come quella vedova. Anch’io ho dovuto e devo ancora mettere due monete nella cassetta delle offerte: la nostra novizia, sr. Maria Gratia, che ho dovuto lasciar andare, è una moneta; questo grande monastero e la chiesa, piena delle nostre preghiere e benedizioni, è la seconda moneta. Ciò che resta è la povera vedova”.

Domenica scorsa, 21 novembre, nella chiesa del monastero di Sabiona non si è concluso solo l’anno liturgico. Si è conclusa un’era. Dopo 336 anni, infatti, le suore benedettine hanno lasciato il monastero che sorge sopra Chiusa, in Alto Adige.

Al termine della Messa, celebrata nella chiesa del monastero alla presenza di una cinquantina di invitati (un numero ristretto, in ottemperanza alle norme anti-covid), sr. Maria Ancilla Hohenegger, undicesima e ultima abbadessa di Sabiona, ha consegnato le chiavi del monastero e del tabernacolo nelle mani del vescovo Muser.

Aveva 25 anni, sr. Maria Ancilla, quando nel 1980 ha deciso di entrare in monastero. “Perché proprio a Sabiona? – ricorda sorridendo – è un mistero di Dio. A 24 anni ho scoperto di amare Gesù. Ho iniziato allora a cercare una comunità religiosa in cui entrare. La mia ricerca si è conclusa quando ho trascorso un fine settimana nella foresteria di Sabiona: ho capito subito che quello era il posto giusto per me”. All’epoca la comunità era composta da 30 monache. Cinque erano le novizie. Di queste è rimasta solo sr. Maria Ancilla.

La crisi delle vocazioni investe anche la comunità delle benedettine di Sabiona, che negli anni va via via assottigliandosi. Quando, nel 1996, sr. Maria Ancilla viene eletta abbadessa, la comunità è composta da 18 monache. Oggi sono rimaste solo in tre: sr. Ancilla, sr. Elisabeth (64 anni, a Sabiona dal 31 ottobre 1988) e la novizia sr. Maria Gratia, classe 1973, che nel 2018 ha emesso la professione temporanea. La decisione di lasciare Sabiona è stata difficile, ma inevitabile. Troppo alti i costi di gestione del monastero e troppo grande la struttura (che comprende anche 2 ettari di giardino e vigneto) da seguire in tre. E troppo piccola una comunità di 2 monache per accompagnare una novizia nel suo percorso di formazione.

“Nel febbraio 1685 – ricorda sr. Maria Ancilla – le cinque sorelle fondatrici arrivano da Salisburgo attraverso il passo del Brennero su slitte trainate dai cavalli. Il loro viaggio durò diversi giorni, nella neve e nel freddo. Quando, passato Bressanone, videro per la prima volta da lontano Sabiona, fecero fermare le slitte, si inginocchiarono nella neve e cantarono il Te Deum. Credo che in tutti questi anni le suore di Sabiona siano sempre rimaste fedeli a questo atteggiamento di lode a Dio. Sabiona non è importante perché 550 sorelle hanno vissuto e lavorato qui, ma perché qui Dio è lodato e adorato, e perché qui si continua a celebrare la morte e la resurrezione di nostro Signore”.

Una vita intera scandita dall’alba al tramonto da preghiera e lavoro, secondo la regola di s. Benedetto. Anche nei momenti di grande attività, in sr. Maria Ancilla si avverte sempre una grande serenità. Ma il distacco è sempre un momento doloroso. Per tutti. E questo lo si percepisce dall’incresparsi della voce quando, al termine della celebrazione eucaristica, sr. Maria Ancilla prende la parola e ringrazia chi è stato accanto a lei e alle sue consorelle in tutti questi anni. Commozione sì, ma mai disperazione. “Accanto alla cassetta delle offerte, in cui la povera vedova ha messo le sue ultime due monete c’è sempre Gesù, che sta andando a donarsi come agnello sacrificale – ricorda l’abbadessa –. Questo ci mostra che i nostri sacrifici, molto più piccoli del suo, vengono accolti e convertiti da lui. Nel nostro caso, questo significa che sr. Maria Gratia ha trovato nell’abbazia benedettina di Nonnberg, a Salisburgo, una comunità accogliente, dove può continuare a vivere la sua vocazione. E noi possiamo restituire il nostro monastero nelle mani del vescovo, confidando che possa essere anche in futuro un luogo di preghiera e meditazione, continuando così a servire per la glorificazione di Dio. Mi riempie di fiducia il fatto di potere affidare a lei, signor vescovo, la responsabilità di Sabiona. Con la consegna delle chiavi, le chiedo di prendersi cura di questo gioiello. E noi, sr. Elisabeth ed io, abbiamo trovato l’accoglienza di sr. Irmengard e della sua comunità cistercense di Mariengarten”.

Le due monache benedettine d’ora in poi saranno “ospiti” nel monastero cistercense a S. Paolo Appiano. “Si tratta di una situazione nuova anche per noi – spiega sr. Irmengard Senoner – ma conosciamo le suore da tempo. Anche noi viviamo secondo la regola di s. Benedetto. Abbiamo molte cose che ci accomunano”.

Sr. Maria Ancilla ha preparato la celebrazione di commiato con grande cura e precisione. Ha pensato a tutto, fin nei minimi particolari. Sui banchi della chiesa ha messo i foglietti coi canti della Messa e dei bigliettini coi nomi degli ospiti, che accoglie e accompagna ad uno ad uno.

Nulla è fuori posto. Tutto è estremamente ordinato e sorprendentemente semplice. Anche la “Klostersuppe” che sr. Maria Ancilla offre, al termine della Messa, agli invitati. Uno squisito piatto di minestra calda, con la pasta cotta a puntino. E nella Stube della foresteria del monastero gli ospiti si sentono subito a casa.

Ma sr. Maria Ancilla non sa che proprio in quella Stube, che è stata parte della sua casa per oltre quarant’anni e che ora si appresta a lasciare, anche lei inizierà a sentirsi di nuovo a casa.

Invitata, insieme a sr. Elisabeth, a fare una foto con le suore di Mariengarten per il settimanale diocesano di lingua tedesca Katholisches Sonntagsblatt – che ha postato poi le foto anche su Fb –, sr. Maria Ancilla si ritrova fianco a fianco con sr. Irmengard, che a un certo punto tira fuori una scatolina nera, di quelle in cui si mettono le cose preziose. “Tu oggi hai consegnato al vescovo le chiavi di questo monastero, che è stato per anni la tua casa – le dice l’abbadessa di Mariengarten – e noi oggi desideriamo consegnare a te questa chiave, che è la chiave dell’ala del nostro convento, in cui verrai ad abitare insieme a sr. Elisabeth. Ecco, questa è la chiave della tua nuova casa”. In un attimo il sottile velo di tristezza, che aveva accompagnato il non facile momento del commiato, si dissolve. E un sorriso gioioso illumina come un raggio di sole il volto di sr. Maria Ancilla, mentre sr. Irmengard la stringe in un abbraccio.

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Fonte: Sir