Le due voci. C’è la voce di Dio, “che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male”

La voce di Dio, spiega Francesco, è una voce che ha un orizzonte, invece la voce del cattivo ti porta a un muro, ti porta all'angolo.

Le due voci. C’è la voce di Dio, “che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male”

In questa domenica nella quale la Chiesa ricorda la figura del buon pastore, il quarto Vangelo ci propone tre verbi – ascoltare, conoscere, seguire – e una immagine: la porta. Proprio il testo di Giovanni ci permette di cogliere questo rapporto tra il pastore e il gregge, e il primo atteggiamento è dunque l’ascolto della sua parola: “solo chi è attento alla voce del Signore è in grado di valutare, nella propria coscienza, le giuste decisioni per agire secondo Dio”, affermava Benedetto XVI. Le pecore seguono il buon pastore perché conoscono la sua voce, l’hanno ascoltata, accolta.
Per comprendere bene il discorso sul buon pastore dovremmo ricordare le parole che precedono questa pagina, e cioè il racconto della persona nata cieca, l’abbiamo ascoltata nella quarta domenica di Quaresima. Perché proprio il cieco nato è, come dire, la prima tra le pecore che vedono e riconoscono l’opera di Gesù, ascoltano la sua voce e lo seguono.

Papa Francesco è nella biblioteca del Palazzo Apostolico, ancora una volta in streaming a causa del Covid 19.
Nelle parole che seguono la recita del Regina caeli, il vescovo di Roma esprime vicinanza agli ammalati e incoraggia la collaborazione internazionale perché sia trovata una risposta efficace al virus e vaccini e trattamenti siano garantiti a tutti. Quindi spiega che “l’esistenza cristiana è tutta e sempre risposta alla chiamata di Dio, in qualunque stato di vita”. Preghiera nella giornata delle vocazioni: “sacerdozio e vita consacrata esigono coraggio e perseveranza; e senza la preghiera non si va avanti su questa strada”.

Torniamo alla pagina di Giovanni, al buon pastore che chiama le pecore per nome. Francesco ricorda che ci sono altre voci da non seguire: estranei, ladri e briganti. Il Signore, il buon pastore, entra nel recinto dalla porta – ecco l’immagine – perché chi passa da un’altra parte nasconde altre intenzioni. La porta è passaggio tra un luogo, una stanza e un’altra; tra un dentro e un fuori. Il Signore è la porta, è questo passaggio tra le tenebre, il buio della cecità, e la luce; tra la morte e la vita, tra questo mondo e la Gerusalemme celeste. È la porta, dunque: “se uno entra attraverso di me – leggiamo in Giovanni – sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”. Ladri e briganti entrano da un’altra parte, entrano “per rubare, uccidere, distruggere”.

Il Signore chiama per nome, ricorda Francesco. Ma ci sono tante voci. C’è quella di Dio, “che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male”. La voce di Dio, del buon pastore, parla una lingua diversa da quella del ladro, dalla suggestione del maligno: “la voce di Dio non obbliga mai: Dio si propone, non si impone. Invece la voce cattiva seduce, assale, costringe: suscita illusioni abbaglianti, emozioni allettanti, ma passeggere. All’inizio blandisce, ci fa credere che siamo onnipotenti, ma poi ci lascia col vuoto dentro e ci accusa: tu non vali niente”. Dio, invece, “ci corregge, con tanta pazienza, ma sempre ci incoraggia, ci consola: sempre alimenta la speranza. La voce di Dio è una voce che ha un orizzonte, invece la voce del cattivo ti porta a un muro, ti porta all’angolo”.
Altra differenza. “La voce del nemico distoglie dal presente e vuole che ci concentriamo sui timori del futuro o sulle tristezze del passato”, e fa riaffiorare “le amarezze, i ricordi dei torti subiti, di chi ci ha fatto del male”. La voce di Dio parla al presente: “Ora puoi fare del bene, ora puoi esercitare la creatività dell’amore, ora puoi rinunciare ai rimpianti e ai rimorsi che tengono prigioniero il tuo cuore”.

Le due voci suscitano domande differenti. La voce cattiva “ruota sempre attorno all’io, alle sue pulsioni, ai suoi bisogni, al tutto e subito”. Dio, invece, “non promette mai la gioia a basso prezzo: ci invita ad andare oltre il nostro io per trovare il vero bene, la pace. Ricordiamoci: il male non dona mai pace, mette frenesia prima e lascia amarezza dopo. Questo è lo stile del male”.
Ma c’è un’altra immagine che Francesco ci consegna: “il nemico predilige l’oscurità, la falsità, il pettegolezzo; il Signore ama la luce del sole, la verità, la trasparenza sincera”.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir