Papa Francesco. Statio Orbis: “Non sono stato solo, in nessun momento”

Un anno dopo, il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, con la Lev, pubblica un volume di testi, immagini e video per ricordare la storica Statio Orbis del 27 marzo scorso, in cui Papa Francesco ha affidato a Maria il mondo flagellato dalla pandemia

Papa Francesco. Statio Orbis: “Non sono stato solo, in nessun momento”

“Ero in contatto con la gente. Non sono stato solo, in nessun momento”. Così il Papa, in un breve ma intenso dialogo con il Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, ricorda la storia “Statio Orbis” del 27 marzo scorso, quando in una piazza deserta e sferzata dalla pioggia battente, sotto lo sguardo del Crocifisso di San Marcello al Corso, portato in processione lungo i secoli dai romani per invocare la fine delle epidemie, e della Salus Populi Romani, l’antica icona mariana che protegge la città eterna, il Santo Padre affidava alla protezione di Maria il mondo flagellato dalla pandemia. Alla domanda su che cosa gli abbia dato forza e speranza in quel momento così intenso e drammatico Francesco risponde: “Baciare i piedi del Crocifisso dà sempre speranza. Lui sa cosa significa camminare e conosce la quarantena perché gli misero due chiodi lì per tenerlo fermo. I piedi di Gesù sono una bussola nella vita della gente”. E proprio per non dimenticare quelle parole e quei gesti di un anno fa, il Dicastero per la Comunicazione, con la Libreria Editrice Vaticana, in collaborazione con l’editore francese Bayard e tramite questo con altri editori in tutto il mondo (Piemme per l’Italia, OSV per la lingua inglese, Encuentro per la lingua spagnola, Leya-D. Quixote per la lingua portoghese, Edições CNBB per la lingua portoghese per il Brasile, Novalis per il Quebec, la Oficina del libro per l’Argentina, il CELAM per l’America Latina e i Caraibi) ha curato un libro di immagini e testi, che racchiudono il significato di quel momento straordinario di preghiera e racchiudono anche il dialogo appena citato.

Rivivere – grazie al volume appena pubblicato, corredato da splendide fotografie, oltre che dai testi e dal video – la Statio Orbis un anno dopo, quando purtroppo la pandemia ancora imperversa nel mondo, con il carico di morti e le pesanti conseguenze sociali ed economiche delle restrizioni sanitarie sulle nostre vite, significa ricordarsi, come Papa Francesco disse in quella occasione, che  siamo “tutti sulla stessa barca”, perché nessuno si salva da solo: e proprio quel gesto di preghiera straordinario ha reso “popolata” una piazza deserta, in cui si sono dati virtualmente appuntamento milioni di persone, con il vescovo di Roma vicino a ciascuno di loro, a portare su di sé il carico del mondo.

“Cosa è successo il 27 marzo a Piazza San Pietro?”,

si chiede il prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini, nell’introduzione al volume: “È successa una cosa semplice e grande. Un momento straordinario di preghiera ha unito il mondo. Le immagini erano potenti, drammatiche. In tanti si sono interrogati su quel che hanno visto. Ma l’importante era invisibile agli occhi… Da dove nasce il bisogno di pregare? Dove è la straordinarietà del 27 marzo? Nella liturgia? Nella sua ripresa televisiva? O nella verità che essa ha rappresentato? Da settimane sembrava fosse scesa una sera senza prospettiva di alba. Da settimane il mondo guardava a Roma, al Papa, per trovare nelle sue parole una risposta che non fosse solo il conto delle vittime…La verità è che il 27 marzo è stato un momento misterioso e potente di kairos intorno a una preghiera semplice… La straordinarietà del 27 marzo sta proprio in questo. La sua capacità comunicativa nasce dalla verità. Il Papa era solo come ognuno di noi. Tutti soli davanti a Dio. Tutti uniti davanti a Dio. Tutti fragili e nelle sue mani… La parola sempre ha bisogno del silenzio. E il silenzio è eloquente solo quando riecheggia la parola. Così è stato il 27 marzo: la celebrazione resterà nel ricordo di tutti gli uomini e delle donne che, rinchiusi, spaventati e persi nell’inaspettata tempesta della pandemia del Covid-19, guardavano dagli schermi Papa Francesco nel cuore della Chiesa”.

Per mons. Lucio Adrián Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che firma la conclusione del libro,

“la Statio Orbis deve essere il punto di partenza per creare una cosa nuova,

per un cambiamento radicale nella cultura. Così dalla meditazione di questa liturgia parte un insegnamento pontificio ricco nell’analisi della realtà e delle cause con le quali l’uomo ha contribuito al manifestarsi di questa crisi. Se la pandemia ha mostrato la debolezza della nostra cultura, è necessario che da questa crisi si impari per uscirne diversi, perché da una crisi mai si esce uguali: o si esce migliori o si esce peggiori, ma mai uguali”.

Attraverso questo libro, il Dicastero per la Comunicazione vuole “consegnarne alla storia le immagini e le parole, per illuminare il cammino che verrà, consapevoli che non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito, perché possano rimanere impressi nella memoria ed essere ancora raccontati alle generazioni future”. Il volume è suddiviso in due parti, distinte ma strettamente connesse: la preghiera e l’insegnamento. Il codice che si trova alla fine del libro (QRcode), oltre a consentire la visualizzazione del video di quella sera, permette di continuare a seguire l’insegnamento pontificio successivo all’edizione di questo libro.

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Fonte: Sir