Salmo 10. Perché i tempi del Signore non sono i nostri tempi?

Troppe volte ci pare che l’Avversario e tutti i suoi seguaci siano più forti.

Salmo 10. Perché i tempi del Signore non sono i nostri tempi?

La guerra in Ucraina non sembra destinata a terminare a breve e ogni ora che prosegue il dramma si incupisce. Nel mondo essa non è l’unica tragedia: altri pluriennali conflitti sanguinosi, in Africa e in Oriente non fanno per noi notizia, sempre polarizzati dai media dall’ultima e più eclatante cogenza. La fame e la siccità mietono ogni giorno vittime non meno innocenti di quelle che ci fanno vedere oggi i nostri telegiornali, ma ci sono ingiustizie meno ingiuste ai nostri palati, o fatti che cerchiamo di dimenticare perché le coscienze non ci rimordano troppo e riusciamo a dormire la notte. Può essere questo il mood, lo spirito con cui leggere il Salmo 10, che è un’invocazione che l’uomo adulto rivolge al Signore chiedendo giustizia, la giustizia di Dio – non la nostra, che è ben poca cosa – per l’orfano, il povero e tutti i diseredati della Terra. “Perché, Signore, ti tieni lontano e nei momenti di pericolo ti nascondi? Con arroganza il malvagio perseguita il povero: cadano nelle insidie che hanno tramato!” (vv. 1-2). Quante volte – e oggi forse sta capitando a molti di noi – ci pare proprio che il Signore, che pure professiamo “Onnipotente nell’amore”, non agisca, non intervenga con la prontezza che ci sembra proporzionata alla misericordia che gli attribuiamo? Perché i Suoi tempi non sono i nostri tempi? Una famiglia che è sotto le bombe, o nel mirino di un cecchino a cui è stato ordinato di sparare, quanto dovrà aspettare per essere in salvo? Una mamma che ha un figlio mortalmente malato e aspetta la lentezza delle pratiche delle ambasciate per poter essere operato in Italia, come può comprendere il perché di questa attesa? Un papà che non trova lavoro quanto tempo dovrà cercare prima di poter dare nuovamente da mangiare ai suoi figli? Troppe volte ci pare che l’Avversario e tutti i suoi seguaci siano più forti! Vincano! E possano con arroganza inneggiare alla loro forza! Perché? “Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore” (v. 4) “Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca, sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza” (v. 7). Il Nemico è come un leone che sta in agguato e ha il predominio sulla sua preda (“Sta in agguato dietro le siepi, dai nascondigli uccide l’innocente. I suoi occhi spiano il misero, sta in agguato di nascosto come un leone nel covo” vv 8-9), non le dà scampo: così ci sentiamo noi, ogni volta che la sventura ci tocca nel vivo, ogni volta che non siamo spettatori ma vittime del male. Eppure non vogliamo cedere alla disperazione “Sorgi, Signore Dio, alza la tua mano, non dimenticare i poveri. (v. 12) Eppure tu vedi l’affanno e il dolore, li guardi e li prendi nelle tue mani. A te si abbandona il misero, dell’orfano tu sei l’aiuto” (v 14). È bello sapere che Gesù Cristo ha sicuramente pregato questo salmo e lo ha potuto fare proprio in quanto povero, disprezzato e umiliato dagli uomini. È Gesù che dice “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio” (Lc 6,20) ed è sempre Lui, che conferma con la sua stessa vita che il Padre resta sempre, anche quando non lo percepiamo, un riparo e un rifugio per quanti si abbandonano in Lui. Le parole che risuonano sulla bocca di Gesù, ancora nel Vangelo di Luca sono uno sprone a fare tutto quanto è in nostro potere per cooperare alla giustizia di verità e di amore che ci è stata promessa alla fine dei tempi, ma che già possiamo intravvedere come un alba, oggi fra noi: “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di Lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 7-8).

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Fonte: Sir