Salmo 14. Un grido di angoscia che finisce con una nota di speranza

La Bibbia e i Salmi in particolare, non hanno paura di sondare anche gli abissi di male e di dolore più profondi dell’animo umano.

Salmo 14. Un grido di angoscia che finisce con una nota di speranza

Oggi commentiamo il Salmo 14 che ha un corrispettivo quasi identico nel Salmo 53 e che, come settimana scorsa, si presenta come un grido di angoscia che, però, non finisce senza una nota di speranza. Il primo verso è un’affermazione perentoria: “Lo stolto pensa: Dio non c’è” (v. 1). Può suonare quasi come una bestemmia e ci conferma – se mai ce ne fosse bisogno – che la Bibbia e i Salmi in particolare, non hanno paura di sondare anche gli abissi di male e di dolore più profondi dell’animo umano. Ma come non concordare ancora oggi? Quante persone incontriamo che ci dicono, con sicumera e una certa presunzione, che Dio non esiste, che il Cristianesimo è destinato ad estinguersi e che, almeno in Europa, chi va a Messa alla domenica è una sorta di mosca bianca, plagiato da qualche prete o avvezzo a una trita abitudine tradizionale, staccato da una realtà che non ha più alcun bisogno di un riferimento trascendente. Questo è il contesto che viviamo, ma in un certo senso consola che non sia una deriva contemporanea quanto un’opzione, una possibilità o un rischio (dipende ovviamente dai punti di vista!) che ha camminato sempre a fianco del popolo di Israele e poi di coloro che hanno seguito la Via indicata e incarnata da Gesù. Del resto basta guardarsi intorno, quante chance hanno i credenti di “riconciliare i fratelli con Dio?” (2Cor 5,20) “Sono corrotti, fanno cose abominevoli. non c’è chi agisca bene” (v. 1). La preghiera del salmista è accorata, non è priva di speranza, perché è ferma nella sua fiducia in Dio, ma sembra constatare il peggio: “Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio. Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c’è chi agisca bene, neppure uno. Non impareranno dunque tutti i malfattori, che divorano il mio popolo come il pane e non invocano il Signore?” (vv. 2-4). Come non pensare alla storia, non forse alla nostra che alla mattina ci alziamo, facciamo colazione, baciamo i nostri figli e andiamo al lavoro, ma a chi da poco, a Mariupol, ha potuto uscire da un rifugio dopo settimane asserragliato con la sua famiglia sotto i colpi dei cecchini, senza più viveri o acqua? Oppure a quelle madri in tante parti dell’Africa e dell’Asia, che ieri hanno festeggiato la loro festa nel mondo, ma non hanno acqua, latte e cibo da dare ai loro piccoli e non possono che aspettare che muoiano davanti ai loro occhi, perché qualcuno, a loro sconosciuto, in qualche altra parte del globo, sta facendo i suoi interessi perversi sulla loro pelle e su quella di milioni di uomini e donne che forse non sanno neanche con che Dio prendersela e a che Padre chiedere aiuto. È questo il Regno di giustizia che Gesù ha promesso e che ha chiesto ai suoi di edificare già su questa Terra? Ci sentiamo a mani nude, impotenti, eppure: “Ecco, hanno tremato di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio” (vv. 5-6). Nasce ancora la scintilla della speranza e non può che sovvenire l’immagine di un padre che prende da parte suo figlio adolescente, magari disfattista e sfiduciato, forse anche arrabbiato” con questo Dio che gli pare non faccia mai tornare i conti, neanche dei suoi desideri più genuini di giustizia… Pare che dica: “Fidati, figlio mio: “Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele? Quando il Signore ristabilirà la sorte del suo popolo, esulterà Giacobbe e gioirà Israele” (v 7). E la Lettera ai Romani ci aiuta perché Paolo cita proprio questo salmo (Rm 3, 12) e non ha dubbi nell’annunciare che Colui che è venuto e tornerà a sanare questa grande ferita di male, questa apparente sconfitta del Bene, è Gesù stesso, il Cristo risorto e glorioso che ancora celebriamo in questi giorni: l’unico che potrà liberare il popolo di Israele e ogni popolo dalla schiavitù, perché, attraverso la sua morte in croce e la sua Resurrezione, Egli conferma che, è vero: “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10, 18; Lc 18, 19), ma tutti nell’offerta del Figlio sono salvati e “ogni carne vedrà la salvezza di Dio” (Is 40, 5).

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Fonte: Sir