Salmo 16. L’uomo è avvolto dalla Grazia preveniente del Signore, totalmente affidato alla Sua Provvidenza

L'abbandono fiducioso nel Signore

Salmo 16. L’uomo è avvolto dalla Grazia preveniente del Signore, totalmente affidato alla Sua Provvidenza

“Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio”, l’incipit del Salmo 16, potrebbe essere condiviso da tutti i membri della famiglia al termine della giornata. Un abbandono nella fiducia del Signore. Poi il componimento evidenzia il desiderio di appartenere a Dio (“Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene” v.2) eppure con la consapevolezza della nostra fragilità, spesso attratti dagli idoli del potere, del denaro, dell’immagine, che corrispondono “agli dei potenti e stranieri” (cfr. v.3-4) che attraevano il popolo di Israele. Anche nelle nostre case spesso realtà che non sono Dio prendono il sopravvento. Può essere il desiderio di un genitore di guadagnare anche più del necessario, a discapito della quantità e della qualità del tempo con il coniuge e i figli. Può essere la tentazione di chiudersi in una sorta di corazza che ci eviti la fatica della relazione – magari coi fratelli che non ci siamo scelti – ma che ci isterilisce e rende faticosa ogni condivisione (i pasti, le occasioni con ospiti, uno svago insieme). Gli stessi smartphone sono davvero “ingombranti”, quasi che col loro scrigno di relazioni virtuali, ostacolino l’incontro con i presenti in carne ed ossa sotto lo stesso tetto.

Che siano queste le realtà a cui oggi possiamo dire: “Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi” (v. 4)?

Poi la professione di fede si fa più intima e per capirla bisogna sapere che il salmista, verosimilmente, appartiene alla tribù di Levi, quella di cui fanno parte i sacerdoti. Quando Dio dona al popolo la terra promessa, la distribuisce a tutte le tribù, tranne proprio a quella di Levi, perché per i sacerdoti la terra è Dio stesso! Una privazione per un dono più grande, che comporta una lotta più forte contro la seduzione dei beni immediati. “Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda” (vv. 5-6). La parte di eredità è la porzione su cui posso contare. Il calice è il simbolo della gioia; la sorte è il futuro, l’eredità è incommensurabile perché la mia vita è sempre nelle sue mani, che splenda il sole, o ci sia tormenta. Cosa può augurarsi di più una coppia, coi suoi figli, se non che il Signore sia sempre al suo fianco? Di giorno e di notte, fra veglia e sonno, fra spirito e corpo: in ogni momento si è in una pace che non viene dagli uomini, ma solo da Dio: “Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro” (vv 7-8). Cuore, anima e corpo: per l’ebreo è un unicum, a differenza del pensiero greco. L’uomo è avvolto dalla Grazia preveniente del Signore, totalmente affidato alla Sua Provvidenza! Quanto è liberante questo abbandono, che è quello di tutti i santi e che anche le famiglie possono vivere, liberandosi dal pregiudizio ancora annidato in qualche anfratto di coscienza, che la santità sia per preti e suore, o comunque un cammino individuale che con il matrimonio ha poco a che fare.

Poi il salmista ha un barlume profetico: “non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa” (v. 10). Un riferimento alla vita eterna che ha permesso a Pietro, nell’omelia di Pentecoste (At 2, 25-31) e a Paolo nel discorso ad Antiochia di Pisidia (At 13, 16-41) di citare proprio questo salmo, convinti che profetizzasse la morte e resurrezione di Gesù Cristo.

Infine, un versetto di rara bellezza affida tutto il futuro alla misericordia di un Padre che sa sempre ciò di cui abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo: “Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra”. Perché ogni parola del Signore non è per una salvezza futura e lontana, ma per una gioia tangibile e vera già qui, oggi e poi per sempre.

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Fonte: Sir