Salmo 25. L’autore dialoga con il Signore, apre a Lui il suo cuore e chiede di essere liberato da chi lo insidia

Tutto il testo è contraddistinto da un atteggiamento di profonda umiltà che permette a chi prega di rivolgersi a Dio con totale abbandono e fiducia.

Salmo 25. L’autore dialoga con il Signore, apre a Lui il suo cuore e chiede di essere liberato da chi lo insidia

“A te, Signore, innalzo l’anima mia” (v. 1) così si apre il Salmo 25 – che appartiene al genere della supplica – e infatti prosegue: “mio Dio, in te confido: che io non resti deluso! Non trionfino su di me i miei nemici!” (v.3). Per tutto il componimento l’autore dialoga con il Signore, apre a Lui il suo cuore e chiede di essere liberato da chi lo insidia. Tutto il testo è contraddistinto da un atteggiamento di profonda umiltà che permette a chi prega di rivolgersi a Dio con totale abbandono e fiducia. “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri” (v. 4). Quale padre, avrà modo di dire Gesù con espressioni anche più icastiche, non concederebbe a suo figlio ciò che gli chiede con parole così accorate? Anzi, forse alcuni genitori auspicherebbero che i figli chiedessero loro di insegnargli la strada di dar loro un indirizzo e una guida… e spesso, soprattutto nell’età dell’adolescenza, sono costretti a rimanere cocentemente delusi- Perché? Forse proprio perché i giovani non vedono nei loro padri e nelle loro madri persone che sono autorevoli proprio in virtù di riconoscersi anch’essi figli, anch’essi bisognosi di un Padre che faccia loro conoscere la via. Quanto sarebbe liberante che l’educazione partisse dalla condivisione di sentirsi tutti bisognosi, nessuno autoreferenziale! Un padre che pregasse davanti ai figli con le parole di cui sopra diverrebbe subito un testimone credibile, una persona di cui fidarsi. “Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza; io spero in te tutto il giorno” (v. 5). E con sempre maggiore e intima onestà: “I peccati della mia giovinezza e le mie ribellioni, non li ricordare: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore” (v. 7). Chi prega così non potrà essere ingiustamente inflessibile coi suoi figli, ma saprà riconoscere i loro errori come frutto anche della intemperanza della giovane età, rammentando di essere stato come loro. “Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta” (v. 8). Come non immaginare che Gesù abbia pregato con fede questo versetto e la sua consapevolezza della natura del Padre e della sua missione lo abbia portato a dire di essere venuto non per i sani, ma per i malati, non per i giusti, ma per i peccatori (cfr. Mc 2,17) È decisivo il riconoscimento del proprio peccato, accettare di aver bisogno di perdono e di salvezza, senza questa ammissione nella libertà, neanche l’amore gratuito di Dio può raggiungerci, perché è vero che Cristo è morto in croce per noi quando ancora eravamo peccatori e a lui ostili, è vero che il sacrificio della Croce è da lui offerto senza nostro merito, ma resta sempre a noi riconoscere di averne bisogno per poter vivere. “I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, è lui che fa uscire dalla rete il mio piede” (v 15). E poi ancora in seconda persona. “Allarga il mio cuore angosciato, liberami dagli affanni” (v. 17) Quanto questo verso potrebbe essere sulla bocca di milioni di uomini ancora oggi, attanagliati, dal buio, dalla paura, dalla depressione, se solo riconoscessero di aver bisogno di riconciliarsi con Dio (cfr. 2Cor 5, 20)? Ecco allora che i nemici di cui il salmista parla possono essere interpretati anche come i nostri stessi peccati, gli ostacoli che impediscono all’anima di essere pienamente in comunione con il suo Creatore. “Proteggimi, portami in salvo; che io non resti deluso, perché in te mi sono rifugiato” (v. 20). E poi, a chiusura di ogni invocazione il passaggio alla dimensione famigliare e comunitaria: “O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce” a confermare la verità che solo un’anima pacificata con Dio nel suo intimo, può pregare per tutta la sua famiglia e per l’intero popolo ed entrare in sintonia con le ansie e le preoccupazioni di tutta la comunità.

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Fonte: Sir