Salmo 27. La fede e la speranza sono l’eredità più grande che possiamo trasmettere

Non è possibile immaginare una famiglia in cui i bambini, ma ahimè anche gli adulti non sperimentino la paura, ma il salmo ci dice che questa paura può essere vinta e la chiave per scardinarla è l’amore.

Salmo 27. La fede e la speranza sono l’eredità più grande che possiamo trasmettere

Quante volte la Bibbia ci invita a non temere!? Gli esegeti, come forse ho già scritto in altre occasioni, contano che questa espressione ritorna 365 volte, una per ogni giorno dell’anno e davvero ogni giorno potremmo ripetere anche più volte i versi iniziali del salmo 27: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?” (v. 1). Come commentano alcuni midrash, sia al giusto sia al malvagio capita di camminare nel buio della notte, ma il primo non inciampa perché ha in mano una lampada accesa: è la luce del Signore! Questa fiducia pur nella paura, costella tutta la preghiera in un continuo alternarsi, proprio come nella vita, fra preoccupazione e sconforto da una parte e perseveranza nel fidarsi di Dio dall’altra. Fino al verso 6 prevale la gioia e l’invocazione è fiduciosa: chi prega sente di poter vincere i suoi nemici e di poter vivere presso il Tempio, luogo della sicurezza: “Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario” (v. 4). Per l’uomo credente c’è una dimora, un riparo, una roccia ed è presso “il segreto della tenda di Dio” (cfr. v. 5) che per i cristiani è l’umanità di Gesù, il volto di carne del Signore (cfr. vv. 8-9) che è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14, dove in tutto il prologo del Vangelo il riferimento alla luce è fondamentale). Ma è per questo allora che una famiglia che vuole vivere la pace e la serenità anche nelle prove è chiamata ad essere sempre pronta ad accogliere! Accogliendo il fratello si accolgono Cristo e i suoi angeli secondo le parole della Lettera agli Ebrei: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2). Non è possibile immaginare una famiglia in cui i bambini, ma ahimè anche gli adulti non sperimentino la paura, ma il salmo ci dice che questa paura può essere vinta e la chiave per scardinarla è l’amore. “Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore” (1Gv 4,18). Quante volte in casa i genitori, esasperati ricorrono a urla o punizioni per cercare di far rispettare ordine e regole!? Invece l’amore del Padre manifestato in quello di suo Figlio ci offre uno stile diverso, in cui è abolita la parola “castigo”. Eppure, prosegue il salmo, abbiamo sempre bisogno di supplicare la presenza di Lui e il suo perdono, anche se sappiamo che non è Dio ad allontanarsi ma siamo sempre noi che spesso non sappiamo scorgerne la presenza: “Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!” (v. 7) Poi il salmista osa dire una parola sconcertante: “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto” (v 10). Anche se dopo il concepimento o nell’infanzia i tuoi genitori ti avessero lasciato solo, il Padre che è nei cieli ti ha sempre tenuto la mano e difeso dai nemici: questa speranza è per tutti, non vi sono orfani agli occhi di Dio ed è per questo che con esultanza il salmista può dire: “Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi” espressione che indica, sì, la vita di ogni giorno, ma può anche far riferimento al Targum, la vita eterna che il salmo vuole intravvedere. Allora l’ultimo verso “Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore” (v 14) potrebbe divenire una giaculatoria da ripetersi mentalmente mille e più volte nel cuore, ma con ancora più tenerezza possiamo immaginarla sulle labbra di una mamma e di un papà, di fronte ad una culla, o al termine dei loro giorni rivolti a chi vivrà dopo di loro. La fede e la speranza sono l’eredità più grande che possiamo trasmettere.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Sir