Salmo 8. Fin dal seno della madre possiamo contare sull’alleanza con un Padre che è infinitamente grande

Siamo pensati da sempre e per sempre vivremo forti della fede in un Dio che non ci lascia mai.

Salmo 8. Fin dal seno della madre possiamo contare sull’alleanza con un Padre che è infinitamente grande

Basta guardare fuori dalla finestra ed è meraviglioso accorgersi che la Primavera sta facendo breccia, anche fra i grigi orrori che dall’Ucraina arrivano sui nostri televisori. È proprio quel duello fra Vita e Morte che celebriamo con la Resurrezione di Gesù in questo tempo di Pasqua! “Pace a voi” è l’invito che il Signore ci rivolge e che noi non possiamo che cercare di estendere ai nostri fratelli cristiani ortodossi e musulmani che stanno vivendo la croce della guerra. Il salmo 8 che oggi commentiamo è la chiave di volta per capire l’intenzione del salmista, autore dei componimenti da 3 a 14 ed è un inno di speranza, proprio quella di cui abbiamo tutti bisogno, oggi più che mai! “O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!” (v. 2) “con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (v. 3). Fin dal seno della madre i neonati possono contare sull’alleanza con un Padre che è infinitamente più grande del loro padre biologico e questo non allenta i legami di sangue ma incentiva la lode per tutto quanto è stato creato e per la fragile preziosità della nostra vita. “Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?” (vv. 4-5). È la domanda delle domande, quella che ogni essere umano dall’eternità pone al suo Creatore, quella che Giobbe rivolge a Colui con cui è in lotta, perché non capisce da dove provenga la prova e la sofferenza che sta vivendo! Siamo davvero “poco meno di Dio” (cfr. v. 6) eppure così in balia degli eventi! Il Signore della vita ci ha “coronato di gloria e di onore” (v. 6), ha dato potere alle nostre mani e tutto ha posto sotto i nostri piedi (cfr. v. 7), però il dolore, la morte, il male innocente interrogano drammaticamente la nostra coscienza e mettono alla prova la nostra fiducia che “tutto concorra al bene”. Questo abisso di mistero che ci avvolge, per cui spesso sappiamo solo di non sapere percorre tutta la storia dell’umanità e ci interpella da sempre, ma non è vero che non ha risposta. Per noi cristiani la risposta è una sola: la domanda su chi sia l’uomo ha a che fare con chi è l’uomo Gesù Cristo. È lui l’immagine del Padre, è lui che nella sua kenosi, nel suo abbassamento, nella sua morte in Croce e nella sua Resurrezione ci svela la posta in gioco, ci rivela quanto valga l’uomo per Dio, cioè tutto, la vita del Figlio Unigenito. Allora possiamo cantare, possiamo inneggiare un Alleluja che sgorga dal cuore e amplifica lo sguardo su tutto il Creato; sì, anche su tutti gli animali della campagna, le greggi e le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, (cfr. vv. 8-9) quelli che nelle città non vediamo più, ma che erano parte integrante della vita quotidiana del salmista e che ancora possiamo riconoscere come presenze che ci aiutano a sentire la differenza fra noi, figli di Dio e tutte le altre creature. Basta uscire dai nostri condomini, andare in riva ad un lago, o camminare per un poco di tempo su un sentiero di montagna, oppure trovarsi in mezzo al mare a contemplare un cielo puntinato di stelle. Vi è mai capitato di farlo sdraiandovi con una coperta su un prato? Sfiorando la mano di vostra moglie, di vostro marito o dei vostri figli? Siamo piccoli eppure grandissimi! Passiamo nel cosmo come una meteora eppure la nostra scia possiamo segnarla solo noi. Siamo pensati da sempre e per sempre vivremo forti della fede in un Dio che non ci lascia mai, che ci ha salvati una volta per tutte e ci ha posto nel mondo “poco meno degli angeli” con una missione a cui non possiamo venir meno perché è solo nostra, di ogni uomo, di ogni donna, di ogni famiglia posta sulla Terra.

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Fonte: Sir