Salmo 85. Il Signore non ci abbandona quando non ci fidiamo che Lui ci sia, o ci illudiamo di poter fare da soli

Dove il timore non è mai paura, ma affidamento a colui che abbiamo riconosciuto come il nostro Re. Oggi, domani, fra un anno, due, dieci, per sempre, quando ci decideremo da che parte stare?

Salmo 85. Il Signore non ci abbandona quando non ci fidiamo che Lui ci sia, o ci illudiamo di poter fare da soli

La fede, soprattutto quando la salita è faticosa, o siamo sul ciglio di un burrone, è ricordare i benefici che Dio ha compiuto nella nostra vita fin dal concepimento per il suo amore. “Sei stato buono, Signore, con la tua terra, hai ristabilito la sorte di Giacobbe” (v. 3), C’è in principio un Bene – dice il Salmo 85 – che il Signore ha sognato per noi, come quando da bambini abbiamo iniziato a pedalare prima con le rotelle e poi sempre più sicuri, con il papà che ce ne toglie una per volta e ci aspetta dopo un tratto da soli sempre un po’ più lungo. Sa che possiamo cadere, ma è lì a rialzarci. “Hai perdonato la colpa del tuo popolo, hai coperto ogni loro peccato. Hai posto fine a tutta la tua collera” (vv. 3-4). Il Signore non ci abbandona quando non ci fidiamo che Lui ci sia, o ci illudiamo di poter fare da soli. Che Dio vada in collera, forse ci pare non gli si addica, ma è il dolore che prova ogni genitore quando un figlio, venendo meno a tante raccomandazioni, fa di testa sua e si fa male, la cosiddetta “dura cervice”. Soffriamo in tanti di dolorosi torcicollo quando in auto facciamo retromarcia. Basta aver superato i cinquant’anni senza aver mai fatto ginnastica! Quei dolori articolari è come se fossero le conseguenze fisiche di quando rifiutiamo di ob-audire, cioè ascoltare da una posizione di potenziale apprendimento, che è proprio quella dei figli. Eppure Dio ci perdona quasi prima di chiederglielo. “Ritorna a noi, Dio nostra salvezza […]. Forse per sempre sarai adirato con noi, di generazione in generazione riverserai la tua ira? Non tornerai tu a ridarci la vita, perché in te gioisca il tuo popolo?” (vv. 5-7). Sono domande retoriche, perché sappiamo che, se anche malauguratamente nostro papà si fosse dimenticato di noi, ne abbiamo un Altro che non può contraddire il suo amore. Lui ritorna sempre, perché in Cristo non ha assistito inerte al nostro affannarci contro la morte. “Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza” (v. 8). Un verso che quasi scandisce il respiro, da dirsi appena poniamo i piedi giù dal letto, mentre facciamo colazione e poi ad ogni pedalata in bicicletta, o sull’autobus, o in coda in auto, spegnendo per un attimo la radio, perfino stirando. “Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia” (v 9). Se l’uomo desidera pace ha bisogno di ascoltare una parola che ha il potere di salvarlo. “Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme […]” (vv. 9-10). Dove il timore non è mai paura, ma affidamento a colui che abbiamo riconosciuto come il nostro Re. Oggi, domani, fra un anno, due, dieci, per sempre, quando ci decideremo da che parte stare? Il nostro Re è veramente il Dio di Gesù Cristo? Sì, perché fin dai tempi di Ireneo, Gerolamo, o Agostino i Padri ci confermano che il salmo altro non fa che evocare il Messia, un Dio fatto uomo che morendo in croce compie pienamente la sua missione. Prima o poi dovremo decidere da che parte stare perché il mondo è affollato di idoli che sono tutti attraenti e spesso occupano lo spazio della nostra esistenza, rubandoci la vita vera. Che cosa sogniamo per i nostri figli? Il successo? La carriera? Guadagni i più alti possibili? Già quando dobbiamo assecondare o meno le scelte degli studi possiamo dimostrare se siamo cristiani o persone come tutte le altre, forse anche più oneste di noi perché non si credono a posto solo perché vanno ancora a Messa la domenica. Chi è il nostro Re!? “A nessun uomo, per quanto grande, affiderò la mia vita e la mia speranza ultima” scriveva Paolo VI nel suo Testamento spirituale e noi sappiamo dire così? “Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo” (v. 12). Questa è la profezia di un Regno che il Signore già ci offre oggi, se lo lasciamo entrare nei nostri giorni. Solo così “giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino” (v. 14). La memoria della fede non è mai nostalgia, come se potessimo tornare indietro o stare fermi per non sbagliare: la fede lascia sempre il passo alla speranza che si compia il regno di giustizia da sempre nella mente di Dio.

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Fonte: Sir