San Pio da Pietralcina. Fr. Dileo (rettore santuario): “Non siamo stati creati per possedere il mondo sotto di noi ma quello sopra di noi”

Parla fra Francesco Dileo, rettore del santuario di Santa Maria delle Grazie e della chiesa di San Pio da Pietrelcina, nel giorno della memoria liturgica del santo: “Gli uomini, anche i peccatori, se non chiudono ostinatamente il loro cuore alla grazia divina, hanno in sé un germe che li porta ad essere attratti dai santi, per essere aiutati dalla loro intercessione e dal loro esempio a rinsaldare il rapporto d’amore con Dio”

San Pio da Pietralcina. Fr. Dileo (rettore santuario): “Non siamo stati creati per possedere il mondo sotto di noi ma quello sopra di noi”

“La missione a santificarci e a santificare, percorrendo ‘il binario’ che conduce alla santità e che ci è stato ricordato da Papa Benedetto XVI: ‘la preghiera e la carità’”. È l’eredità di Padre Pio nelle parole di fra Francesco Dileo, rettore del santuario di Santa Maria delle Grazie e della chiesa di San Pio da Pietrelcina, nel giorno della memoria liturgica.

Oggi, come allora, la santità di Padre Pio continua ad attrarre fiumi di gente alla ricerca di Dio?
La “vocazione universale alla santità”, che ci è stata ricordata dai padri conciliari nella costituzione Lumen gentium, da san Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Novo millennio ineunte e, più di recente, da Papa Francesco con la sua esortazione apostolica Gaudete et exultate, è uno dei doni dello Spirito Santo che ci permette di guardare con ammirazione e con un desiderio di emulazione quanti ci precedono sulla via della perfezione cristiana. Non a caso, nella storia della Chiesa, un ruolo primario nel riconoscimento della santità è stato attribuito al popolo dei credenti. Tutto ciò ci fa capire che gli uomini, anche i peccatori, se non chiudono ostinatamente il loro cuore alla grazia divina, hanno in sé un germe che li porta ad essere attratti dai santi, per essere aiutati dalla loro intercessione e dal loro esempio a rinsaldare il rapporto d’amore con Dio.

È esattamente ciò che è capitato e capita tuttora a San Giovanni Rotondo con san Pio da Pietrelcina che, negli imperscrutabili disegni del Padre celeste, è stato scelto per diventare l’immagine speculare del suo Figlio unigenito, morto e risorto per la nostra redenzione.

Chi sono i pellegrini?

La maggior parte di loro giunge nel nostro Santuario per riconciliarsi con il Signore e per accostarsi alla sua mensa, come dimostrano le due sale confessioni sempre affollate di penitenti e l’elevato numero di particole consumante: qui, mediamente, il 50% di chi partecipa alle Celebrazioni Eucaristiche si accosta all’altare per ricevere la Comunione.

In particolare, cosa del suo messaggio oggi appare più necessario per noi e per il mondo?
La capacità di proiettare lo sguardo oltre l’orizzonte visibile. Paradossalmente sembra che l’apoteosi del sapere abbia reso l’umanità miope, cioè in grado di scrutare in profondità ciò che ha davanti ma incapace di cogliere l’infinito in cui è immersa. Padre Pio, invece, in questa nostra epoca, è stato in grado di mantenere aperti gli occhi della fede e di vedere, anche mediante vere e proprie esperienze mistiche, ciò che sfugge ai sensi umani, ma che costituisce la vera vita, alla quale tutti siamo destinati al termine del cammino terreno. Egli, da autentico seguace di san Francesco, con la sua esemplare esistenza, costituisce un richiamo perenne alla domanda retorica che ci pone Gesù dal suo Vangelo: “Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?” (Mt 16,26; cfr. anche Mc 8,36 e Lc 9,23). Noi non siamo stati creati per possedere il mondo che abbiamo sotto di noi, ma quello che abbiamo sopra di noi. Questo ci insegna Padre Pio oggi.

L’eredità del frate di Pietrelcina per voi frati cosa rappresenta e a che cosa vi invita ogni giorno?
Padre Pio aveva ricevuto da Dio “una missione grandissima” (Epist. III, p. 1009), che egli stesso ha sintetizzato parlando di “una voce che assiduamente”, nell’intimo del suo animo, lo esortava: “Santìficati e santifica” (cfr. Epist. III, p. 1010). Il nostro santo Confratello ha riconosciuto in quella “voce” la voce del Signore e ha orientato l’intera sua esistenza ad obbedire a quel comando. Si è santificato sforzandosi di vivere in piena coerenza con il Vangelo e, in questo, modo ha santificato anche quanti non si sono limitati a considerarlo solo un dispensatore di favori celesti, ma lo hanno scelto come modello da imitare. Inoltre ha santificato quanti, religiosi e laici, hanno avuto la grazia di averlo come direttore spirituale. La sua azione santificante, però, non è finita con la sua morte. Il suo esempio è ancora vivo.

I suoi insegnamenti sono ancora vivi. Si possono trovare nel suo Epistolario, nelle biografie attendibili e spero possano essere trasmessi dalla testimonianza e dal ministero che noi, frati minori cappuccini, ci sforziamo di offrire ai tanti devoti sparsi in tutto il mondo. Questa, dunque, è l’eredità che abbiamo ricevuto da Padre Pio: la missione a santificarci e a santificare, percorrendo “il binario” che conduce alla santità e che ci è stato ricordato da Papa Benedetto XVI: “la preghiera e la carità” (Omelia a San Giovanni Rotondo, 21 giugno 2009).

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Fonte: Sir