Santo discernimento. Il discernimento spirituale lascia intravedere il progetto unico e irripetibile che il Signore ha su ciascuno di noi

Il discernimento spirituale ha una imprescindibile componente individuale, ma si può avere anche tra i membri della famiglia.

Santo discernimento. Il discernimento spirituale lascia intravedere il progetto unico e irripetibile che il Signore ha su ciascuno di noi

L’ultimo paragrafo con cui Papa Francesco conclude l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate è dedicato al discernimento, quell’indispensabile dimensione della vita spirituale che aiuta a capire se una cosa viene dallo Spirito Santo o dallo spirito del mondo o del diavolo.  Una dimensione sempre più necessaria nella vita attuale che – dice il Papa – “offre enormi possibilità di azione e di distrazione e […] le presenta come se fossero tutte valide e buone. Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti a uno zappingcostante. […]  per cui senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento” (GE 167). Il discernimento serve per vagliare le novità che intervengono nella nostra vita, per scrutare desideri, angustie, timori e attese, ma non è necessario solo quando si tratta di prendere una decisione cruciale, esso è uno strumento che serve sempre per riconoscere la presenza della grazia di Dio in tutti i momenti dell’esistenza.

Per questo il Papa chiede a tutti i fedeli di “fare ogni giorno, in dialogo con il Signore che ci ama, un sincero esame di coscienza” (GE 169). Il discernimento spirituale non esclude tutti gli apporti delle scienze umane, ma le trascende, esso è fondamentalmente una grazia che supera la ragione e la prudenza per lasciar intravedere il progetto unico e irripetibile che il Signore ha su ciascuno di noi. Per vivere questo stato non è possibile prescindere dal silenzio e dalla preghiera individuale, ma si tratta anche di avere una “disposizione ad ascoltare il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi” (GE 172). Talvolta si potrà sperimentare la libertà di rinunciare al proprio punto di vista, necessariamente limitato, per aprirsi ad una chiamata che rompe gli schemi consueti.

Perché questo avvenga, ci vuole consuetudine con la Parola di Dio e progressivo educarsi ai tempi del Signore e assimilarsi alla logica della croce. Come abbiamo detto il discernimento spirituale ha una imprescindibile componente individuale, ma come può contribuire la famiglia nel suo insieme a che i suoi membri siano nelle condizioni migliori per vivere questa dimensione e goderne i benefici? Il primo suggerimento agli sposi è quello di non rinunciare ad un tempo di coppia squisitamente dedicato al confronto, alla gratitudine per i doni ricevuti e al vaglio di ciò che dall’esterno entra nella vita famigliare e chiede di essere valutato. Un tempo di qualità, ritagliato e sottratto, non sovrapposto alle attività domestiche, un tempo fatto anche di sguardi, tenerezza, riposo uno nell’altro. E quando ci sono i figli? Spesso la presenza di neonati, bambini o ragazzi – ciascuno in specifico modo a seconda dell’età – comporta un ostacolo rispetto ai tempi di discernimento. Bisogna ammetterlo: più numerosa è la prole e più bisogna destreggiarsi fra le mille richieste e quindi, le mille distrazioni, per quanto magari affettuosamente gestite.

Una via può essere quella di cercare di educare i figli stessi ad essere capaci di ascoltare e a fare anche loro fin da piccoli spazio nel cuore ad una voce altra da sé. Con questo allenamento si può provare a fare discernimento di famiglia anche tutti insieme, sapendosi confrontare senza aggressività, con pazienza e amore in modo che le decisioni vengano prese, anche se non all’unanimità, con la consapevolezza che non si è fatta violenza ad alcuno. Si realizza così l’obiettivo che il discernimento non sia “un’autoanalisi presuntuosa o un’introspezione egoista, ma una vera uscita da noi stessi verso il mistero di Dio” (GE 175)

Giovanni M. Capetta

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Fonte: Sir