Scegliamo Dio. Papa Francesco parla ai giovani presenti in basilica vaticana

La vita "è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita".

Scegliamo Dio. Papa Francesco parla ai giovani presenti in basilica vaticana

Non siamo fatti per sognare le vacanze o il fine settimana, ma per realizzare i sogni di Dio in questo mondo. Egli ci ha reso capaci di sognare per abbracciare la bellezza della vita” […] Non rinunciamo ai grandi sogni, non accontentiamoci del dovuto”.
Papa Francesco parla ai giovani presenti in basilica vaticana, messa e omelia nella domenica in cui è avvenuto il passaggio della Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù. Non più nella Domenica delle Palme, come è avvenuto in tutti questi anni, ma, appunto, la domenica in cui si celebra Gesù Cristo re dell’universo, re di giustizia e di misericordia. “Al centro rimane il mistero di Gesù Cristo redentore dell’uomo, come ha sempre sottolineato San Giovanni Paolo II, iniziatore e patrono delle Gmg”.

Quando il titolo di re era inteso in senso politico, come capo delle nazioni, Gesù Cristo lo rifiutò. Il suo regno non era, non è di questo mondo. La sua è una singolare regalità e lui la rivendica durante la passione; la rivendica davanti a Pilato. Nella domenica che conclude l’anno liturgico – e già guarda alla prima di Avvento – il Papa si sofferma a riflettere sulla solennità di Cristo re dell’universo, e sulla parabola del giudizio universale. Una regalità, quella di Cristo, che è “rivelazione e attuazione di quella di Dio Padre, il quale governa tutte le cose con amore e giustizia”, diceva Benedetto XVI. Un re, Cristo, che ha una missione: dare agli uomini la vita eterna amandoli fino al supremo sacrificio. Ma che ha avuto dal Padre anche il potere di giudicare gli esseri umani. È l’alfa e l’omega ricorda Francesco che si sofferma sul “traguardo finale”; è lì il senso della storia, “la fine è anche il fine”. Gesù, che gli uomini stanno per condannare, “è in realtà il supremo giudice”. È il giudice di tutti, “ma il paradosso cristiano è che il Giudice non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia”.

Il profeta Ezechiele, è la prima lettura, ci parla dell’intervento di Dio in favore del suo popolo; una promessa, afferma il Papa all’Angelus, pronunciato, al termine della messa in basilica, che “si è realizzata pienamente in Gesù Cristo, il Pastore: proprio lui è il Buon Pastore”.
Pastore ma anche giudice, una “doppia identità” afferma Francesco: “si identifica con le pecore, cioè con i fratelli più piccoli e bisognosi. E indica così il criterio del giudizio: sarà preso in base all’amore concreto dato o negato a queste persone, perché lui stesso, il giudice, è presente in ciascuna di esse”. È l’icona del Samaritano che troviamo nella sua terza enciclica, Fratelli tutti, e che fa dire al Papa: saremo giudicati sull’amore; “saremo giudicati sulle opere, sulla compassione che si fa vicinanza e aiuto premuroso”.

La domanda di oggi, afferma Francesco è: “mi avvicino a Gesù presente nella persona dei malati, dei poveri, dei sofferenti, dei carcerati, di coloro che hanno fame e sete di giustizia? Mi avvicino a Gesù presente lì?”. Alla fine dei tempi il Signore ci domanderà: “Sei stato pastore di me che ero presente in questa gente che era nel bisogno, o sei stato indifferente? Guardiamoci dalla logica dell’indifferenza, di quello che ci viene in mente subito: guardare da un’altra parte quando vediamo un problema”.

Ecco l’icona del Samaritano: “davanti ai miei fratelli e sorelle nel bisogno, sono indifferente come il sacerdote, come il levita, e guardo da un’altra parte? Sarò giudicato su questo”. Ai giovani, nell’omelia in basilica vaticana, il Papa dice: l’amore spinge a passare dai perché al ‘per chi’, dal perché vivo al ‘per chi’ vivo, dal perché mi capita questo al ‘per chi’ posso fare del bene. Per chi? Non solo per me”. La vita “è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita. Se scegliamo di rubare diventiamo ladri, se scegliamo di pensare a noi stessi diventiamo egoisti, se scegliamo di odiare diventiamo arrabbiati, se scegliamo di passare ore davanti al cellulare diventiamo dipendenti. Scegliamo Dio”. Scegliere, soprattutto oggi, è “non farsi addomesticare dall’omologazione, è non lasciarsi anestetizzare dai meccanismi dei consumi che disattivano l’originalità, è saper rinunciare alle apparenze e all’apparire”.

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Fonte: Sir