Signis. Osman: “Il processo sinodale genera comunione attraverso la comunicazione”

Il presidente al Sir traccia un bilancio del Congresso mondiale che si è svolto nei giorni scorsi a Seul: "La comunicazione digitale viene troppo spesso utilizzata per alimentare divisioni, il disprezzo e la paura nei confronti delle persone diverse da noi. È indispensabile avvicinarsi al mondo digitale consapevoli della necessità di promuovere la pace"

Signis. Osman: “Il processo sinodale genera comunione attraverso la comunicazione”

Era il 2017, quando Helen Osman, presidente del Consiglio mondiale Signis, fu eletta al vertice del movimento cattolico per professionisti dei media di comunicazione. Allora, Termini come Covid-19, fake news, Zoom o TikTok non erano ancora entrati a far parte del vocabolario quotidiano. Nei giorni scorsi, si è riunito a Seul il congresso mondiale. E a questi termini si è aggiunta un’altra parola nuova con cui i cattolici iniziano a prendere sempre più confidenza: sinodalità. “Questa cosa chiamata sinodo è una cosa importante. Ha il potenziale per essere un momento importante per la nostra Chiesa, al punto che quando ci ritroveremo per il prossimo Congresso mondiale Signis, potremo meravigliarci di quanto poco sapevamo della sinodalità quando eravamo riuniti a Seul”, dice.
Nel corso di quest’anno, infatti, il Consiglio direttivo di Signis ha ritenuto importante che il movimento partecipasse al processo sinodale. “Il sinodo non riguarda la comunicazione, il sinodo è la comunicazione – osserva -. La sinodalità è ‘camminare insieme’, secondo la definizione della Santa Sede”.

Che cosa percepisce nelle sue partecipazioni alle sessioni formali di ascolto?
Il processo sinodale genera comunione attraverso la comunicazione. Cosa sto percependo? Sembrano emergere alcuni temi, uno dei quali è che i giovani, sia uomini che donne, sono alla ricerca di un posto a tavola. Papa Francesco considera il clericalismo uno dei principali ostacoli che si frappongono ad una maggiore collaborazione e corresponsabilità dei laici, e soprattutto delle donne. Evidentemente, il clericalismo si manifesta non solo tra il clero. Le persone a cui viene conferito un ruolo di responsabilità – che si tratti di un religioso o di un laico – a volte faticano a condividere il processo decisionale con il prossimo. In realtà, sebbene ciò consenta alla persona preposta di sentirsi padrona della situazione o di pensare che stia proteggendo la Chiesa, si finisce col soffocare l’azione dello Spirito Santo.

Dal vostro congresso mondiale è partito anche un appello per la pace…
Quando viviamo la sinodalità, come ritengo la Chiesa ci inviti a vivere, credo avremo anche la pace. La pace non è solo l’assenza di guerra o di odio. La pace è la profonda consapevolezza che ognuno di noi è necessario per costruire il corpo di Cristo, per creare un mondo in cui la dignità umana di ogni persona sia rispettata. Aprire il pugno e lasciare che lo Spirito si muova in mezzo a noi richiede coraggio e fede. La ricompensa, tuttavia, potrebbe essere una Chiesa come non la immaginiamo neppure: una Chiesa autenticamente sinodale, in ascolto e in cammino gli uni con gli altri.

Quale importanza riveste il Congresso mondiale Signis?
Il Congresso mondiale è stato importante per molte ragioni. Una di queste è che abbiamo avuto la possibilità di riunire di persona a Seul membri di 31 Paesi – e molti altri online – per riflettere insieme per diversi giorni sul tema della nostra attività.

Quanto è importante la pace nel mondo digitale?
La pace non è solo assenza di guerra. La pace è onorare e rispettare ogni persona umana. La comunicazione digitale viene troppo spesso utilizzata per alimentare divisioni, il disprezzo e la paura nei confronti delle persone diverse da noi. È quindi indispensabile avvicinarsi al mondo digitale consapevoli della necessità di promuovere la pace.

Cosa fa Signis per la pace nel mondo digitale?
In qualità di comunicatori cattolici, il nostro compito principale è quello di diffondere la Verità di Gesù Cristo. Nel farlo, saremo artefici di pace nel mondo digitale.

Giovani uomini e giovani donne protagonisti del Forum Internazionale della Gioventù. Qual è stato il loro contributo?
Non trovo le parole per descrivere l’impatto profondo che i giovani hanno avuto su di me. Le loro presentazioni, i loro interventi, sono la testimonianza che lo Spirito Santo agisce intensamente e concretamente nella nostra Chiesa. Auspico che assumano posizioni di leadership sempre più importanti all’interno di Signis e nelle nostre comunità.

Qual è l’impegno di Signis dopo il Congresso?
Proseguire la nostra Missione: Impegnarci con i professionisti della comunicazione e offrire sostegno ai comunicatori cattolici, contribuire a trasformare le nostre culture alla luce del Vangelo, promuovendo la dignità umana, la giustizia e la riconciliazione.

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Fonte: Sir