Tempo di Avvento. L’invito a non avere un cuore appesantito e a “volgere lo sguardo verso il Cielo per comprendere le cose della terra”

In questa prima domenica di Avvento “le prospettive del tempo e della storia, del già e non ancora sono sotto i nostri occhi”

Tempo di Avvento. L’invito a non avere un cuore appesantito e a “volgere lo sguardo verso il Cielo per comprendere le cose della terra”

È la domenica che dà inizio a un nuovo anno liturgico, ma il nostro mondo vive ancora di avvenimenti che disorientano e sulla terra, leggiamo in Luca, “angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra”. Parole che nel Vangelo annunciano l’inizio di una nuova era.

Anche Papa Francesco chiede l’inizio di una nuova era di pace in Siria, Libano, Israele, Palestina e Ucraina. È un lungo appello che prende forma nel dopo Angelus a partire del quarantesimo anniversario del Trattato di pace tra Cile e Argentina: “quando si rinuncia all’uso delle armi e si fa il dialogo, si fa un buon cammino”.

Pace, dunque, nel Libano del cessate il fuoco, con l’auspicio che sia rispettato da tutti “permettendo così alla popolazione delle regioni interessate dal conflitto – sia libanese sia israeliana – di tornare presto e in sicurezza a casa, anche con l’aiuto prezioso dell’esercito libanese e delle forze di pace delle Nazioni Unite”.

Uno spiraglio di pace che deve portare a un cessate il fuoco “su tutti gli altri fronti” dice il Papa, soprattutto a Gaza: “ho molto a cuore la liberazione degli israeliani che ancora sono tenuti in ostaggio e l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata”.

Prega il Papa per la Siria “dove purtroppo la guerra si è riaccesa causando molte vittime”. Per il conflitto “che continua a insanguinare l’Ucraina”, dove assistiamo “a una tremenda sequenza di morti, di feriti, di violenze, di distruzioni. I bambini, le donne, gli anziani, le persone deboli, ne sono le prime vittime. La guerra è un orrore, la guerra offende Dio e l’umanità, la guerra non risparmia nessuno, la guerra è sempre una sconfitta, una sconfitta per l’umanità intera”. In vista del Natale, il Papa chiede di agire per “fermare questa guerra e per far prevalere dialogo, fraternità, riconciliazione”: “la ricerca della pace è una responsabilità non di pochi, ma di tutti. Se prevalgono l’assuefazione e l’indifferenza agli orrori della guerra, tutta, tutta la famiglia umana è sconfitta”.

In questa prima domenica di Avvento “le prospettive del tempo e della storia, del già e non ancora sono sotto i nostri occhi, inizio dell’attesa, del compimento delle promesse”. Luca ci invita a “alzare il capo verso l’alto e tenere il cuore leggero e sveglio”. Parole rivolte ai contemporanei di Gesù che di fronte agli eventi catastrofici che accadono – persecuzioni, conflitti, calamità naturali – “sono presi dall’angoscia e pensano che stia per arrivare la fine del mondo. Hanno il cuore appesantito dalla paura”, afferma il Papa. Ma Gesù “vuole liberarli dalle angustie presenti e dalle false convinzioni”, e invita a leggere gli eventi “a partire dal progetto di Dio, che opera la salvezza anche dentro le vicende più drammatiche della storia”.

Ma è rivolto anche a noi oggi l’invito a non avere un cuore appesantito e a “volgere lo sguardo verso il Cielo per comprendere le cose della terra”.

“Chi entra in casa nostra ammiri noi piuttosto che le suppellettili” scriveva Seneca. Come dire, siamo sommersi dalle cose esteriori, dal superfluo. Le luci delle feste invadono le nostre strade e Luca ci dice di stare bene attenti che “i cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Il tempo di Avvento è, dunque, invito a non guardare alla facciata, ma andare in profondità, cogliere il significato interiore. Non lasciamo che i cuori si appesantiscano, dice il Papa all’Angelus; è vero “in tanti momenti della vita, ci chiediamo: come fare per avere un cuore leggero, un cuore sveglio, un cuore libero? Un cuore che non si lascia schiacciare dalla tristezza?” Può succedere che ansie, paure e affanni “per la nostra vita personale o per quanto accade anche oggi nel mondo, gravino come macigni su di noi e ci gettino nello scoraggiamento”. Non chiudiamoci in noi stessi. “Gesù, al contrario, ci invita ad alzare il capo, a confidare nel suo amore che ci vuole salvare e che si fa vicino in ogni situazione della nostra esistenza, ci chiede di fare spazio a lui per ritrovare la speranza”.

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Fonte: Sir