Togliete la pietra! Proprio nei momenti difficili il Signore “si fa più che mai vicino per ridarci la vita”

La fine non è questa: “in questi momenti non siamo soli, anzi che proprio in questi momenti lui si fa più che mai vicino per ridarci vita”.

Togliete la pietra! Proprio nei momenti difficili il Signore “si fa più che mai vicino per ridarci la vita”

Da una parte, la guerra che continua con il suo corollario di vite recise e di distruzioni, cui si aggiunge l’annuncio, da parte di Mosca, di inviare armi nucleari in Bielorussia; dall’altra un Papa che ancora una volta invita a pregare, all’Angelus, per il martoriato popolo ucraino – ma anche per il Perù, per i terremotati della Turchia e della Siria e per le popolazioni del Mississippi – preghiera per dire basta al conflitto che dura da oltre 395 giorni. Così Francesco, nelle parole che pronuncia dopo la preghiera mariana, ricorda che “nella solennità dell’Annunciazione, abbiamo rinnovato la consacrazione al cuore immacolato di Maria, nella certezza che solo la conversione dei cuori può aprire la strada che conduce alla pace”. Già lo scorso anno Francesco aveva compiuto questo atto affidando a Maria, in “questa ora buia”, l’umanità intera e in particolare Russia e Ucraina.
Parole nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della resurrezione di Lazzaro, messaggio di speranza di fronte a una sorta di muro, la morte, oltre il quale non siamo capaci di andare. Che Dio abbia il potere di vincere la morte è certezza anche per l’Antico Testamento come leggiamo nel libro di Ezechiele, che si rivolge al popolo ebraico, lontano dalla terra di Israele, affermando che il Signore aprirà le tombe: “vi farò uscire dai vostri sepolcri” e “vi farò riposare nella vostra terra”.
Così il racconto di Giovanni ci dice che nei cuori di Maria e Marta la speranza si riaccende alla vista di Gesù: “pur nel dolore – afferma il Papa – si aggrappano a questa luce, a questa piccola speranza. E Gesù le invita ad avere fede e chiede di aprire il sepolcro”.
Giovanni, nel suo Vangelo, ci ha fatto percorrere, in queste tre domeniche, un cammino, narrando l’incontro con la samaritana al pozzo di Siloe e il cieco che riacquistala vista, la cui sintesi la troviamo in questa domenica: Gesù disseta l’uomo in ricerca e gli mostra una luce nuova, che gli permette di scoprire l’ultimo dei segni prima della passione, ovvero “io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muove, vivrà”. Il messaggio è chiaro, dice Francesco: “Gesù dà la vita anche quando sembra non esserci più speranza”.
Capita a volte, afferma il Papa di “sentirsi senza speranza” o “incontrare persone che hanno smesso di sperare, amareggiate perché hanno vissuto cose brutte, il cuore ferito non può sperare”. Hanno vissuto una perdita, una malattia, una delusione, e altro; “sono momenti – afferma il vescovo di Roma – in cui la vita sembra un sepolcro chiuso: tutto è buio, intorno si vedono solo dolore e disperazione”. Sentiamo dire che non c’è nulla da fare. Il miracolo di Lazzaro ci dice che non è così.
La fine non è questa: “in questi momenti non siamo soli, anzi che proprio in questi momenti lui si fa più che mai vicino per ridarci vita”. In una poesia brasiliana si racconta di un uomo che cammina in riva al mare con il Signore e la sua vita e segnata dalle orme lasciate sulla sabbia. Camminando si rende conto che in un certo punto c’è solo una impronta e dice: sono stati i giorni più difficili della mia vita e tu mi hai lasciato solo. Il Signore risponde: non ti ho lasciato, quelli sono stati i giorni in cui ti ho tenuto in braccio.
Tornando all’Angelus, Francesco ci ricorda che proprio nei momenti difficili il Signore “si fa più che mai vicino per ridarci la vita” e “piange con noi, come ha pianto per Lazzaro”. Gesù “ci invita a non smettere di credere e di sperare, a non lasciarci schiacciare dai sentimenti negativi, che ti tolgono il pianto. Si avvicina ai nostri sepolcri e dice a noi, come allora: togliete la pietra”. Il Vangelo di questa domenica “è un inno alla vita, e lo si proclama quando la Pasqua è vicina”. Così il Papa dice: il dolore, gli errori, anche i fallimenti, non nascondeteli dentro di voi, in una stanza buia e solitaria, chiusa. Togliete la pietra”. Ancora, “non cedere al pessimismo che deprime, non cedere al timore che isola, non cedere allo scoraggiamento per il ricordo di brutte esperienze, non cedere alla paura che paralizza”, ma togliete la pietra. Un invito, infine, ai confessori: “siete nel confessionale non per torturare, per perdonare, e perdonare tutto, come il Signore perdona tutto”.

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Fonte: Sir