Togliete la pietra. "Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte”, ci esorta Francesco

Forse comprenderemo meglio, nel silenzio, quei tre giorni che separano il venerdì dalla domenica di resurrezione.

Togliete la pietra. "Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte”, ci esorta Francesco

Di questi giorni che precedono la Pasqua, sicuramente ricorderemo due immagini, che, in un certo senso, possiamo definire icona di questo tempo segnato dal coronavirus: il Papa che, solitario, e in una piazza vuota, sale i gradoni del “ventaglio” per raggiungere il sagrato della basilica vaticana; quindi, Francesco, il santissimo Sacramento tra le mani, che benedice la città e il mondo, in un silenzio rotto solo da una sirena, mentre le luci blu di polizia e vigili urbani lampeggiano là dove l’abbraccio del colonnato si apre.

Ci dovremo abituare al silenzio, alla piazza vuota, alla mancanza delle folle, in questi giorni che ci accompagnano alla Pasqua. Forse comprenderemo meglio, nel silenzio, quei tre giorni che separano il venerdì dalla domenica di resurrezione. Le letture delle ultime domeniche sono messaggio di speranza che, oggi, possiamo leggere in un orizzonte nuovo. Abbiamo incontrato Gesù nel momento in cui chiede alla samaritana l’acqua mentre si trovano al pozzo di Giacobbe; ancora, abbiamo trovato il cieco guarito, la scorsa domenica. Con altre parole, la liturgia ci ha fatto scoprire nell’acqua l’elemento che toglie la sete, ma è sete di un incontro profondo, di una risposta alla grande sete di fede che vive nel cuore dell’uomo. Il messaggio che viene dall’uomo nato cieco, è la luce che ci fa scoprire la verità, che ci dona occhi nuovi per guardare la storia. In questa quinta domenica di quaresima ecco la sintesi di questo cammino: l’uomo che ha sete incontra Gesù che disseta la sua ricerca, che gli consente di vedere una luce nuova; e oggi può capire l’ultimo dei segni che il Signore ci offre prima del suo ingresso a Gerusalemme: “io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”.

Nell’episodio di Lazzaro, Gesù “si fa vedere come il Signore della vita, che è capace di dare la vita anche ai morti”, afferma Francesco all’Angelus, recitato dall’interno del Palazzo apostolico. Leggiamo in Giovanni, che all’arrivo di Maria in lacrime Gesù “si commosse profondamente e scoppiò in pianto”; quindi si fa aprire il sepolcro e riporta in vita Lazzaro. Nella prima lettura è il profeta Ezechiele che si rivolge al popolo ebraico, lontano da Israele, per dire: il Signore aprirà i sepolcri, “farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete, vi farò riposare nella vostra terra”. Ancora un legame con l’Antico Testamento.

Nell’episodio di Lazzaro, dice il Papa, “tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte”. In questo passo del Vangelo “la fede dell’uomo e l’onnipotenza di Dio, dell’amore di Dio si cercano e si incontrano”.

Ecco che tornano alla mente le parole pronunciate lo scorso venerdì, “perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Così a Marta e Maria ripete di avere fede: “in mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra dal vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte”.

Togliete la pietra, “Dio non ci ha creati per la tomba, ci ha creati per la vita, bella, buona, gioiosa”. Siamo chiamati, dice Papa Francesco, “a togliere le pietre di tutto ciò che sa di morte: l’ipocrisia con cui tante volte si vive la fede, è morte; la critica distruttiva verso gli altri, è morte; l’offesa, la calunnia, è morte; l’emarginazione del povero, è morte. Il Signore ci chiede di togliere queste pietre dal cuore, e la vita allora fiorirà ancora intorno a noi. Cristo vive, e chi lo accoglie e aderisce a Lui entra in contatto con la vita. Senza Cristo, o al di fuori di Cristo, non solo non è presente la vita, ma si ricade nella morte”.

Angelus nel quale Francesco ricorda l’appello alla pace del Segretario generale dell’Onu, e chiede che si fermi ogni ostilità bellica. “L’impegno congiunto contro la pandemia, possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri dell’unica famiglia umana”. Si devono superare le rivalità, afferma ancora il Papa, perché “i conflitti non si risolvono attraverso la guerra! È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace”.

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Fonte: Sir