Uccisa dai terroristi in Mozambico Suor Maria de Coppi, missionaria 83enne originaria di Treviso, diocesi di Vittorio Veneto

È suor Maria De Coppi, missionaria comboniana, 83 anni, originaria di Ramera (Treviso), diocesi di Vittorio Veneto, la vittima dell’attentato terroristico che ha colpito nella notte la missione di Chipene (Mozambico meridionale).

Uccisa dai terroristi in Mozambico Suor Maria de Coppi, missionaria 83enne originaria di Treviso, diocesi di Vittorio Veneto

I fatti

La missione – quattro suore comboniane (oltre a suor Maria, anche Angeles e Paula, spagnole, Eleonora, italiana e Sandrine del Togo) e due fidei donum della diocesi di Concordia Pordenone don Lorenzo Barro, 56 anni, e don Loris Vignandel, 45 anni  – è stata assaltata da ribelli che hanno dato fuoco a tutte le opere parrocchiali.

Nella missione vivono un’ottantina di ragazzi e ragazze che sono stati messi in salvo. Il vescovo della diocesi di Nacala, Alberto Vieira, è in viaggio verso Chipene.

Suor Maria aveva più volte denunciato la guerra, lo sfruttamento e il terrorismo in Mozambico e le sofferenze del popolo, spendendosi per aiutare le famiglie del territorio provate da fame e violenze.

Nel video, suor Maria De Coppi ospite della rubrica "Il tè con i missionari" di La Tenda Tv

Il cordoglio

L’uccisione di suor Maria De Coppi viene confermata dalla sua Congregazione. «Sr. Maria – ha scritto suor Enza Carini, segretaria generale delle comboniane – era in Mozambico dal 1963. Sicuramente intercederà per il popolo mozambicano e per la pace in questo Paese che ha tanto amato…». Immediato anche il cordoglio del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Zuppi: «Preghiamo per suor Maria che per sessanta anni ha servito il Mozambico, diventato la sua casa. Il suo sacrificio sia seme di pace e di riconciliazione in una terra che, dopo anni di stabilità, è nuovamente flagellata dalla violenza, causata da gruppi islamisti che da alcuni anni seminano terrore e morte in vaste zone del nord del Paese. Il mio pensiero, a nome delle Chiese in Italia, va ai familiari e alle consorelle Comboniane, a don Lorenzo e don Loris e a tutti i missionari che restano in tanti Paesi per testimoniare amore e speranza. Ricordiamoli nella nostra preghiera e circondiamoli di tanta solidarietà perché essi camminano con noi e ci aiutano a raggiungere le periferie da cui potremo capire chi siamo e scegliere come essere discepoli di Gesù».

«Nell’affidare l'anima di sr. Maria al Signore – ha scritto invece mons. Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto – penso al dolore di tante persone che la conoscevano e la stimavano; penso al dolore dei suoi familiari, delle consorelle del suo Istituto religioso. […] Contemporaneamente esprimo la convinzione che una vita offerta totalmente in dono, fino alla morte, com’è stata quella di suor Maria, potrà certamente essere seme fecondo di vita, di speranza e di amore per tutte le persone alle quali ha offerto il suo servizio di missionaria

La testimonianza di don Loris Vignadel

«Stanotte sono passati da queste parti gli "insurgentes" – ha scritto don Vignadel alla Diocesi di Concordia – Pordenone, in un messaggio poi riportato da Avvenire – Hanno bruciato la chiesa, i due lar, le case dei padre e delle suore, il centro de saúde, alcuni magazzini. I laristi già erano andati via ieri. Non tutte le lariste ci sono riuscite... All'inizio degli spari, irmã Eleonora ha preso le meninas ed è fuggita con loro nel mato, cioè nella foresta. Anche irmã Angeles è riuscita a scappare (anche se era stata afferrata da dietro) con le aspiranti. Purtroppo, uno dei primi spari ha preso suor Maria al volto: per lei non c'è stato niente da fare, e già la sua salma sta andando verso Carapira per la sepoltura.

Riguardo a me e a don Lorenzo, siamo rimasti zitti zitti in camera tutta la notte. Hanno bruciato tutto, sfondando tutte le porte. Tranne da noi. E la cosa ci insospettisce non poco: come mai e perché proprio le nostre due porte non sono state toccate? Pare evidente che hanno appositamente evitato, perché sapevano: non c'è altra spiegazione.

Stamattina è passata Angeles a farci sapere che già erano andati via. E così siamo usciti dalle nostre camere, increduli e contenti, ma anche tristi e diversamente sollevati: abbiamo ancora qualcosa da vivere».

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