44° Premio della Bontà. Voce di chi fa il bene nel silenzio. Il riconoscimento della dell'Arciconfraternita del Santo

Giunto alla quarantacinquesima edizione, il Premio nazionale della Bontà organizzato dall’Arciconfraternita di Sant’Antonio dà il via al Giugno Antoniano con le due cerimonie di premiazione. Quella civica, sabato primo giugno e quella religiosa domenica 2. Il tema scelto quest’anno richiama le parole che papa Francesco ha rivolto ai giovani al Circo Massimo l’11 agosto del 2018: “Non è sufficiente non fare il male per sentirsi giusti. È necessario fare il bene e promuovere ogni bene nella società”. Un Premio che apre una finestra inattesa su un mondo fatto di persone buone e su ragazzi che guardano al futuro con speranza ed entusiasmo. Il primo giugno alle 21 ci saranno i Pueri Cantores del Veneto accompagnati dall'Orchestra barocca I Musicali Affetti. Durante la serata  anche l’intervento di Gregoire Ahongbonon, il “Basaglia d’Africa”, che presenterà brevemente il progetto di Caritas Antoniana in Togo con le persone che soffrono i malattie mentali. Il 2, invece alle 11, la cerimonia religiosa, con la messa alla presenza, per la prima volta, del delegato pontificio della Basilica di Sant’Antonio, monsignor Fabio Dal Cin.

44° Premio della Bontà. Voce di chi fa il bene nel silenzio. Il riconoscimento della dell'Arciconfraternita del Santo

È giunto alla 45a edizione il Premio nazionale della Bontà organizzato dall’Arciconfraternita di Sant’Antonio la cui premiazione, sabato 1° giugno e poi domenica 2, dà il via al Giugno antoniano.

«Il Premio ogni anno ci apre una finestra inattesa su un mondo fatto di persone buone e su ragazzi che guardano al futuro con speranza ed entusiasmo – commenta Leonardo Di Ascenzo, priore dell’Arciconfraternita di Sant’Antonio – E di anno in anno abbiamo sperimentato come i “buoni esempi” che abbiamo premiato siano stati fecondi nell’instillare nei più giovani i sentimenti di solidarietà e vicinanza al prossimo, concreta eredità di un buon insegnamento evangelico del nostro patrono Sant’Antonio».

Due le cerimonie conclusive, come da tradizione. Una civica, il 1° giugno alle 21 con la partecipazione dei Pueri Cantores del Veneto accompagnati dall'Orchestra barocca I Musicali Affetti. Durante la serata ci sarà anche l’intervento di Gregoire Ahongbonon, il “Basaglia d’Africa”, che presenterà brevemente il progetto di Caritas Antoniana in Togo con le persone che soffrono di malattie mentali. Domenica 2 alle 11 la cerimonia religiosa, con la messa alla presenza, per la prima volta, del delegato pontificio della Basilica di Sant’Antonio, mons. Fabio Dal Cin.

Il tema scelto quest’anno richiama le parole che papa Francesco ha rivolto ai giovani al Circo Massimo l’11 agosto del 2018: «Non è sufficiente non fare il male per sentirsi giusti. È necessario fare il bene e promuovere ogni bene nella società», diceva il pontefice. «Come Arciconfraternita che collabora con i francescani conventuali della Basilica di Sant'Antonio – spiega padre Andrea Vaona, cappellano della Arciconfraternita – siamo sempre molto vicini agli insegnamenti di papa Francesco, che è particolarmente attento alle inquietudini del mondo giovanile, sempre più spesso affamato di un futuro di cui le generazioni adulte sembrano voler privare i più giovani».

Nato nel 1975, il Premio mantiene l’obiettivo di dimostrare quanto di “buono” vi sia nei giovani di ogni generazione. «Quello che ci è piaciuto nelle parole di papa Francesco – ribadisce Leonardo Di Ascenzo – è l’invito a essere attivi, vivi, reali e a prendere posizione per fare qualcosa di bello, positivo. I tanti elaborati pervenuti ci mostrano che i giovani hanno volontà di soffermarsi per capire cosa fare di buono per rendere la società più giusta».

Fra i premiati non solo le scuole, alle quali è indirizzato il concorso. Ogni anno l’Arciconfraternita si propone di individuare anche un protagonista che nella vita “adulta” abbia reso tangibile testimonianza degli insegnamenti del Vangelo. Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato ai primari in pensione dell’Auser di Borgomanero, un gruppo di 23 medici – cardiologi, dermatologi, radiologi, urologi, nefrologi – che si prende cura gratuitamente di pazienti che non possono permettersi cure specialistiche. «Professionisti – spiega il priore che nella vita è medico cardiologo – all’apice della loro carriera che anziché scegliere la strada della libera professione, continuando così l’arte medica a titolo remunerativo, si mettono al servizio di persone in difficoltà, non solo straniere ma anche italiani, perché esistono tanti piccoli angoli della società che neanche lo Stato riesce a vedere. Ci danno un esempio di alta professionalità. La nostra professione è un mestiere nel senso antico del termine, ci vuole ascolto, confronto, studio. È un percorso molto lungo e forse oggi ha perso un po’ di appeal ma, in un momento storico in cui i medici in pensione vengono richiamati a lavorare, questi professionisti dicono ai giovani che si può fare del bene, sono un indubbio modello di bontà e di valorizzazione della professionalità individuale finalizzata alla salvaguardia della dignità umana, soprattutto nel momento della sua massima vulnerabilità, la malattia».

Tutta la felicità del "francescano" Carlo Conti

A Carlo Conti, noto conduttore televisivo, va un attestato antoniano di amicizia per l’impegno professionale, i modi sempre rispettosi della persona e per la vicinanza ai francescani, valorizzando e divulgando le numerose iniziative di bene e di carità di cui i religiosi si fanno promotori.

«Parole bellissime! – ha commentato il conduttore – Spero di meritare quanto avete scritto e di continuare a meritarlo. Sono onorato per questo gesto che davvero apprezzo anche perché la mia formazione religiosa è avvenuta proprio nel mondo francescano a cui sono molto legato: al di là della grandezza di san Francesco, ammiro la grandezza di tutto ciò che fanno i francescani nel mondo con le missioni, con il loro donare, il loro grande senso di fraternità. E anche la loro allegria».

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