A Cittadella la catechesi si fa emotiva e sensoriale col Silent play

Può la catechesi uscire dagli schemi abituali e trasformarsi in un’esperienza emotiva e sensoriale? Se lo sono chieste le catechiste del patronato Pio X della parrocchia del Duomo di Cittadella che, in collaborazione con Matteo Balbo del centro di produzione teatrale La piccionaia di Vicenza, hanno inserito, nel normale percorso di catechesi, il progetto di drammaturgia teatrale “Silent Play” per imparare a conoscere la Bibbia attraverso la commistione di parole, suoni e azioni fisiche.

A Cittadella la catechesi si fa emotiva e sensoriale col Silent play

Può la catechesi uscire dagli schemi abituali e trasformarsi in un’esperienza emotiva e sensoriale? Se lo sono chieste le catechiste del patronato Pio X della parrocchia del Duomo di Cittadella che hanno voluto inserire nel normale percorso di dottrina per i bambini due appuntamenti - uno a dicembre e uno a gennaio - di drammaturgia teatrale grazie alla collaborazione di Matteo Balbo, del centro di produzione teatrale La piccionaia di Vicenza.

“Silent Play” il nome del progetto che attraverso la commistione di parole, suoni e azioni fisiche rende i ragazzi parte attiva del racconto che ascoltano.

«Per prima cosa – spiega Matteo Balbo – i bambini hanno indossato delle cuffie, come quelle utilizzate per le serate musicali a impatto zero, e una voce narrante li ha accompagnati in un viaggio misto di momenti di ascolto e di azione. I bambini sono stati invitati a immedesimarsi nei personaggi di cui ascoltano le gesta e a compiere le stesse azioni che ascoltavano in cuffia: camminare o sdraiarsi in posizione fetale e immaginarsi infondo al mare oppure fare un cerchio tutti insieme».

Ai bambini delle classi prima e seconda è stata proposta la “Storia di Giona”, mentre quelli di quarta e quinta sono stati coinvolti nel racconto: “Dire, fare baciare lettera testamento” che li ha portati in viaggio nella Genesi, dove i bambini si sono trasformati in animali, terra e aria; nella storia di Giuseppe e dei suoi fratelli, dove hanno messo in campo le proprie emozioni; nella storia di Ruth, in questo caso hanno lasciato traccia del loro cammino e infine nella frase della Bibbia “non fare agli altri quel che non vuoi sia fatto a te” che in realtà è “fai agli altri quel che vuoi ricevere” quindi un messaggio positivo su cui i bambini hanno riflettuto.

«L’esperienza – spiega il parroco don Luca Moretti - è nata proprio dall’esigenza di trasmettere la parola di Dio con un linguaggio più vicino ai ragazzi. E i commenti entusiasti dei bambini ci dicono che il progetto ha colpito nel segno».

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