A San Lorenzo di Albignasego l’ingresso di don Cesare Contarini e di don Piero Toniolo è una nuova ripartenza fiduciosa

A San Lorenzo di Albignasego, dopo la triste vicenda di inizio anno che ha provocato l'allontanamento di don Marino Ruggero, è stato vissuto come una nuova ripartenza fiduciosa l’ingresso di domenica 1° novembre del nuovo parroco don Cesare Contarini, che è coordinatore pastorale anche di San Giacomo e di Lion (dove è arrivato don Mariano Massaro in qualità di parroco), e di don Piero Toniolo come collaboratore parrocchiale.  

A San Lorenzo di Albignasego l’ingresso di don Cesare Contarini e di don Piero Toniolo è una nuova ripartenza fiduciosa

La fitta nebbia di domenica scorsa non ha scoraggiato la comunità parrocchiale di San Lorenzo in Roncon di Albignasego che, numerosa più di ogni previsione, si è ritrovata unita per accogliere il nuovo parroco don Cesare Contarini, che è coordinatore pastorale anche di San Giacomo e Lion (dove è arrivato don Mariano Massaro, prima a Pontevigodarzere dal 2004) e don Piero Toniolo come collaboratore parrocchiale.

Sfidando l’umidità e il grigiore, in moltissimi hanno gremito la chiesa parrocchiale, pur nel pienissimo rispetto del distanziamento, oppure hanno trovato un posto, anche in piedi, sotto il tendone per seguire dal maxischermo la celebrazione presieduta dal vescovo Claudio.

La percezione per chi ha vissuto la mattinata insieme alla comunità concentrata nella preghiera è che si sia voluta definitivamente voltare pagina sulla deludente vicenda che l’ha coinvolta a inizio 2020, provocando l’allontanamento del parroco don Marino Ruggero.

Una festa accogliente quella del 1° novembre. Così l’hanno vissuta i parrocchiani e i moltissimi che hanno lavorato dietro le quinte perché l’ingresso dei nuovi preti, seppur “soffocato” dalle ristrettezze imposte dalla sicurezza sanitaria, fosse sentito «come una vera ripartenza» precisa Stefano Venturato, vicepresidente del consiglio parrocchiale per la gestione economica e membro del circolo Noi. «In questi mesi di progressivo riavvicinamento tra di noi – continua Venturato – siamo andati avanti lentamente. La ferita resta, non è sanata, ma ci sono tutti i presupposti per asciugarla». I lunghi mesi del lockdown sono serviti poi a stemperare i toni della vicenda: «Siamo riusciti a prendere le distanze dai sensazionalismi – racconta Luisa Fantinato del consiglio per la gestione economica – Senza spinte eccentriche, ma con il contributo originale di ognuno di noi, vogliamo ricominciare a camminare insieme e la festa che abbiamo vissuto domenica ci ha dimostrato che è possibile farlo».

Il desiderio di ricominciare, accompagnato nei mesi scorsi da don Giovanni Brusegan e da don Piero Cervaro, porta in sé nuova energia e fiducia nel futuro. «Don Giovanni ha lenito molte ferite – precisa Alberto Quaggiotto, vicepresidente del consiglio pastorale di San Lorenzo – Su altre dobbiamo lavorarci da soli, rifondando le relazioni tra di noi. Vogliamo considerare il ministero di don Cesare e di don Piero come un dono che ci aiuterà a coltivare la fede dentro alla comunità. Alla fine è Dio che colma i nostri limiti e a lui vogliamo affidarci, rispondendo con entusiasmo ai percorsi formativi e di fede che ci verranno proposti».

«Ogni comunità custodisce la sua storia – ha detto don Claudio Cipolla durante l’omelia – e questa storia è sempre ricchezza che viene da Dio. Stiamo attraversando un tempo particolare di forte trasformazione e, come in ogni epoca, fatichiamo a entrare in sintonia con i profeti, come papa Francesco che ci invita alla fraternità. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare». Il vescovo ha posto l’accento sulla qualità della vita delle comunità parrocchiali che per tanto tempo si sono misurate solo sul «fare cose, come le sagre, lo sport fino alla cura dell’infanzia e dei poveri. Ma dobbiamo imparare un linguaggio nuovo, partendo dalla qualità delle relazioni tra di noi per essere credibili dovunque, anche fuori di qui». Don Claudio ha poi proseguito come al centro debba sempre essere messo Gesù con il suo insegnamento supremo: «Il demonio s’insinua anche nelle parrocchie, ma dobbiamo riconoscere Gesù e lasciarci richiamare dall’eucaristia, perché non sono le cose che facciamo a fare la differenza, ma le relazioni che costruiamo. Consapevoli delle nostre povertà reciproche, lasciamo che la nostra vita sia governata dalla fede nel Signore».

«Ormai temevo di dove mettere da parte il desiderio di diventare parroco» ha confidato all’assemblea don Cesare Contarini, che continua per il momento anche a guidare l’istituto vescovile Barbarigo. «Ma il Signore sa sempre sorprendermi e mi metto a servizio di questa comunità con evangelii gaudio (non a caso...). Perché avrei dovuto dire di no? Che sapore avrebbe una vita non spesa? Uso le parole di Giovanni XXIII e vi assicuro che “dove metto i piedi ci metto anche il cuore”».

La scelta

«Ringrazio il Signore per essere qui da prete, dopo quarant’anni e i problemi di salute che mi porto appresso da qualche anno. Ringrazio il Signore che mi ha mandato dove ha deciso lui: non sono più parroco, ma resto prete e porto avanti la mia vocazione con gioia e spirito di servizio verso di voi». Ha detto don Piero Toniolo a conclusione della celebrazione d’ingresso a San Lorenzo. Don Toniolo è stato parroco di Camponogara dal 2013 e di Campoverardo dal 2016, dopo aver guidato Chiesanuova e Voltabrusegana.

«Nel mio lungo ministero ho imparato che le comunità sono inserite in un territorio con cui dialogare costantemente per promuovere il benessere di tutti e, anche qui ad Albignasego, mi impegnerò come sempre ho fatto perché la parrocchia sia in costante dialogo con il territorio in cui vive».

Durante la celebrazione il vescovo ha sottolineato la scelta di inviare insieme i tre compagni di ordinazione. «La loro fraternità umana e presbiterale mi ha molto colpito e ho chiesto loro di essere alla guida di queste comunità che devono procedere insieme. Ma loro tre non possono sostituirsi a voi, hanno bisogno del vostro contributo».

Preti che collaborano per comunità più mature

La presenza in parrocchia di don Giovanni Brusegan, don Piero Cervaro e don Lorenzo Celi è stata preziosa per ripartire dalle relazioni interrotte e centrare di nuovo lo sguardo sulla fede

Intervistare don Giovanni Brusegan, sempre in movimento per intrinseca definizione, seduti con carta e penna in mano è da scordarselo. Il pellegrinaggio dialogante inizia con un segno di croce in chiesa, poi sosta davanti al patronato per due battute con chi sistema gli spazi perché tutto sia tirato a lucido in vista di domenica. C’è la scuola dell’infanzia, i nonni con i nipotini che don Giovanni ha imparato a salutare per nome in questi mesi trascorsi a fianco della comunità con la presenza preziosa di don Piero Cervaro e di don Lorenzo Celi come collaboratore festivo. Neppure gli operai dall’altro lato della strada sono risparmiati dalla loquace parlantina che li disarma lasciando la cazzuola a mezz’aria. E poi ci sono il commerciante, il barista, la signora che si concede il tempo di una sigaretta per fare con don Giovanni il punto della festa.

«È un territorio intero ad aver sofferto – racconta don Brusegan – non solo San Lorenzo. Siamo andati in cerca delle persone, lavorando sulle relazioni rovinate, senza far mancare niente alla vita della comunità». E già quest’estate, in mezzo alle difficoltà del Coronavirus, il grest è stato un piccolo successo: 30 animatori per un centinaio di ragazzi sotto la regia di don Michele Bagatella, vicario parrocchiale di Maserà. «Dobbiamo piantarla con i confini: vanno valorizzati i carismi dei sacerdoti affinché si generi una comunione presbiterale che faccia crescere le parrocchie di uno stesso territorio in maniera equilibrata. Sono convinto che l’arrivo dei nuovi preti andrà in questa direzione: sapranno collaborare con le altre “belle teste” che hanno intorno e da qui potrebbe nascere una sperimentazione efficace per accrescere la qualità dell’esperienza di fede delle comunità vicine».

Sebbene sia diminuito il motivo dello scontro, ora restano le malattie dello sguardo da guarire. «Il Signore ci fa attraversare il deserto per liberarci dagli idoli e darci l’opportunità di una conversione profonda dell’anima. Sta qui il senso di questo tempo per San Lorenzo».

La scelta

«Ringrazio il Signore per essere qui da prete, dopo quarant’anni e i problemi di salute che mi porto appresso da qualche anno. Ringrazio il Signore che mi ha mandato dove ha deciso lui: non sono più parroco, ma resto prete e porto avanti la mia vocazione con gioia e spirito di servizio verso di voi». Ha detto don Piero Toniolo a conclusione della celebrazione d’ingresso a San Lorenzo. Don Toniolo è stato parroco di Camponogara dal 2013 e di Campoverardo dal 2016, dopo aver guidato Chiesanuova e Voltabrusegana.

«Nel mio lungo ministero ho imparato che le comunità sono inserite in un territorio con cui dialogare costantemente per promuovere il benessere di tutti e, anche qui ad Albignasego, mi impegnerò come sempre ho fatto perché la parrocchia sia in costante dialogo con il territorio in cui vive».

Durante la celebrazione il vescovo ha sottolineato la scelta di inviare insieme i tre compagni di ordinazione. «La loro fraternità umana e presbiterale mi ha molto colpito e ho chiesto loro di essere alla guida di queste comunità che devono procedere insieme. Ma loro tre non possono sostituirsi a voi, hanno bisogno del vostro contributo».

Preti che collaborano per comunità più mature

I mesi passati La presenza in parrocchia di don Giovanni Brusegan, don Piero Cervaro e don Lorenzo Celi è stata preziosa per ripartire dalle relazioni interrotte e centrare di nuovo lo sguardo sulla fede

Intervistare don Giovanni Brusegan, sempre in movimento per intrinseca definizione, seduti con carta e penna in mano è da scordarselo. Il pellegrinaggio dialogante inizia con un segno di croce in chiesa, poi sosta davanti al patronato per due battute con chi sistema gli spazi perché tutto sia tirato a lucido in vista di domenica. C’è la scuola dell’infanzia, i nonni con i nipotini che don Giovanni ha imparato a salutare per nome in questi mesi trascorsi a fianco della comunità con la presenza preziosa di don Piero Cervaro e di don Lorenzo Celi come collaboratore festivo. Neppure gli operai dall’altro lato della strada sono risparmiati dalla loquace parlantina che li disarma lasciando la cazzuola a mezz’aria. E poi ci sono il commerciante, il barista, la signora che si concede il tempo di una sigaretta per fare con don Giovanni il punto della festa.

«È un territorio intero ad aver sofferto – racconta don Brusegan – non solo San Lorenzo. Siamo andati in cerca delle persone, lavorando sulle relazioni rovinate, senza far mancare niente alla vita della comunità». E già quest’estate, in mezzo alle difficoltà del Coronavirus, il grest è stato un piccolo successo: 30 animatori per un centinaio di ragazzi sotto la regia di don Michele Bagatella, vicario parrocchiale di Maserà. «Dobbiamo piantarla con i confini: vanno valorizzati i carismi dei sacerdoti affinché si generi una comunione presbiterale che faccia crescere le parrocchie di uno stesso territorio in maniera equilibrata. Sono convinto che l’arrivo dei nuovi preti andrà in questa direzione: sapranno collaborare con le altre “belle teste” che hanno intorno e da qui potrebbe nascere una sperimentazione efficace per accrescere la qualità dell’esperienza di fede delle comunità vicine».

Sebbene sia diminuito il motivo dello scontro, ora restano le malattie dello sguardo da guarire. «Il Signore ci fa attraversare il deserto per liberarci dagli idoli e darci l’opportunità di una conversione profonda dell’anima. Sta qui il senso di questo tempo per San Lorenzo».

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