A Sassari le arti circensi e il “circo in parrocchia” avvicinano i giovani

Tante le iniziative delle Caritas diocesane per coinvolgere i giovani di cui si sta parlando durante il 40° Convegno nazionale in corso dal 16 al 19 aprile ad Abano Terme (Padova). Tra queste, il "circo in parrocchia" della Caritas di Sassari: le arti circensi diventano un mezzo originale per comunicare il Vangelo usando i linguaggi dei giovani.

A Sassari le arti circensi e il “circo in parrocchia” avvicinano i giovani

(da Abano Terme) A Sassari i giovani vengono avvicinati alla carità e al Vangelo attraverso una esperienza colorata e innovativa: il circo in parrocchia. È questa l’originale proposta che la Caritas di Sassari porta avanti dal 2009 e che ha coinvolto finora 250 ragazzi dai 13 ai 30 anni. Acrobatica, giocoleria, clown, le arti circensi diventano un mezzo per comunicare il Vangelo in maniera attraente usando i linguaggi dei giovani. È una delle esperienze raccontate durante il 40° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, in corso dal 16 al 19 aprile ad Abano Terme (Padova), centrato sul tema “Giovane è…una comunità che condivide”, anche in vista del Sinodo sui giovani previsto in ottobre. Oltre 600 i partecipanti, da 220 Caritas diocesane.

Modi nuovi per evangelizzare. Il circo in parrocchia, spiega Mirko Casu, direttore della Caritas di Sassari, “non vuole sostituirsi ad un percorso parrocchiale ma essere un segno per riflettere su modi nuovi per evangelizzare gli adolescenti. È il desiderio di vivere il servizio, è presenza e relazione con l’altro”. L’idea nasce in seguito ad un bisogno espresso dal parroco di Stintino, famosa e bellissima località marittima che si popola di vita in estate e diventa un deserto in inverno. I giovani sono quelli che più risentono di questo vuoto di opportunità, “da qui ci siamo interrogati su quali itinerari educativi proporre in maniera coinvolgente e continuativa”. Così, una settimana d’estate e un weekend in inverno, a gruppi di 20/30 giovani si svolgono queste esperienze residenziali, condividendo i pasti e gli spazi.

I quattro pilastri. Sono quattro i pilastri su cui fonda il circo in parrocchia: “La vita comunitaria, il Vangelo ascoltato e meditato, le arti circensi e il volontariato”, precisa Casu. Una dozzina di animatori volontari hanno frequentato corsi di giocoleria e clowneria e ora guidano i gruppi. All’interno del percorso si fanno esperienze di “catechesi narrativa”, chiedendo ai giovani di mettere in scena episodi del Vangelo: la distribuzione dei pani o pesci, il buon Samaritano, e così via. I ragazzi si identificano nei personaggi che rappresentano, raccontano esperienze simili che hanno vissuto personalmente.  “All’inizio c’era molto scetticismo – racconta Gavina Mucciolo, 27 anni, una delle animatrici del circo in parrocchia -. Ci dicevano: che c’entra il circo con il Vangelo? Invece ci siamo resi conto che aiuta i ragazzi a scavare in profondità, a definire la propria identità. Emergono talenti e caratteristiche, riescono ad esprimere meglio se stessi. Ho visto tanti giovani cambiare, rimettere in discussione la propria vita, fare scelte diverse e costruttive”.

Il quarto pilastro, fondamentale per chiudere il cerchio del progetto, è il volontariato. I ragazzi coinvolti dedicano tre giornate per attività di volontariato presso opere-segno della Caritas: case d’accoglienza per persone in detenzione, strutture per anziani poveri, comunità di recupero, comunità per disabili o per malati di Aids. Per la Caritas di Sassari il circo in parrocchia è diventato oramai un progetto permanente: oltre al fulcro della settimana e del weekend residenziale, durante l’anno si svolgono spettacoli. Diventa il pretesto per avvicinare sempre nuovi giovani e farli riflettere ogni anno su temi diversi: la Misericordia, la famiglia, e quest’anno il Sinodo dei giovani.

Altre iniziative nelle diocesi. Nei gruppi di lavoro al convegno sono stati presentati diversi progetti che vedono protagonisti i giovani. Don Paolo Zaramella, dell’ufficio pastorale giovanile nella diocesi di Padova ha raccontato come ne ha coinvolti sui social “almeno 5.000  in vista del Sinodo dei giovani, realizzando una web serie per spiegare il significato della parola Sinodo”, sconosciuta ai più. Ad Agrigento, la città italiana con la più alta percentuale di giovani Neet che non studiano né lavorano, c’è il progetto “Ce la sò! Generatori di futuro” finanziato dalla diocesi e dall8xmille Cei. Tra le varie iniziative uno Sportello di orientamento socio-lavorativo, che in tre anni ha incontrato almeno un migliaio di giovani. Le attività, spiega Valerio Landri, direttore della Caritas di Agrigento, “si svolgono in un ambiente familiare e informale, pensato come spazio relax in cui ‘darsi del tempo’. Questi metodi rendono i ragazzi protagonisti del percorso educativo che li coinvolge e stimolano in loro lo sviluppo di un senso critico e di una partecipazione attiva alla vita sociale”. Il servizio è aperto tre volte a settimana, i giovani vengono supportati nella stesura del curriculum e orientati nel mondo del lavoro. A Pescia c’è “Diversa-mente in Caritas”: un gruppo di giovani va nelle scuole a promuovere il servizio civile e settimane solidali di formazione al volontariato. A Biella una cinquantina di giovani sono coinvolti in un progetto-pilota sui temi dell’innovazione per il benessere nelle comunità locali. Si è partiti dal Piemonte (diocesi di Torino, Biella e Saluzzo) per poi arrivare anche a Trieste, Senigallia, Messina, Atene, con stage di volontariato in progetti sociali nei territori, incontri di tutoraggio, azioni di prossimità.

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Fonte: Sir