Ac del Triveneto. Quattro anni a servizio di ciò che è essenziale

Domenica 7 marzo si terrà il consiglio elettivo per il rinnovo della delegazione regionale. Uno sguardo al cammino compiuto...

Ac del Triveneto. Quattro anni a servizio di ciò che è essenziale

Domenica 7 marzo si terrà il consiglio elettivo dell’Azione cattolica del Triveneto per il rinnovo della delegazione regionale, dal titolo “Ho un popolo numeroso in questa città”. Il consiglio, online a causa della situazione attuale, vuole essere un momento di scambio tra delegazione uscente e presidenze diocesane di Ac, per rivivere questi quattro anni “al servizio di ciò che è essenziale” con uno sguardo sempre attento al mondo intorno a noi e teso al futuro.

Ci siamo fatti aiutare da alcuni membri della delegazione regionale uscente per raccontare cosa è stato il percorso vissuto insieme.

La dimensione regionale  «Mette in connessione»: così Federica Costantin, della Diocesi di Vicenza, “definisce” la dimensione regionale dell’Ac? «A livello triveneto, la compongono le 15 presidenze diocesane che si ritrovano e si confrontano periodicamente. È un collegamento, proprio un “link” fra i responsabili delle varie Diocesi. È un luogo di lettura della realtà, di condivisione di buone pratiche, di scambio di iniziative. È un luogo di relazioni associative fraterne, dove si cerca di condividere il bello, di sostenersi a vicenda. Il cuore della dimensione regionale è che il lavoro si basa più sui contenuti e le relazioni e un po’ meno sulle cose da fare».

A servizio della formazione delle coscienze A far da filo conduttore al lavoro regionale di questi anni il tema dell’Ac a servizio della formazione delle coscienze. «La coscienza – spiega Filippo Doni della Diocesi di Padova – è il luogo in cui decidiamo ciò che vogliamo essere, in cui la fede si traduce in scelte concrete, in cui le esperienze, gli incontri raffinano la nostra fede e la provocano a crescere. Oggi l’Ac è chiamata ad accompagnare le persone a leggere il proprio stato d’animo di fronte alle situazioni che vivono, ad assumere consapevolezza di come queste parlano del loro rapporto con il Signore, senza sostituirsi alle scelte personali e alla chiamata di ciascuno a rispondere ai fatti e alle persone che li interpellano. Questo chiede disponibilità a condividere, capacità di fare spazio alle parole e alle esperienze dall’altro, misurandosi con quanto ci provoca a crescere e uscire allo scoperto: la dimensione affettiva, la corporeità, l’impegno sociale e politico, il rapporto con il denaro, con l’ambiente, con il mondo virtuale».

Dimensione unitaria Tutto il cammino è stato vissuto in uno stile di corresponsabilità, con una particolare attenzione alla dimensione unitaria dell’associazione, un valore che descrive pienamente come l’Ac abbia a cuore la persona lungo il corso di tutta la vita. Agnese Roppa, diocesi di Gorizia, evidenzia che «l’unitarietà è un termine che assume quanto più il suo valore quando ci si trova a lavorare a livello regionale. Unitarietà significa cercare risposte e proposte alle esigenze che nascono dalle diocesi e dai settori per aiutare la riflessione condivisa tra giovani e adulti impegnati a formarsi e a servire attraverso diverse responsabilità associative. Unitarietà significa anche condividere le ricchezze e le fragilità delle Diocesi perché le diversità che le caratterizzano possano essere germi di bene per tutti, perché l’annuncio possa arrivare sempre più lontano anche in tempi nei quali l’incontro personale è difficile».

E... nell’anno del Covid? «L’Ac accompagnato i responsabili diocesani nel percorso totalmente nuovo dettato dalla pandemia – termina Francesco Vedana di Belluno-Feltre – Abbiamo cercato insieme di capire qual è l’essenza di essere laici di Ac e come continuare a esserlo con creatività pensando alle cose possibili anziché a ciò che il Covid ha sottratto. Ed ecco che il confronto ha portato a condividere mezzi vecchi e nuovi di relazioni associative dall’onnipresente Zoom, alla telefonata ai soci, fino alla lettera nella buca della posta, in cui tutti hanno trovato modo di sentirsi coinvolti. In tanti si sono sentiti dire: ringrazio il Signore che c’è stata l’Ac in questo anno!».

Alessandra Piva

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