Adorazione eucaristica. L’Eucaristia ravviva la speranza

L’Eucaristia alimenta, dilata, rafforza nel cristiano la spinta comunitaria e la certezza di formare un unico corpo che converge nella stessa fede, nella stessa carità, nella stessa speranza

Adorazione eucaristica. L’Eucaristia ravviva la speranza

Nella sua enciclica Spe salvi (Salvati nella speranza) papa Benedetto XVI ha dedicato alcune riflessioni (numeri 13-15) alla dimensione comunitaria della speranza cristiana. La sottolineatura può sorprendere. Spesso, infatti, la speranza viene identificata con le qualità della singola persona, col carattere fortunato, con la caparbietà nel difendere le proprie
convinzioni oppure con la facilità di sognare. La speranza è una delle tre virtù teologali. Ci viene donata con il battesimo, assieme alla fede e alla carità, e qualifica e accompagna la vita del cristiano. Charles Peguy, il grande scrittore francese, nel Portico della seconda virtù scrive che la speranza, rispetto alle altre due, è «la sorella più piccola, è una bambina da nulla, ma è una bambina che porta le altre due, lei sola guida le virtù e i mondi, essa è come la stella che ha guidato i tre re fin dal fondo dell’oriente». La speranza è il motore della vita. Senza speranza non si può vivere. È piccola ma non è puerile. È fragile ma è robusta e tenace. Si fonda, infatti sulla certezza (il Sommo Poeta direbbe: «Un attender certo») che Dio è fedele alle sue promesse, è Padre che porta in braccio i suoi figli lungo tutto il cammino, è Pastore che conosce per nome le sue pecore, le conduce per vie sicure, non permetterà mai che la prova sia al di sopra delle possibilità di affrontarla, e, infine, sarà Lui la ricompensa piena e finale. Ritengo davvero preziosa la sottolineatura dell’enciclica di papa Benedetto. Tutta l’esistenza cristiana ha un carattere comunitario. Nel battesimo noi veniamo vestiti della veste candida, ma anche inseriti nella Chiesa, nella comunità dei fratelli, nel “noi” del popolo di Dio. O più precisamente: nel Corpo del Signore, come cellule vive dell’unico organismo. Di conseguenza, anche la speranza noi la viviamo nella condivisione, nell’autentica sinodalità. Speriamo e guardiamo al futuro assieme agli altri fratelli, sorretti e sospinti dal loro credere e dal loro camminare. Soprattutto: dalla speranza di Maria e dei Santi. Speriamo, tutti insieme, nell’unica santa Trinità, nell’unica Chiesa, nell’unica patria, nell’unica vita eterna. Sulla base di questa visione comunitaria, comprendiamo anche il rapporto vitale che la virtù della speranza ha con l’Eucaristia. Troppo spesso l’Eucaristia è vissuta come un’esperienza prevalentemente individualista, come una “questione” che si esaurisce nel rapporto, sicuramente intenso ma individuale, con quel Gesù che riceviamo nella comunione. Ma il fine dell’Eucaristia non si limita a questo. C’è, anzitutto l’immagine del nutrimento, del sostegno alle forze fisiche e spirituali di colui che si comunica. L’Eucaristia è il pane della vita, il pane del cammino che ristora le energie e, di conseguenza, conforta la volontà di proseguire e di raggiungere la meta sperata. Ma c’è una più profonda finalità sostanziale. Noi mangiamo materialmente il corpo di Cristo per formare il corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa, la Comunità cristiana. «Poiché vi è un solo pane – dice san Paolo – noi siamo, benché molti, un solo corpo, tutti, infatti, partecipiamo all’unico pane» (1Cor 10,17). L’Eucaristia, perciò, alimenta, dilata, rafforza nel cristiano la spinta comunitaria e, di conseguenza, la certezza di formare un unico corpo che converge nella stessa fede, nella stessa carità, nella stessa speranza. In questa prospettiva, l’immagine più efficace e stimolante dell’Eucaristia è quella che si manifesta alla domenica, nel giorno del Signore, quando la comunità cristiana, si raduna per ascoltare la Parola di Dio, per nutrirsi del Pane del cammino, e ascolta e canta e loda e rende grazie. Al “mistero della fede”, proclamato dal celebrante dopo la consacrazione, il popolo di Dio risponde: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta». E così la celebrazione eucaristica diventa un’esperienza comunitaria che nutre e ringiovanisce e ravviva la speranza. Aiuta, sicuramente a riprendere con fiducia il cammino dell’ordinarietà della vita. Un’analoga esperienza di festa e di autentica e quotidiana speranza la viviamo anche in una delle realtà più significative della carità della Diocesi: è l’Opera della Provvidenza. Nata dal cuore generoso e illuminato di mons. Bortignon, oltre 60 anni fa, in un tempo in cui non esistevano leggi adeguate per andare incontro alle disabilità, non c’erano esperienze in atto, non c’erano risorse materiali messe da parte. È stata davvero un’impresa rischiosa, una sfida della fiducia nella Divina Provvidenza. È noto a tutti che, fin dal primo giorno, la giornata all’Opsa incomincia con la celebrazione comunitaria dell’Eucaristia e prosegue con l’esposizione del Santissimo Sacramento, che si prolunga per tutto il giorno e per tutti i giorni dell’anno, comprese le domeniche. È attingendo a queste fonti della speranza e della carità che l’Opsa ha potuto vivere e crescere lungo gli anni.

mons. Mario Morellato
Assistente spirituale di Casa Madre Teresa di Calcutta

Primo venerdì del mese nella chiesa del Corpus Domini

Ogni primo venerdì del mese appuntamento alle 18.30 con l’adorazione eucaristica animata dalla Rete mondiale di preghiera del papa per la Diocesi di Padova. L’intenzione di aprile è per una cultura della non violenza.

Rete mondiale di preghiera del papa: aprile

Intenzione di preghiera del papa
Preghiamo per una maggiore diffusione di una cultura della non-violenza, che passa per un sempre minore ricorso alle armi, sia da parte degli Stati che dei cittadini.

Intenzione dei vescovi
Preghiamo affinché siano create opportunità di lavoro per i giovani, che consentano loro di realizzare i propri sogni impegnandosi con coraggio e generosità per un mondo migliore.

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