Adorazione eucaristica. Nella liturgia va in azione l’opera dello Spirito

Nella liturgia, grazie l’azione dello Spirito Santo, prende forma sul piano storico l’azione redentrice voluta dal Padre in Cristo

Adorazione eucaristica. Nella liturgia va in azione l’opera dello Spirito

Con la liturgia viene celebrato nel tempo e nello spazio l’opus redemptionis cioè il piano storico-salvifico attuato dal Padre, in Cristo, per opera dello Spirito Santo, a bene della vita dei fedeli incorporati nella Chiesa e a beneficio della Chiesa che celebra il “mistero” nei suoi fedeli. Come tale, la liturgia è essenzialmente una manifestazione dello Spirito del Cristo glorificato. È altresì per opera dello Spirito Santo che ogni azione liturgica manifesta e attua la presenza del Cristo e che la “memoria” del “mistero salvifico” non è semplicemente un pio ricordo bensì “anamnesis-memoriale” storico-salvifico.

Nella celebrazione liturgica cristiana è iscritto il dna dello Spirito Santo, dunque tutto il programma genetico e la sua vitalità. È lo Spirito Santo che rende la celebrazione cristiana un evento di salvezza. Egli non solo è inscritto in essa ma ne è l’anima e l’essenza che v’imprime il valore. La celebrazione non è solo, o primariamente, una congerie di segni, gesti, riti, un cumulo di parole, un susseguirsi di canti, ma il luogo dove fiorisce lo Spirito Santo perché vi è effuso in pienezza. Lo Spirito Santo per primo interviene e scende, si attenda, prende possesso della celebrazione liturgica, inverando alle tre dimensioni della stessa egli santifica, rende il culto quello vero, in spirito e verità, e coinvolge la vita del fedele.

Lo Spirito Santo si trova nella celebrazione liturgica come nel luogo, per eccellenza, del suo agire. Di fatto la celebrazione che è già di per sé voluta dal Cristo, suo istitutore, d’intesa con lo Spirito Santo, è dallo Spirito Santo resa celebrazione dei misteri di Cristo. Ora, nella celebrazione, s’invoca  la presenza dello Spirito. La preghiera dell’epiclesi ne evidenzia l’accorato appello dei partecipanti perché egli sia presente. La sua presenza è legata in modo inscindibile alla sua azione. La celebrazione è epifania dello Spirito Santo nella sua globalità, perché lo è nei particolari. Passiamo in rassegna ogni singolo segmento della celebrazione eucaristica con cui essa si forma per mettere in risalto la portata e il significato pneumatologici, senza dimenticare che la celebrazione è simultaneamente un linguaggio con cui si parla a Dio e con Dio, cioè preghiera, e un linguaggio che parla all’uomo di Dio e su Dio. Mentre l’eucologia, nella celebrazione, chiede il dono dello Spirito, la celebrazione stessa è il “luogo” per eccellenza dove lo Spirito Santo viene donato.

Meriterebbe qui citare un insieme di orazioni o le stesse formule essenziali per l’amministrazione dei sacramenti secondo i rituali post-conciliari onde scoprirvi accentuazioni pneumatologiche. Tant’è che i Princìpi e norme per la liturgia delle Ore solennemente ricordano che «non vi può essere nessuna preghiera cristiana senza l’azione dello Spirito Santo, che, unificando tutta la Chiesa, per mezzo del Figlio la conduce al Padre» (Pnlo 8). Riferimenti allo Spirito Santo sono contenuti nelle preghiere liturgiche, specialmente nelle professioni di fede, nelle dossologie e in genere nelle conclusioni delle orazioni e, infine, alcuni inni. Il linguaggio liturgico stesso è pneumatologico nelle sue espressioni verbali, in certi gesti tipici, nell’uso di certe realtà con il silenzio. 

In un simile contesto ogni segmento della celebrazione in quanto facente parte di un tutto pneumatico-epifanico, partecipa di uguali, quasi medesime, caratteristiche. Quando i membri dell’assemblea, radunati, cantano a una voce e si identificano alla presenza della Santissima Trinità, tracciando poi su se stessi il signum crucis nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo si viene orientati ad attraversare la soglia del grande mistero.

Se si fa in comune l’esame di coscienza si chiede perdono delle colpe, come Chiesa, lì è lo Spirito che vigoreggia. Egli, infatti, è la remissione dei peccati («Signore, che hai effuso lo Spirito per la remissione dei peccati, Kyrie, eleison». cfr Kyrie tropato per il Tempo di Quaresima in Mesale romano 2020, p. 316). Per non tralasciare il Gloria che ribadisce la dimensione trinitaria della celebrazione e l’orazione-colletta che chiude i riti di introduzione e dove vi è sempre il richiamo espresso alla Trinità in quanto sono rivolte solitamente, salvo alcune eccezioni, al Padre per mezzo del Figlio, nello Spirito Santo. Se viene proclamata la Parola di Dio, è lo Spirito Santo che – ce lo ricorda sant’Ambrogio – parla per mezzo della voce del lettore (cfr. In morte del fratello, I,61) e dona il fervore per interpretare in modi diversi la stessa unica Parola, perché è lo Spirito Santo che ha ispirato la Scrittura.

Infatti, è sempre frutto del dinamismo dello Spirito la vivificazione della Parola di Dio proclamata nell’assemblea. La Parola non sarebbe accolta dai fedeli senza la mozione e l’azione dello Spirito Santo. Egli suscita l’accoglienza della Parola da parte dei fedeli. Se l’assemblea risponde agli inviti di chi presiede e prega, la sua voce – come ci ricorda san Basilio – è la concretizzazione sinfonica della voce dello Spirito Santo; infatti, la voce dello Spirito diventa la voce stessa di coloro che l’hanno ricevuto (Basilio Magno, Sullo Spirito santo 24,57). Nel simbolo o credo l’assemblea stessa professa le verità in cui crede («credo lo Spirito Santo che è Signore e dà la vita»). Se l’assemblea è in atteggiamento di offerta, è lo Spirito Santo che rende spirituale l’offerta e fa dei membri dell’assemblea liturgica un’offerta perenne e gradita al Padre (Rm 12,1).

Nella preghiera eucaristica – prendiamo in considerazione la seconda – l’invocazione dello Spirito Santo nella prima epìclesi, detta di consacrazione, per la santificazione delle offerte eucaristiche («santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito…») e per la presenza del Cristo in esse (transustanziazione) e la conseguente azione dello Spirito, adombrato con l’immagine di rugiada, trasforma il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo nostro Signore. Nella seconda epiclesi, detta di comunione – dopo l’anamnesi cristologica, si chiede «Ti preghiamo umilmente: per la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo». L’effetto più esplicito richiesto è l’unità ecclesiale, di cui lo Spirito Santo è il principio. Se il fedele nell’eucaristia comunica al Corpo e al Sangue di Cristo, è lo Spirito Santo che fa sì che il Cristo assimili il fedele a se stesso, così che questi venga progressivamente e ininterrottamente trasformato in creatura nuova.

È lo stesso Spirito che invia i credenti nell’oggi della vita perché l’epiclesi celebrata non disattenda quella vissuta e non si smorzi il dinamismo dello Spirito. Schematicamente si potrebbe dire che il prima celebrativo è il tempo in cui la presenza e l’azione dello Spirito Santo prepara il fedele alla celebrazione stessa, una grazia cioè preveniente. Il durante celebrativo è l’effusione dello Spirito Santo, nella continua giovinezza della Pasqua-Pentecoste. Infine, il dopo celebrativo, è il tempo in cui lo Spirito rinnova la portata salvifica della celebrazione che passa nella vita del fedele.

don Angelo Passarotto
Parroco di Grisignano di Zocco

Apostolato della preghiera, giugno 2022

Intenzione universale del papa
Preghiamo per le famiglie cristiane di tutto il mondo, perché con gesti concreti vivano la gratuità dell’amore e la santità nella vita quotidiana.

Intenzione dei vescovi
Perché i nostri cuori, alla scuola del Sacro Cuore, possano crescere nell’amore filiale e confidente verso il Padre.

Intenzione per il clero
Sacro Cuore di Gesù, sorgente e rifugio per ogni tuo ministro, accompagna passo passo i sacerdoti, con la potenza della tua grazia

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