Al termine del convegno Caritas di Abano: "Occorre una carità a 360 gradi"

“Occorre una carità a 360°, aperta a tutti quelli che possono essere gli ambiti di lavoro prevalenti, definiti dall’orizzonte statutario: quello della carità educativa...quello della carità concreta... quello della tutela dei diritti, cioè della carità Politica...quello della carità interna...al fine di sviluppare anche la comunione ad intra, segno e simbolo di quella generale”

Al termine del convegno Caritas di Abano: "Occorre una carità a 360 gradi"

Nella giornata di ieri al mattino i convegnisti presso l’Opera della Provvidenza Sant’Antonio hanno potuto conoscere meglio nove esperienze diocesane per lo sviluppo di comunità che coinvolgono giovani da altrettante diocesi del Triveneto: Belluno-Feltre, Trento, Gorizia, Bolzano-Bressanone, Treviso, Vittorio Veneto, Verona, Padova, Chioggia, Trieste, Venezia.

Nel pomeriggio sono ripresi i tavoli di confronto da cui sono emersi piste e spunti di lavoro. L’ultimo giorno di lavori si è aperto con una tavola rotonda su “Giovani per uno sviluppo di comunità. Voci dal territorio”, coordinata da Lucia Bellaspiga di Avvenire, con la partecipazione di Ennio Ripamonti, psicosociologo e formatore, docente nel Dipartimento di Psicologia − Università di Milano-Bicocca e Paolo Beccegato, vicedirettore di Caritas Italiana e responsabile dell’area internazionale.

Infine il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, ha delineato gli orientamenti per un cammino comune. “Già nel titolo questo Convegno – ha sottolineato don Soddu - ha voluto essere l’emblema di quanto la Chiesa avverte come urgenza nel focalizzare la propria attenzione: i giovani, la comunità e la condivisione. Ciascuno dei termini che compongono il titolo costituisce e porta in sé una peculiare attenzione del mondo Caritas; coordinati tra loro costruiscono la traccia per un più ampio campo d’azione, affinché la nostra attenzione ai tempi e ai bisogni possa sempre veicolare l’aspetto della prevalente funzione pedagogica che caratterizza il nostro mandato all’interno della Chiesa, nella società e nel mondo”.

“Occorre pertanto – ha proseguito - una carità a 360°, aperta a tutti quelli che possono essere gli ambiti di lavoro prevalenti, definiti dall’orizzonte statutario: quello della carità educativa...quello della carità concreta... quello della tutela dei diritti, cioè della carità Politica...quello della carità interna...al fine di sviluppare anche la comunione ad intra, segno e simbolo di quella generale”.

Infine il direttore ha sottolineato che “oggi le comunità entro cui viviamo sono realtà fragili, che sempre più si sfaldano e si spopolano, che cambiano, si arricchiscono di nuove persone, spesso giovani, migrate da altri Paesi, e quindi si ricompongono e si ripensano, non senza tensioni. Mutano e quindi anche noi dobbiamo mutare con loro, senza però omologarci alle mode o alle tendenze”. Lasciandoci guidare da alcune parole trasversali: coesione, riconciliazione, inclusione e, soprattutto, ripetendo sempre l’interrogativo dell’indimenticato don Giovanni Nervo: “Le nostre presenze di carità esprimono condivisione, promozione, coinvolgimento comunitario, impegno sociale e politico, preferenza per i più poveri?”... Solo così potremo riuscire ad avere un’attenzione particolare e costante al novum, ossia al futuro auspicato-voluto e tessuto con la presenza rigenerante di Dio”.

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