Alla “mia” chiesa ci metto la firma. A Taggì di Sopra e a Fratte restauro possibile grazie ai fondi dell'8 x mille alla Chiesa Cattolica

Restaurare «è lo specchio di una comunità parrocchiale viva e vivace – sottolinea don Paolo Pegoraro – che ci tiene che la propria casa sia aperta, accogliente e bella». Numerosi gli interventi di “cura” del patrimonio architettonico religioso, anche in Diocesi di Padova, finanziati con l’8 x mille

Alla “mia” chiesa ci metto la firma. A Taggì di Sopra e a Fratte restauro possibile grazie ai fondi dell'8 x mille alla Chiesa Cattolica

Al compimento dei cent’anni, la chiesa parrocchiale di Taggì di Sopra, si è “rifatta il look”. A permetterlo sono stati i fondi dell’8 x mille alla Chiesa cattolica (90 mila euro), oltre che un finanziamento della Fondazione Cariparo (50 mila). «Restaurare – sottolinea il parroco, don Paolo Pegoraro – è lo specchio di una comunità viva e vivace che ci tiene che la propria casa sia aperta, accogliente e bella. La chiesa è il luogo di riferimento del nostro incontrarci attorno al Signore, morto e risorto, e delle tappe fondamentali della vita di chi la frequenta, per questo è il primo luogo da mantenere accogliente». Numerosi, in questi cento anni – la prima pietra è stata posata il 25 aprile 1922 – gli interventi all’edificio, la cui costruzione richiese moltissimo tempo a causa delle difficoltà economiche. Solo nel 1928 la chiesa fu benedetta, ma appena quattro anni dopo furono interamente ricostruiti coro e sacrestia e nel 1939 fu completata la facciata. Altri interventi furono eseguiti negli anni Sessanta, nel 1970 in occasione del terzo centenario di costituzione della parrocchia e nel 1976, quando il terremoto del Friuli causò la caduta della croce dal campanile, che sfondò tetto e soffitto. Un’ultima fase di restauri avvenne tra il 1985 e il 1990: manto di copertura, nuova pavimentazione interna, rinnovo delle dotazioni impiantistiche, infissi e arredi. Gli ultimi interventi, resi possibili anche
grazie all’8 x mille, sono stati di risanamento e messa in sicurezza delle strutture murarie e lignee della parrocchiale. Guarda al proprio centenario, anche se sarà nel 2025, la parrocchia di Fratte di Santa Giustina in Colle, che negli ultimi due anni si è vestita a nuovo grazie al restauro degli esterni.

«L’obiettivo prefissato nel 2021 era il restauro del tetto della chiesa, finanziato con fondi dell’8 x mille, unitamente a un restauro parziale delle facciate fronte strada. Siamo andati ben oltre» racconta il parroco, don Domenico Zaggia, che spiega come il rifacimento del tetto fosse ormai urgente. La parrocchia inoltre ha approfittato dell’opportunità di beneficiare del Bonus facciate statale, che ha così permesso di estendere i lavori già previsti anche alle facciate rimanenti dell’edificio religioso, del campanile e della canonica. Il Bonus facciate si è aggiunto ai fondi ricevuti dall’8 x mille, 155 mila euro, cui si sono sommati altri 100 mila euro della Fondazione Cariparo. «Non va dimenticato – sottolinea il parroco – il contributo delle famiglie della parrocchia, che ha permesso di sostenere l’importo mancante nonché di restaurare il tetto della canonica e di dotare
la chiesa di un impianto antipiccione». L’effetto degli interventi sotto gli occhi di tutti: «Che bello attraversare il centro di Fratte e riempirci gli occhi della luminosità riflessa da questi edifici vestiti a nuovo – rileva don Zaggia –Adesso guardiamo avanti per affrontare altri interventi necessari, primo fra tutti il rifacimento del tetto del centro parrocchiale, che si trova anch’esso in condizioni precarie. Sarebbe bello poi, in occasione del centenario, che cadrà nell’anno giubilare 2025, completare i lavori della chiesa con il restauro degli interni».

Corresponsabili anche grazie all’8 x mille

Niente finanziamenti a pioggia per gli interventi di “cura” del patrimonio architettonico religioso. «Ogni comunità
parrocchiale è corresponsabile – spiega don Luca Franceschini – e ha il compito di reperire il 30 per cento dei fondi necessari, raccogliendo offerte e ricercando sponsor».

“Riparatori di brecce” con la propria firma

Dal 1° febbraio scorso don Luca Franceschini è il nuovo direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei. Sacerdote della Diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, prende spunto dalla propria esperienza pastorale d’origine per riflettere sull’importanza dei fondi 8 x mille nella manutenzione del patrimonio architettonico religioso e sul perché ogni firma che contribuisce a destinarli alla Chiesa cattolica sia fondamentale: chi firma, in qualche modo, si rende “riparatore di brecce”, come dice il profeta Isaia. «Nelle diocesi come la mia – esordisce don Franceschini – ci sono spesso comunità molto piccole che da sole non avrebbero mai le risorse necessarie per mantenere in buone condizioni le proprie chiese. Edifici che conservano una fetta importante dell’identità culturale dell’intera comunità, non solo di quella ecclesiale. Mentre le chiese erano inagibili per il terremoto, ad esempio, ho visto famiglie voler celebrare i funerali dei propri cari magari in un garage vicino alla
chiesa, pur di non spostarsi dal proprio paese d’origine».
Quanti interventi per il restauro di chiese sono stati finanziati in Italia nel 2021 con i fondi dell’8 x mille?
«Le richieste sono state 449, a fronte di uno stanziamento di 62 milioni di euro. È però importante precisare che il finanziamento non copre mai l’intero intervento di consolidamento e restauro: la comunità locale è chiamata sempre a fare la propria parte, provvedendo al 30 per cento della spesa. Ciò significa che grazie al contributo erogato nel 2021 si sono potuti realizzare lavori per quasi 90 milioni di euro. Con tutte le ricadute positive, tra l’altro, a livello di occupazione delle maestranze locali e per l’indotto turistico dei territori, trattandosi spesso di beni di rilevanza artistica».
Oltre agli edifici di culto, quali altre strutture beneficiano ogni anno di questi interventi?
«I fondi sono utilizzati da Diocesi e parrocchie anche per le esigenze collaterali al culto, come le canoniche o i locali per il ministero pastorale, come i centri parrocchiali, che spesso vengono messi a disposizione (in modo speciale durante
il Covid) dell’intera comunità civile. Vengono inoltre finanziati i restauri degli organi a canne e la collocazione, a tutela delle opere d’arte, di impianti di allarme e videosorveglianza. Con l’8 x mille contribuiamo anche a sostenere gli istituti
culturali delle Diocesi (musei, archivi e biblioteche), come pure le associazioni di volontariato che operano per l’apertura delle chiese e la valorizzazione del patrimonio culturale locale. Anche gli ordini e le congregazioni religiose che operano sul territorio possono usufruirne, per archivi e biblioteche di particolare interesse».

Stefano Proietti

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