Antonio, il santo che aiuta a ritrovare... se stessi. Nicola Vegro racconta il suo romanzo storico

Nicola Vegro nel suo romanzo storico mette in evidenza un santo coraggioso, che sa compiere scelte radicali interagendo con una società complessa come quella duecentesca, dove il nuovo ordine stava definendo il suo volto

Antonio, il santo che aiuta a ritrovare... se stessi. Nicola Vegro racconta il suo romanzo storico

“La pista storica è stata pienamente rispettata”: di questo si fa garante padre Luciano Bertazzo, direttore del Centro studi antoniani, che ha seguito pagina per pagina il romanzo di Nicola Vegro Antonio segreto: “Nicola mi mandava i capitoli man mano che li completava e abbiamo discusso a lungo sui diversi elementi. La provocazione è stata quella di mettere insieme i dati storici con la fantasia dello scrittore, chiamato a colmare le lacune della biografia antoniana.

Una fedeltà storica niente affatto scontata, come dimostrano alcune scelte divergenti del romanzo rispetto alle “verità” tramandate dalle agiografie canoniche: la venuta in Italia del giovane frate, reduce dalla rinuncia missionaria marocchina, determinata da una precisa volontà e non dalla fatalità della tempesta; la ponderata decisione di intraprendere la “carriera” del predicatore che alleggerisce la sorpresa della predica di Forlì; il cambiamento del nome del destinatario dell'appello alla conversione che Antonio rivolge durante il sinodo di Bourges non a Simone di Sully ma all'arcivescovo di Sens Gauthier Le Cornu...

“In alcuni casi – spiega padre Bertazzo – si tratta di letture assodate come per il naufragio sulle coste siciliane: appare ormai acquisito che Antonio non sia giunto in Italia trascinato da una tempesta, se non altro perché andando dal Marocco al Portogallo è difficile pensare a una rotta così divergente e poi perché è comprensibile che egli non voglia tornare in patria, essendosi tagliato i ponti alle spalle”. 

In altri casi sono riportati “alcuni particolari inediti della vita del Santo che, se avvalorati da ulteriori studi, potrebbero costituire una valida scoperta”: effettivamente quell'appellativo di “cornuto” dato nel 1225 da Antonio all'arcivescovo di Bourges nella cattedrale gremita era difficile da spiegare. Si era fatto riferimento perfino alla forma del copricapo episcopale... Vegro invece ha scelto un'altra strada: ha trovato su un'erudita storia della Chiesa francese di Claude Fleury la presenza sulla cattedra episcopale di Sens, diocesi a 190 chilometri da Bourges, tra il 1223 e il 1241 dell'arcivescovo Gualtiero Cornuto (Gauthier Le Cornu). Antonio quindi nel discorso che porterà alla conversione del presule non aveva usato il termine “Cornuto” come appellativo, ma chiamando per nome l'esponente di un'importante famiglia. L'importante però, sottolinea il direttore del Centro studi antoniani, è la rilevanza che viene data alla presenza minorita nell'ambito di un sinodo così importante. Siamo nel momento più incandescente della crociata anticatara, quando i frati mendicanti, francescani e domenicani, sostituiscono progressivamente i cistercensi nella predicazione antieretica. A poco tempo di distanza dalla lettera di Onorio III che rassicurava i vescovi francesi sull'ortodossia dei Minori, che non sono degli eretici ma una nuova istituzione riconosciuta dalla Chiesa, li troviamo già presenti e autorevoli, il che dimostra l'efficacia dell'opera compiuta da Antonio in Francia, come custode dei conventi di Limoges, dal 1225 al 1227.

Questi numerosi particolari storici vengono inquadrati da Vegro in un romanzo che è anzitutto racconto avvincente, che si fa leggere da tutti e che propone i contenuti dei Sermoni con partecipazione narrativa, senza alcuna pedanteria. “Antonio – chiosa ancora padre Bertazzo – ha costruito la sua opera omiletica nell'intero arco della vita, da Coimbra alla Francia all'Italia, nei diversi centro di cultura come Bologna, Montpellier, Vercelli, Padova, in cui aveva facile accesso a sillogi e florilegi biblici. Quando nel 1230 viene chiamato a far parte di quella importantissima commissione che il Capitolo manda al papa per interpretare il testamento di Francesco, composta di sei frati autorevoli per i compiti svolti nel primitivo francescanesimo, tutti impegnati sul piano pastorale, nella predicazione soprattutto, viene sollecitato dal cardinale di Ostia Rinaldo di Jenne, poi papa Alessandro IV, a completare i Sermoni. L'opera era quindi già in avanzato stato di elaborazione. Quando però arriva a Padova nell'ultimo anno di vita viene preso dal fuoco della predicazione e non riesce a completare i Sermoni festivi oltre la festa dei santi Pietro e Paolo. Le sue prediche non sono originali nei contenuti, ma piuttosto nel modo in cui riplasma il mare magnum di dati, informazioni, citazioni. La predicazione è per Antonio rivolta alla conversione che passa attraverso il sacramento della penitenza; le due cose fondamentali che poi diventeranno tipiche della pastorale minoritica sono: predicazione e confessione. La predicazione della Parola di Dio deve spingere alla rielaborazione della propria vita e la vita rielaborata si converte attraverso la confessione. Il predicatore, credibile per il suo stile di vita, enuncia una Parola che scaturisce dalla contemplazione.

Il confessore è il medico, che fa la diagnosi della malattia, e l'ostetrico che dalla penitenza estrae una nuova persona convertita”.

Scrittore, fotografo, regista, sceneggiatore

Nicola Vegro è fotografo, regista, sceneggiatore, autore di documentari e cortometraggi sulla realtà giovanile, l’emigrazione italiana negli Usa, le tradizioni popolari e religiose. È stato aiuto di Ermanno Olmi in due lavori importanti del maestro.

Padre Luciano Bertazzo. «Un racconto avvincente nel rispetto della storia»

«La pista storica è stata pienamente rispettata»: di questo si fa garante padre Luciano Bertazzo, direttore del Centro studi antoniani, che ha seguito pagina per pagina il romanzo di Vegro Antonio segreto: «La sfida è stata quella di mettere insieme la fedeltà ai dati storici con la fantasia e la libertà dello scrittore che ha narrato il santo con un racconto persuasivo e avvincente».

Una fedeltà storica niente affatto scontata, come dimostrano alcune scelte divergenti del romanzo rispetto alle “verità” tramandate dalle agiografie tradizionali: «In alcuni casi – spiega padre Bertazzo – si tratta di dati ormai assodati, come la scelta di Antonio venire in Italia, certo non determinata da una casuale tempesta». In altri sono riportati particolari inediti della vita del Santo che, se avvalorati da ulteriori studi, potrebbero costituire una valida scoperta». Il riferimento va all’appellativo “cornuto” affibbiato nel 1225 da Antonio all’arcivescovo di Bourges, Simone di Sully nel corso di un famoso sinodo. Vegro ha trovato che in realtà non si tratta di un appellativo, ma di un cognome. Il presule a cui si riferisce il veemente appello è Gauthier Le Cornu, arcivescovo di Sens.

La presentazione della teologa suor Mary Melone

Il prossimo numero (60) della rivista Il Santo pubblica la presentazione di Antonio segreto firmata dalla teologa Mary Melone, superiora generale delle Francescane Angeline, rettore emerito e docente dell’università Antonianum.

La speranza è di farne finalmente un film

Nicola Vegro non ha smesso l’abito di regista e sceneggiatore per indossare quello di scrittore: è convinto che il suo romanzo sia un’ottima base per un film su Antonio e sta lavorando a una sceneggiatura da proporre ai produttori.

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