Armando Gennaro, a un mese dalla morte. Docente e sindaco, ha saputo unire fede e vita

«Grazie Armando Gennaro, un maestro, un caro amico che ha saputo trasformare il talento ricevuto in una vita intera a beneficio della Comunità civile».

Armando Gennaro, a un mese dalla morte. Docente e sindaco, ha saputo unire fede e vita

A un mese dalla morte di Armando Gennaro, basterebbe la chiusa del discorso pronunciato dai colleghi docenti universitari all’alza bara nel cortile del Bo per ricordare la stoffa di cui era fatto. Basterebbe aggiungendo alla Comunità civile anche quella cristiana, a cui si è dedicato per l’intera vita, eccellendo nella qualità del suo servizio in tutti i campi in cui ha deciso di spendersi. La cattedra di Chimica e il pro-rettorato all’Edilizia all’Università di Padova sono mete raggiunte partendo dalle umili origini di figlio del fruttivendolo della sua Abano Terme, di cui già giovanissimo, nel 1970 diviene consigliere comunale per poi essere eletto sindaco nel 1979 ricevendo la pesante eredità di Federico Talami.

Nel 1988, al suo secondo insediamento come primo cittadino diceva tra l’altro: «Realizzare il bene comune, il bene di tutti, significa aiutare e servire di più chi è lontano dal bene, chi più ha difficoltà a raggiungerlo, chi meno ha forza e capacità di ricevere dalla collettività la giusta porzione a cui ha diritto». Parole in cui riecheggia la lezione di don Giovanni Nervo, a cui aggiungeva: «Il tempo, le energie, l’impegno che viene dedicato alla Pubblica amministrazione, al lavoro politico, al servizio delle Istituzioni, per grande o piccolo che esso sia per fruttuoso o meno che possa riuscire, per condivisibile o non che possa sembrare, merita sempre riconoscenza e gratitudine, perché è tempo rubato a se stessi, alla propria famiglie e al proprio lavoro».

Serietà nell’approccio, straordinaria determinazione nel leggere, documentare studiare con una capacità di resistenza alla fatica insuperabili. «Armando Gennaro – testimonia Giovanni Ponchio, anche lui sindaco di Abano – mi ha fatto sperimentare il significato di politica come la più alta forma di carità. Questo mi sovviene ogni volta che penso a lui, alle lunghe ore che abbiamo trascorso insieme nella fumosa sede della Democrazia Cristiana di Abano, tra i banchi del Consiglio Comunale e nell’amministrazione della città». Da amministratore, Gennaro ha saputo tradurre i principi della Dottrina sociale della Chiesa in progetti concreti. «Se non riusciamo a dare gambe e piedi agli ideali – diceva – rischiamo come cristiani di fare solo retorica, bella retorica, ma retorica». Per quanto riguarda invece l’impegno nella Chiesa di Armando Gennaro, la cifra fondamentale è stata l’invito a “prendere il largo” di papa Giovanni Paolo II. Ne è convinto Stefano Bertin, suo successore come vicepresidente del Consiglio pastorale diocesano (carica che Gennaro ha ricoperto dal 1998 al 2008).

«I suoi sapienti interventi, in particolare le sue introduzioni ai lavori del Consiglio – scrive Bertin – miravano sempre a interpretare il cammino pastorale diocesano all’interno del momento storico che si stava vivendo. Più volte ricordava che l’orizzonte della Chiesa è il mondo, il quale non è mai il luogo della perdizione da cui difendersi, ma il giardino di casa dove Dio ha seminato il suo Regno. La necessità, ribadita dal Concilio, di coniugare fede e vita, Armando l’ha testimoniata nella sua biografia; proprio questa intima coerenza di cristiano gli permetteva di porsi senza alterigia, ma grande lucidità, quale maestro nella lettura dei segni dei tempi».Francesco Ballan, attuale vicepresidente del Cpd, lo ricorda come «profondamente convinto che non fosse tollerabile sentirsi cristiani solo la domenica o solo in parrocchia quando partecipiamo alle nostre riunioni o celebrazioni». Determinante il suo contributo alla stesura degli Orientamenti pastorali diocesani 2005-2010 «che si ponevano il preciso obbiettivo di formare adulti capaci di creare unità tra fede e vita attraverso percorsi formativi che partivano dall’ascolto della vita letta alla luce del Vangelo».

testimonianze raccolte da Francesca Schiano

Il suo ultimo prezioso servizio: l’Irpea

«La prima volta che il nostro presidente è arrivato in Irpea dopo la nomina da parte del vescovo Claudio, ha esordito dicendo: “Sono qui per aiutare” – ricorda il direttore generale della Fondazione Stefano Rizzo – E questo ha fatto per tutta la durata del suo mandato fino alla prematura scomparsa, con una vera e propria messa a disposizione dell’ente e delle sue finalità di servizio alla comunità». La sua ultima uscita pubblica è avvenuta nella comunità parrocchiale di Vigodarzere dov’era intervenuto a presentare un progetto cui era particolarmente legato, ossia l’ampliamento della comunità-alloggio Tescari. Reputava questa esperienza un servizio dai forti connotati di “casa”, inserito in una comunità viva, e lo definiva come il «fiore all’occhiello» di Irpea. Il sogno dell’espansione di Casa Tescari era la possibilità di collocare i progetti di vita di altre quattro persone in un contesto allargato, aperto e inclusivo, mediante una presa in carico da parte della comunità intera. Lo stesso elemento di apertura e partecipazione sociale lo aveva portato ad accogliere l’idea innovativa di realizzare gruppi appartamento per l’abitare autonomo all’interno di un contesto come il condominio inclusivo Battisti 239. Era sua profonda convinzione che la vita indipendente non fosse possibile senza il pieno coinvolgimento della società, in questo caso il vicinato: teneva particolarmente all’evoluzione della filiera dell’abitare verso l’autodeterminazione delle persone e la loro progressiva emancipazione. Armando Gennaro è stato molto vicino ai servizi educativi, in particolare alla scuola primaria Vanzo. Vedeva nel progetto educativo e nel lavoro degli insegnanti la possibilità di far comprendere ai bambini e alle bambine la complessità delle relazioni umane e sociali. Da uomo di scienza, era sensibile alla conoscenza delle materie scientifiche, allo sviluppo del pensiero critico, all’interiorizzazione dei principi di convivenza civile e cittadinanza attiva. «Uomo della concretezza, del dialogo e della visione – conclude Rizzo – Il suo più grande contributo è stato lo stimolo continuo a non chiuderci in noi stessi, nemmeno nei momenti più bui della pandemia, perché c’è sempre un aspetto della società che ci chiama ad assumerci una responsabilità più alta verso gli altri. Questo è il suo lascito, che vogliamo portare avanti nell’operato di Fondazione Irpea».

Povertà educativa Una piaga per il Sud Italia

“Strumenti per crescere” è il bando lanciato da Fondazione Cassa depositi e prestiti e dall’impresa sociale Con i bambini per contrastare la povertà minorile in Italia e in particolare al Sud. Nel Meridione il 53 per cento dei ragazzi non ha competenze matematiche sufficienti, meno del 60 per cento ha a disposizione una connessione internet e il 17 per cento non ha competenze digitali adeguate. per Marco Rossi Doria vanno potenziate le conoscenze di base e in particolare le discipline Steam.

Suor Cecchin beata, messa con il card. Semeraro

Maria Carola Cecchin (1877-1925), di Cittadella, sarà la prima suora cottolenghina beata (22 novembre a Meru, Kenya). Il 14 maggio il card. Marcello Semeraro, nella Chiesa della Piccola Casa di Torino, presiede una messa in preparazione.

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