Azione Cattolica. Discepoli-missionari. Nuovo progetto formativo degli educatori

Viene presentato questa domenica in seminario minore, nel primo di una serie di incontri rivolti ai responsabili associativi a livello parrocchiale e vicariale

Azione Cattolica. Discepoli-missionari. Nuovo progetto formativo degli educatori

«Abbiamo scelto questo titolo – Discepoli-missionari – richiamandoci allo spirito della Evangelii Gaudium che, come associazione, abbiamo fatto nostro: siamo chiamati a crescere come evangelizzatori e, nello stesso tempo, a lasciare che gli altri ci evangelizzino costantemente. Questo invito ha ispirato anche il progetto di formazione: desideriamo formare educatori che non si concentrino solo nella cura del proprio gruppo associativo, ma sappiano riconoscere e comunicare la bella notizia del Vangelo in tutti gli ambiti della vita». Così la commissione formazione dell’Ac di Padova, spiega il titolo – e non solo – del nuovo progetto di formazione degli educatori.

Da dove nasce il progetto? E verso dove vuole andare?

«Nasce da un ripensamento su modi e percorsi finora in uso per formare gli educatori. In una società profondamente cambiata, ragazzi sempre più giovani, anche minorenni, si avvicinano al servizio educativo, anche per colmare vuoti, sulla spinta dall’emergenza. Spesso non vengono affiancati con continuità da educatori più esperti, da responsabili adulti o da giovani vicari parrocchiali, sono in un certo senso quasi abbandonati a se stessi e la loro formazione non può che risentirne, soprattutto negli aspetti meno legati a compiti operativi (motivazione, spiritualità, appartenenza comunitaria e associativa). Questo, tra l’altro, provoca anche precoci abbandoni. Con il nuovo progetto abbiamo predisposto un percorso strutturato e graduale per futuri educatori, dai 16 anni in poi, per formare giovani maturi nella fede, consapevoli e responsabili nella cura dei piccoli e dei ragazzi affidati a loro. A questo percorso la parrocchia, il vicariato e la Diocesi danno il loro apporto in momenti diversi, in un disegno organico e di ampio respiro».

Cosa vuol dire oggi formare educatori di Ac?

«Trasmettere ai ragazzi e ai giovani un’idea e un metodo di formazione, dare loro criteri e strumenti essenziali per formarsi e per accompagnare bambini e ragazzi nella loro crescita umana e spirituale. Oggi è fondamentale indicare ai futuri educatori che mettersi al servizio dei più giovani è prima di tutto una scelta di fede e che il compito educativo non è solo e non tanto guidare e coordinare attività o applicare conoscenze e competenze tecniche, ma dedicarsi agli altri e annunciare loro la buona notizia del Vangelo, insieme a una comunità, con la vita e con l’esempio. Per questo motivo l’essere viene prima del fare: la formazione personale, basata su preghiera, riflessione e confronto con gli altri, è indispensabile per prendersi cura di coloro che ci sono stati affidati. Formare educatori di Ac significa affiancare con cura, affetto, discrezione e fermezza alcuni ragazzi in un cammino che li porti, passo dopo passo, a scoprire se stessi, la propria vocazione e la propria appartenenza a una comunità».

Punti di forza e di debolezza di questa “impresa” che è nel Dna dell’Ac?

«Formare educatori non significa solo assicurare risorse per la cura di bambini e ragazzi, ma investire sui giovani, farne protagonisti e parte attiva nella trasmissione della fede e nella vita di una comunità, formarli come persone, laici attivi e corresponsabili nella Chiesa e nel mondo. Formare educatori è impegnativo: è richiesto a ragazzi e a giovani, spesso bombardati da stimoli e impegni, di mettersi in gioco, di riflettere sulla propria fede e di formarsi attraverso il confronto e la collaborazione con gli altri con continuità; i responsabili, gli adulti e la comunità non possono limitarsi ad assegnare o delegare ai giovani compiti da fare, ma devono stare accanto a loro, offrendo riferimenti ed esperienze, affiancandoli con fiducia, attenzione e interessamento e lasciando loro spazi, tempi e occasioni per la maturazione personale. Formare educatori è faticoso e richiede l’impegno consapevole di tutti, ma è indispensabile per il futuro delle nostre comunità e della Chiesa».

Cosa è chiamato a fare un responsabile di Ac quando ha in mano il progetto di formazione degli educatori?

«Leggerlo, coglierne lo spirito e le idee di fondo e lasciarsi interpellare da esso. Responsabili parrocchiali e vicariali, individuati gli educatori disponibili, promuovono iniziative formative diocesane, attivano risorse a livello locale, programmano e realizzano proposte vicariali, dedicando particolare cura nel seguire e monitorare il percorso formativo di ciascun educatore. In linea di massima, i responsabili parrocchiali curano soprattutto le relazioni con gli educatori della propria comunità, mentre i responsabili vicariali per la formazione coordinano la realizzazione delle proposte vicariali, in sinergia con la Diocesi. Parrocchie, vicariati e Diocesi insieme collaborano nel tracciare una mappatura della formazione degli educatori attivi nel territorio diocesano. La formazione deve essere progettata, condivisa, programmata, ricalibrata e verificata, di volta in volta».

«Due anni di lavoro belli e stimolanti»

«Abbiamo dedicato due anni all’elaborazione e alla stesura del progetto formativo – racconta la commissione formazione – Per noi è stato un periodo bello e proficuo, ricco di incontri e di scambi con tanti amici, responsabili associativi, formatori e docenti universitari. Il confronto con figure appassionate e competenti che non appartenevano all’Ac ci ha permesso di rileggere la formazione degli educatori e la stessa esperienza associativa anche alla luce dell’attuale contesto socio-culturale. Un risultato molto utile di questo percorso è la riflessione sugli “adulti significativi”, incentrata sul possibile ruolo di un accompagnatore adulto a fianco di giovani che si avvicinano al servizio educativo».

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