Bethesda. La comunità di famiglie che sceglie l'accoglienza e realizza il suo sogno

Famiglie di famiglie. Proprio in questi giorni la comunità Bethesda, che riunisce quattro famiglie, compie due anni e testimonia la bellezza dell'accoglienza

Bethesda. La comunità di famiglie che sceglie l'accoglienza e realizza il suo sogno

Quattro famiglie “adottano” una mamma e il suo bambino. Casa Bethesda, realtà nella parrocchia del Sacro Cuore dove abitano insieme quattro coppie (e i loro quindici bambini), si è aperta all’accoglienza. Negli spazi comuni di questo “monastero di famiglie”, nato da un percorso che aveva visto coinvolto anche padre Paolo Bizzeti, ora vescovo in Anatolia, sono stati accolti una mamma e un bambino in difficoltà per fare un tratto di strada insieme, per camminare verso l’autonomia.

«Una volta stabiliti qui – raccontano Mauro Marangoni e Chiara Bolzonella, già fidei donum in Kenya e una delle quattro coppie di Bethesda – ci siamo detti che sarebbe stato bello accogliere qualcuno. Certo, siamo famiglie, non siamo i salvatori di nessuno, ma abbiamo rimesso a Caritas la nostra disponibilità». Dal dialogo con il diacono permanente Lorenzo Rampon e con Opera Casa Famiglia, questa disponibilità – diventata nel frattempo un vero e proprio “sogno” – si è concretizzato: «Volevamo dare spazio non solo a parole, ma nei fatti, a qualcuno che aveva bisogno di un luogo dove poter imparare a spiccare il volo».

L’obiettivo che Casa Bethesda si è prefissata con Caritas è preciso: «Ci siamo presi un impegno triennale per aiutare questa mamma a mettere le radici in questo territorio, dato che suo figlio va a scuola con i nostri figli, aprendosi poi a una vita indipendente». «È un’esperienza molto bella – confida Mauro Marangoni – perché ci ha aiutato ad aprirci. Abbiamo condiviso molto della nostra vita quotidiana, mentre la positività e la fiducia che questa famiglia ha nei nostri confronti per noi è una testimonianza molto forte, dalla quale possiamo imparare moltissimo».

Valori elevatissimi, vissuti però nei piccoli fatti di tutti i giorni: «Siamo famiglie normali e abbiamo giornate normali come tutte le famiglie – aggiunge Chiara Bolzonella – ogni mattina si prende e si va a scuola, ma io, invece di avere solo i miei tre figli in macchina ho sette bambini. Facciamo economie di condivisione, ma soprattutto mettiamo insieme la nostra normalità scoprendo così tantissime cose nuove».

I cinque pilastri che reggono la comunità

Una famiglia di famiglie, aperta alla comunità e alla Chiesa. La comunità Bethesda nasce dall’esperienza e dalla fede di quattro famiglie, tra le quali quella dei già fidei donum in Kenya Mauro Marangoni e Chiara Bolzonella. Realizzata nella parrocchia del Sacro Cuore dal restauro di un casolare abbandonato da più di dieci anni, la casa è formata da quattro unità abitative indipendenti e da un’area comune in cui c’è una cappella e un salone per gli incontri ricavato da un vecchio fienile. Proprio qui, ogni settimana, Bethesda diventa porto sicuro per gruppi parrocchiali, gruppi di catechesi e scolaresche. Il nome scelto per questo luogo deriva dalla piscina dove Gesù guarì il paralitico, una piscina con cinque porticati, esattamente come gli archi della barchessa. Si tratta di una simbologia che richiama anche i cinque pilastri di Casa Bethesda: l’ascolto della Parola di Dio, la misericordia, la fraternità, il servizio alla Chiesa e l’accoglienza.

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