Caritas Local Lab: un bilancio. Seicento presenze agli incontri di formazione nei vicariati

Sono iniziati a febbraio a San Bellino in Padova e si sono chiusi giovedì 27 aprile ad Abano Terme i Caritas Local Lab.

Caritas Local Lab: un bilancio. Seicento presenze agli incontri di formazione nei vicariati

Questi incontri di formazione – suddivisi in tre laboratori concomitanti sullo stile Caritas, sulla capacità di osservare la realtà circostante e infine sulla cura “di chi si prende cura” – hanno avuto ampio successo. Più di seicento presenze e “muri” di post-it di feedback positivi. «Nel laboratorio sulle emozioni – spiega Giuseppe Pappalardo di Caritas Padova – ho potuto per la prima volta ascoltare i vissuti dei volontari Caritas, arricchendomi da vari punti di vista». «È stata l’occasione di incontrare gli operatori delle parrocchie e dei vicariati dopo la pandemia – aggiunge Daniela Crivellaro – e di rendermi conto di quanto, a volte, la solitudine percepita da questi volontari sia un tema trasversale a tutto il territorio della Diocesi».

«Nel laboratorio sull’identità – prosegue il direttore di Caritas Padova, Lorenzo Rampon – sono emersi quegli elementi dell’identità Caritas che riguardano l’aspetto della fede, come l’azione caritativa sia generata e generi a sua volta alla fede, ma anche l’aspetto comunitario, che la risposta che viene data ai bisogni non è data dai singoli operatori ma a nome della comunità, e quindi il rapporto tra gli operatori deve essere armonico». In coda, cruciale la dimensione della testimonianza: «L’azione di Caritas – conclude Rampon – deve essere educativa verso la comunità cristiana, perché si senta protagonista in prima persona e non si limiti a delegare a chi si occupa materialmente del servizio. La lettura, nei gruppi, dei testi di mons. Giovanni Nervo ha dato la sensazione a chi ha partecipato di come sia importante tornare spesso all’identità Caritas per orientare la propria azione».

«Grazie per averci donato un momento di condivisione e consapevolezza»

Nell’era della digitalizzazione e delle comunicazioni dematerializzate è suggestivo immergersi nel mare di post-it, scritti a penna da centinaia di operatori Caritas al termine di ciascun Caritas Local Lab.

Grafie diverse, stampatelli e corsivi, mani calcate o tocchi leggeri restituiscono, oltre alle parole e alle frasi di senso compiuto, anche l’affetto e l’emozione di essersi ritrovati insieme dopo tanto tempo. «Grazie per averci donato un momento di condivisione e consapevolezza!», «Grazie perché anche noi ci siamo sentiti accolti con le nostre fragilità; ringraziano alcuni, mentre altri auspicano: «Parliamoci, dialoghiamo di più anche tra noi», e «manteniamo lo sguardo a chi chiede aiuto non solo con gli occhi, ma soprattutto con il cuore». In molti sintetizzano in poche parole il messaggio che si sono portati a casa: «Chiamati a vivere la carità», «toccare l’animo umano», «condividi il tuo amore», «essere appassionati di umanità», «vivere il Vangelo è una chiamata!», «la carità non è delegabile», «incontro = ricchezza», «ogni uomo è il tesoro di Dio (sacralità della persona)», «la necessità di tornare alle radici. Ritrovarci». Alcuni ringraziamenti fanno leva sull’identità di Caritas, basata sul Vangelo: «Grazie per la crescita insieme e per aver fatto esperienza di Gesù, “amatevi come io vi ho amato”», «come gli apostoli!», altri ancora sullo stile, basato sull’accoglienza: «Grazie per aver sottolineato la bellezza dell’ascolto, non giudicando nessuno». C’è chi indica strategie concrete: «Osservare le risorse per ripartire». Chi invece era gli esordi: «È stata la mia prima riunione Caritas. Ringrazio il gruppo Emozioni per le esperienze condivise». Infine, c’è chi confida: «Mi avete tirato su il morale! Grazie».

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