Caselle, Murelle e Cazzago. Gli spazi di dialogo partono tra attesa ed entusiasmo

«Un grazie a Sara, Luisa, Giulia e Alberta di Murelle, e a Elisa, Cristian, Alessio, Mattia, Matteo, Monica, Cristiana e Giulia di Caselle». Sono le parole del parroco, don Mirco Zoccarato ai facilitatori scelti per accompagnare le due comunità cristiane nella fase preparatoria verso il Sinodo diocesano e presentati ai parrocchiani durante una delle ultime messe domenicali.

Caselle, Murelle e Cazzago. Gli spazi di dialogo partono tra attesa ed entusiasmo

I dodici facilitatori si sono incontrati all’inizio del mese di ottobre per una serata di condivisione in cui sono emersi pensieri e sensazioni riguardo il loro essere chiamati a guidare gli spazi di dialogo. «Ritengo intelligente una Chiesa che si interroga e sappia mettersi in discussione», ha affermato uno di loro. «Possiamo cercare di tirar fuori quello che le persone pensano», il commento di un altro. E, ancora: «ho delle bellissime aspettative», «è una bella occasione per sognare una Chiesa più umana, più vicina alle persone e meno formale», «sarà un modo di crescere anche per me… sarà un dare e un avere», «più che raccogliere dovrò saper cogliere», «come ci chiede papa Francesco: mi metto a “servizio” della Chiesa», «ho accettato l’invito perché quando il vescovo Claudio lo ha chiesto è stato come se fosse stato Gesù stesso a chiedermelo». «In quella serata ho ringraziato il Signore – commenta don Mirco – per come riesca sempre a suscitare e far nascere nei cuori delle persone desideri davvero profondi e molto belli così come saranno le tante riflessioni che potremo fare insieme lasciandoci coinvolgere dai nostri facilitatori». L’appello è a quanti sono ancora indecisi perché partecipino a questa bella avventura, sono ancora possibili le adesioni per far parte degli spazi di dialogo prima che prendano avvio nel prossimo mese di novembre.

Hanno invece le idee ben chiare sulla partecipazione al cammino sinodale Sara Balzano e Carmen Tombolato due dei cinque facilitatori che, nella vicina parrocchia di Cazzago di Pianiga, hanno accettato di mettersi in discussione prendendo parte alle serate di formazione organizzate dalla Diocesi, che si è conclusa in questi giorni. «Essere a disposizione, mettersi in ascolto, accogliere è quanto ci è stato sottolineato nell’incontro formativo a cui ho partecipato – commenta Sara, medico cinquantenne che da anni frequenta la parrocchia pur non ricoprendo attualmente nessun ruolo attivo – Ci è stato spiegato come si conducono i gruppi e in che modo riuscire a creare relazioni. Ora ci aspetta un ulteriore riunione nell’ambito del consiglio pastorale per decidere le composizioni dei gruppi, poi ciascuno di noi gestirà in autonomia i rispettivi spazi di dialogo impegnandosi a riportare, alla fine dell’esperienza, quanto emergerà». Per Sara il percorso del Sinodo fatto fin qui è decisamente positivo ed è convinta che uno degli aspetti più rilevanti sia proprio quello di mettersi in ascolto. «I gruppi saranno trasversali per età ed esperienze, sarebbe interessante coinvolgere anche persone esterne agli ambiti parrocchiali così da sentire il loro punto di vista e sperimentare davvero una Chiesa accogliente».

L’esperienza dei corsi di formazione risulta positiva anche per Carmen Tombolato, 54 anni, funzionaria di banca con studi di psicologia, che ha partecipato ai tre appuntamenti proposti dalla Diocesi nella chiesa di San Bonaventura, a Cadoneghe. «Nella prima serata, condotta dalla segreteria del Sinodo, ci è stato presentato il percorso generale, l’organizzazione, il significato stesso e lo spirito del Sinodo, e ci è stato consegnato il materiale per prepararci. Nel secondo incontro, invece, si è parlato di comunicazione in senso più stretto, sono state suggerite idee pratiche e forniti gli strumenti per condurre gli spazi di dialogo. L’ultimo appuntamento è stato una vera e propria prova generale, con la simulazione di un gruppo di lavoro in cui abbiamo toccato con mano quanto andremo a fare». Per Carmen la formazione è stata ben curata, ha permesso di calarsi nel clima giusto. «Mi sono resa conto, dalle domande che venivano fatte – prosegue – che per alcuni facilitatori non era affatto chiaro il ruolo che si doveva svolgere. In questo senso gli incontri hanno chiarito in maniera esaustiva i dubbi, spiegando il modo più adatto per affrontare le serate puntando soprattutto sul favorire un clima di fiducia, improntato a un dialogo tranquillo e semplice che faccia emergere sentimenti profondi ed emozioni delle persone, soprattutto rispetto ad alcuni temi, insieme ad aspetti nuovi che vadano al di là di quelli puramente religiosi. Devo dire che ho riscontrato entusiasmo tra i facilitatori, parlando tra noi sono emersi valori molti belli condivisi e voglia di mettersi in gioco in questo percorso».

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