Catechesi con l’arte. La Madonna con Bambino di Roncajette in mostra al Museo diocesano

Ormai prossimi all’apertura della mostra “A nostra immagine. La scultura in terracotta a Padova nel Rinascimento da Donatello a Riccio” al Museo Diocesano di Padova, presentiamo un’opera in esposizione: la Madonna con Bambino della parrocchia di Roncajette.

Catechesi con l’arte. La Madonna con Bambino di Roncajette in mostra al Museo diocesano

L’opera è stata sottoposta alle intemperie meteorologiche, poiché collocata per un lungo periodo in un capitello di strada. Nonostante le evidenti manomissioni, il restauro ha messo in evidenza il fine modellato della terracotta. L’autore potrebbe essere Andrea Briosco detto il Riccio, un artista di Trento che arriva a Padova alla fine del Quattrocento; avrebbe realizzato l’opera all’inizio del secolo successivo. Proprio in questo periodo l’artista matura un linguaggio più classico e anche i soggetti religiosi destinati alla devozione popolare presentano evidenti richiami al mondo antico e pagano, con un plasmato colto e raffinato e teso verso la classica nobiltà.

Una donna seduta su un trono sorretto da due putti, che confermano la regalità e la sacralità del soggetto rappresentato, sostiene sulla gamba sinistra un infante che prova a reggersi sulle proprie gambe. La testa della Vergine è leggermente inclinata verso quella arruffata del piccolo Gesù: un gesto d’affetto di una madre. L’avambraccio sinistro puntella il bambinello già proiettato nella sua missione terrena, come suggerisce la sua mano benedicente. Un volto e un gesto che esprimono quella tenerezza di madre e ne esaltano la sua umanità, che si riconosce anche nella nostra. Una madre che sostiene e offre al tempo stesso, dice in sintesi la missione della Vergine Maria, ma dice anche la missione di ogni genitore che vuol generare alla vita. Sapere sostenere, guidare, curare, ma anche lasciare andare, permettere che il figlio faccia la sua strada, riconoscendo che non è un proprio possesso, ma un dono di Dio che ci è affidato.

Michele Anselmi

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