Catechesi e disabilità. Comunità che hanno a cuore i più fragili

«Creare una parrocchia pienamente accessibile, richiede non solo l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma soprattutto atteggiamenti e azioni di solidarietà e servizio da parte dei parrocchiani nei confronti delle persone con disabilità e delle loro famiglie. La meta è che arriviamo a parlare non più di “loro”, ma solo di un “noi”». Aiutati da queste parole di papa Francesco, comprendiamo come la presenza di persone con disabilità sia un’opportunità di crescita per ogni parrocchia e ci provochi al superamento di quei pregiudizi e barriere che abbiamo nel cuore. Per questo è importante che le nostre comunità siano aperte, attente alle situazioni di fragilità e capaci di entrare in relazione con ogni persona e la sua famiglia. Tale atteggiamento caratterizza catechisti, educatori e operatori pastorali: entrare in relazione vuol dire avvicinare le persone e far sentir loro meno solitudine, come molte famiglie sentono, purtroppo, soprattutto quando vivono esperienze di croci piccole o grandi. L’accompagnamento non è solo farsi prossimo, ma chiede di essere attenti, usando modi e linguaggi comunicativi adeguati alle situazioni che si presentano. L’Ufficio per l’annuncio e catechesi, in questi mesi, ha consolidato l’equipe del Settore catechesi e disabilità, perché possa condividere, con i catechisti e le loro comunità, quelle necessità e quei mezzi utili per una pastorale senza barriere. Tale ripartenza avviene anche in collaborazione con la Pastorale dei giovani, partendo dal loro Vademecum, presentato negli ultimi incontri zonali. È compito delle comunità aprirsi all’accoglienza e alla presenza “ordinaria” delle persone con disabilità, attivando una cultura dell’inclusione contro la logica dello scarto, scoprendo la bellezza e la gioia della fede di cui tutti siamo portatori.

Mauro Bettella
settore Catechesi e Disabilità