Celebrazioni dei 140 anni delle Cucine economiche popolari e 5 della Fondazione Nervo Pasini. Una porta aperta a tutti

Celebrazioni. 140 anni delle Cucine economiche popolari e 5 della Fondazione Nervo Pasini. Nella festa del Corpus Domini si sono ritrovati, in Cattedrale, Elisabettine, operatori, volontari... Il vescovo: «Pani e pesci moltiplicati da Gesù sono arrivati fino a noi, ne siamo custodi»

Celebrazioni dei 140 anni delle Cucine economiche popolari e 5 della Fondazione Nervo Pasini. Una porta aperta a tutti

Una parte di quelle delle dodici ceste con il cibo avanzato dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, da parte di Gesù, è arrivata fino in via Tommaseo, a Padova. Con questa immagine il vescovo Claudio Cipolla, nell’omelia della messa del Corpus Domini in Cattedrale, domenica scorsa, ha spiegato il legame tra la festa liturgica e la Fondazione Nervo Pasini, nata cinque anni fa.

«Gli apostoli hanno visto nella gente quello di cui loro stessi avevamo bisogno. È una fame complessa, che riguarda il cibo, ma anche amicizia, relazioni e giustizia. Tutti ne abbiamo bisogno, così come di miracoli. Quelle dodici ceste sono ancora a disposizione, perché c’è ancora quella fame. È il pane che Gesù dà ai suoi discepoli, arrivato fino a noi, e noi ne siamo i custodi». L’anniversario della nascita della Fondazione Nervo Pasini, avvenuta il giorno del Corpus Domini del 2017, ha anche aperto le celebrazioni per i 140 anni delle Cucine economiche popolari (Cep). La ricchezza di questa lunga storia è stata espressa molto bene prima della messa dai rappresentanti dei diversi gruppi che, nel tempo, ne hanno raccolto l’eredità: le suore Elisabettine, gli obiettori di coscienza, gli operatori, le parrocchie che organizzano i pranzi domenicali, i volontari e gli ospiti.

«Intendiamo condividere questa lunga storia, iniziata il 17 settembre del 1882 per iniziativa di Stefania Omboni – ha sottolineato la direttrice, suor Albina Zanonà – Ci piace pensare alle Cucine come una grande comunità, una porta aperta a tutti». Suor Paola Rebellato, superiora provinciale delle suore Francescane Elisabettine, ha sottolineato come la storia delle Cucine sia stata sempre «connotata dalla presenza femminile. Noi suore Elisabettine stiamo rivedendo il disegno della nostra presenza in Italia, ma le Cucine sono un luogo privilegiato, dove poter esprimere la nostra identità carismatica». L’esperienza degli obiettori è stata riportata da Nicola Petrone: «Quello che si impara alle Cucine è l’esperienza della carità e il rispetto delle persone e della loro fragilità».

Per Davide Rampazzo, operatore Cep dal 2002, «è un onore e un dono essere operatore delle Cucine. Siamo abituati ad accogliere e stiamo crescendo come gruppo». Accogliere una persona, secondo Piero Cecchin, coordinatore dei pranzi di solidarietà, vuol dire «riconoscere la sua dignità e che ogni uomo è creato a immagine di Dio. Il cibo è uno strumento di relazione ». Frequentare le Cucine come volontario, suscita ad Alessandro Krivicic alcune domande: «Mi interrogo sulla necessità di fare del bene, sul nostro bisogno di fare le cose insieme e sulle speranze degli ospiti. Ricordare la storia delle Cucine sarà un’occasione per dare a tutti noi volontari maggiore consapevolezza». Guglielmo Febo come ospite è diventato «parte di questa storia. Ognuno degli ospiti ha le sue vicissitudini. Mi confronto con questo senso di genuinità e con questa capacità di mettere ogni singola persona a proprio agio».

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