Cento anni per tre istituti secolari. In Dio senza etichette

1919-2019: Cento anni di presenza e dialogo di tre istituti secolari. Le Missionarie della Regalità di Cristo, San Raffaele Arcangelo Famiglia delle Figlio di Dio e le Apostole del Sacro Cuore si ritrovano sabato 9 novembre alle ore 9 nell’Istituto teologico Sant’Antonio Dottore per il convegno “Il carisma della laicità consacrata nella storia”.

Cento anni per tre istituti secolari. In Dio senza etichette

Una mattinata introdotta e coordinata da Giorgio Mazzola, cui seguono la relazione di don Francesco Zenna e la testimonianza di tre donne appartenenti ai tre istituti. Come hanno camminato dal 1919 ad oggi? È la domanda da cui partiranno le testimonianze, per far emergere le caratteristiche e il carisma di ciascun istituto.

«È importante soffermarsi sul momento storico in cui siamo nate – raccontano le Missionarie della Regalità di Cristo – perché si aprivano dei contesti importanti: lo smarrimento del dopoguerra, il fascino del tempo nuovo, la crisi di un approccio cristiano fra modernità e fede. Gli istituti secolari nascono da una domanda: come la Chiesa può essere presente nella quotidianità? Allora come oggi noi viviamo nel mondo ma non siamo del mondo, partecipiamo alla vita comune ma non abbiamo una vita comunitaria. Ci troviamo per momenti di preghiera e formazione, abbiamo un lavoro, viviamo il carisma in famiglia, nella società, siamo impegnate in ambito sociale, politico, sanitario, sindacale. L’obiettivo, ieri come oggi, è essere presenti nel mondo facendo risuonare la Buona notizia, “soprattutto in quei luoghi e in quelle circostanze in cui la Chiesa non può diventare sale della terra”. Noi in particolare lo facciamo con lo spirito francescano, con lo stile della minorità e del servizio, senza segni distintivi, “senza etichette”».

E questo esserci con riserbo aiuta ad abbattere tutte le barriere che separano dalla storia degli uomini. Il riserbo serve per essere dentro la storia degli uomini, senza essere diversi dagli altri, ma mescolati con l’umanità. «Ci sono per quello che sono – continuano – per come mi vedono. Posso parlare di Vangelo senza usare la Parola, ma agendo e questo è possibile proprio grazie al riserbo, perché, se ci fosse un segno distintivo, sarebbe la stessa cosa? O si creerebbero pregiudizi e barriere?».

Ma in cento anni cosa è cambiato? Oggi qual è il senso degli istituti secolari? Come sono presenti nella storia dell’uomo? «Oggi viviamo un appiattimento – spiegano le Missionarie – che parla di “morte di Dio e morte dell’uomo”, parole molto forti che richiamano un senso di vuoto che non è fecondo e viene riempito di “altre cose”. Abbiamo perso il “noi”, il senso di fraternità. Gli istituti secolari allora si pongono ai margini, in mezzo ai nostri lebbrosi che sono coloro che non hanno voce e portiamo una domanda: dove stiamo andando? Fermiamoci e ridiamo valore alla relazione che è alterità, incontro con Dio. Se nego l’altro, nego Dio». Stare dentro alla realtà, essere attenti, vedere, ascoltare. Questa è l’essenza del loro carisma oggi, ricostruire un “noi” e camminare insieme.

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