Centro Missionario. Il "Viaggio sospeso" dei giovani missionari

Gli aerei non decolleranno. I giovani di “Viaggiare per condividere”, dopo un anno di cammino, non realizzeranno il loro sogno di visitare di persona le missioni in Ecuador, Perù, Albania, Angola, Etiopia, Tanzania e Filippine.

Centro Missionario. Il "Viaggio sospeso" dei giovani missionari

“Il viaggio sospeso…”, iniziativa del Centro missionario della Diocesi di Padova, nasce da una delusione e sfocia nella carità.

«Come equipe – racconta Sandra Zemignan del Centro missionario – ci siamo chiesti come far reagire questi giovani, mettendo nero su bianco le loro emozioni, ma allo stesso tempo vivendo comunque l’incontro con le realtà verso le quali erano destinati».

Sul sito www.centromissionario.diocesipadova.it sono pubblicate le lettere dei ragazzi per non lasciare “in pausa” i desideri e le motivazioni che li avrebbero portati a vivere l’esperienza missionaria”.

Un viaggio “sospeso” come il caffè napoletano, che dice anche condivisione e attenzione all’altro: «Anche se il viaggio è sospeso, scrivere permette di dare di te qualcosa all’altro».

L’iniziativa “Il viaggio sospeso” è un diario di viaggio senza viaggio, ma non senza l’incontro: «Abbiamo scelto di organizzare degli incontri in video-conferenza tra i missionari e i giovani che erano destinati a ciascun Paese. Sono stati tutti incontri molto belli: i giovani si sono resi conto di come anche i missionari li stessero aspettando e stessero programmando il loro benvenuto. C’è stata così dunque l’occasione di conoscersi, di vedersi, di scambiarsi qualcosa».

In altri incontri on line i giovani di “Viaggiare per condividere” si sono confrontati con Elisabetta Corà, missionaria fidei donum in Etiopia, che a causa del Coronavirus non è potuta rientrare in Italia per un periodo programmato di pausa dopo un anno e mezzo di assenza, e con Piera Congia, altra reduce del percorso che però è impegnata nel territorio locale tramite il Progetto Focherini di Legnaro. Viaggi sospesi, solidarietà concreta: «Alcuni giovani hanno scelto di destinare i soldi che sarebbero andati per il viaggio alle missioni che avrebbero visitato, in modo che almeno il loro contributo potesse raggiungere la meta che si erano prefissati. Sono segni forti, perché arrivano da giovani e arrivano in questo periodo».

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