"Ci siamo confermati Suo corpo". Le prime messe festive nella solennità dell’Ascensione

I racconti di cinque comunità: Vo', dove ha celebrato il vescovo Claudio, Cattedrale, Arcella, Asiago e Madonna Incoronata

"Ci siamo confermati Suo corpo". Le prime messe festive nella solennità dell’Ascensione

«La liturgia, se non è corporea non è piena. Domenica scorsa, nella prima eucaristia festiva dopo il lockdown, ho pensato proprio a questo: che il corpo è veicolo di comunicazione/comunione con Dio e con i fratelli. Tornare a celebrare con il corpo dà pienezza alla liturgia». Con queste parole, l’arciprete della Cattedrale, don Maurizio Brasson – che ha accompagnato nella ripartenza anche le altre otto parrocchie del centro storico di Padova: Immacolata, Ognissanti, San Benedetto, San Nicolò, San Tomaso, Sant’Andrea e Servi – restituisce la forza del tornare a celebrare l’eucaristia con il popolo. «Mi tornano in mente le parole del teologo Bonhoeffer: “Quando la Chiesa si raduna, dà visibilità al corpo di Cristo”. Domenica scorsa... ho vissuto questo».
In Cattedrale, tra sabato e domenica, tutto si svolto con grande serenità. «Ho contato anche qualche fedele in più rispetto a prima della sospensione delle messe. Per rispondere alle norme per la tutela della salute abbiamo anche fatto qualche cambiamento, oltre a distanziare i banchi e a prevedere il metro di distanza tra i fedeli: al mattino della domenica abbiamo celebrato solo due messe, così da aver il tempo di sanificare, ma soprattutto è stata spostata la sede liturgica: era stata portata vicino ai fedeli, ma ora – per il rispetto della loro salute e di quella del celebrante – è tornata sul presbiterio. Questo permette al celebrante di... mostrare il suo volto finché presiede, tranne che al momento della comunione, dove sono richiesti guanti e mascherina».

Una signora arriva con qualche istante di ritardo alla messa domenicale delle 18 nella chiesa dell’Arcella, si igienizza le mani all’ingresso e poi si muove spedita in direzione del suo banco che, con le nuove disposizioni sul distanziamento, è già occupato. Con pacata cortesia spiega che da oltre trent’anni si siede lì e tanto basta per risistemare i posti. Una conseguenza delle capienze contingentate a cui seguono, però, tanta attenzione e nessun disagio per le regole anti-Covid tra i fedeli e i volontari.
Commozione, invece, è il sentimento di don Gilberto Ferrara alla prima messa delle 10 nella chiesa di San Bellino: «Da diversi giorni pensavo a questo momento, quando avrei riavuto un contatto perlomeno visivo con i partecipanti. Non so cosa dire, per settimane ho visto banchi vuoti... Dovremmo pensare agli anziani che non sono presenti perché hanno paura. Ma la festa dell’Ascensione ci ricorda che i dubbi e l’esitazione degli apostoli sono gli stessi che anche noi abbiamo vissuto in questi giorni».
Non c’è disagio nemmeno durante la comunione, anzi si percepisce un’istintiva comprensione. Tra una messa e l’altra si igienizza prontamente l’ambiente. Nella chiesa di San Carlo alcuni banchi sono “ingabbiati” in nastri segnaletici biancorossi che all’occasione, con l’aumentare dei presenti, vengono rimossi. Don Diego Cattelan ricorda Giovanni Falcone e le vittime della strage di Capaci prima di ricordare che «quello dell’Ascensione è il tempo della sinergia e nel quale si impara e ci ricorda che Gesù passa a noi il testimone».

Ripresa delle celebrazioni con il popolo senza intoppi ad Asiago: «Tutto si è svolto senza problemi, nonostante la presenza anche di molti turisti, oltre ai nostri parrocchiani – spiega il vicario parrocchiale del Duomo, don Nicola Cauzzo – Con il consiglio pastorale, per consentire i tempi di igienizzazione della chiesa, abbiamo pensato di sospendere una delle due celebrazioni pomeridiane di domenica scorsa, confidando sul fatto che in Duomo possono partecipare, secondo le regole del distanziamento, al massimo 200 persone, numero che non è mai stato raggiunto, anche se in quelle della tarda mattinata e nella messa pomeridiana ci siamo andati vicino». Certosino il lavoro coordinato dal vicario parrocchiale e che ha visto la collaborazione di oltre una cinquantina di volontari, dagli scout alle catechiste, dai soci dell’Unitalsi agli educatori, ai cantori. Nei giorni precedenti i banchi sono stati tutti posizionati in modo da consentire il rispetto delle norme per il distanziamento. All’entrata i volontari, oltre a un saluto, hanno dato le disposizioni, comprese quelle relative alla igienizzazione delle mani e poi hanno accompagnato i fedeli al posto, partendo dai primi banchi, da occupare progressivamente, così da evitare buchi nell’assemblea e, nel caso delle messe con minor frequenza, agevolare il compito di chi poi doveva passare con i prodotti per la pulizia, limitando gli stessi ai banchi che erano stati occupati effettivamente. «Da domenica 31 le messe pomeridiane tornano a essere due, alle 16.30 e alle 18.30, con una variazione rispetto all’orario abituale».

Il cielo è terso. È una giornata splendida per “entrare” in chiesa di nuovo, dopo così tanti mesi d’assenza. Alla Madonna Incoronata, in Padova, si celebra sotto la tenda dove d’estate vengono radunati i ragazzi del grest: tutto è in ordine e predisposto nel minimo dettaglio. Le panche sono fisse a terra, l’altare è una semplice pedana rivestita, il crocifisso è stato appeso sopra uno sgargiante telo rosso vivo che attira gli sguardi.
C’è chi arriva lentamente guardandosi intorno, chi in silenzio prende posto e dispone l’animo con il volto concentrato per prepararsi alla celebrazione. Alle 10 in parrocchia la chiesa normalmente pullula di famiglie e di bambini assiepati nelle prime file. Oggi sono loro, invece, i grandi assenti: in pochi, sparpagliati accanto ai genitori. Mancano anche i chierichetti che si dispongono a corona intorno al parroco.
Don Carlo Cavallin è pronto a iniziare, ma sente l’urgenza di una precisazione: «Vi chiedo di non pensare neppure per un istante che il Signore non ci sia stato dentro alle vostre case, nelle vostre famiglie, in tutti questi mesi. Siamo stati comunità allora e lo siamo adesso. Personalmente avrei atteso che tutto rientrasse prima di celebrare di nuovo, ma aiutiamoci tutti a fare in modo che le restrizioni legate alla sicurezza non ci impediscano di vivere in profondità questo momento con il Signore».
A conclusione della celebrazione eucaristica, dagli occhi distesi e sorridenti oltre la mascherina, dal desiderio di salutarsi di nuovo e di fermarsi a scambiare due parole, sempre nel rispetto delle distanze, il popolo di Dio dimostra ancora una volta di essere molto più maturo di quanto a volte si pensi.

Sabato 30, rosario con il vescovo Claudio

Sabato 30, nel santuario di Tessara a Santa Maria di Non, il vescovo Claudio prega il rosario "per e con" quelle aziende e imprenditori del nostro territorio che si sono impegnati nella riconversione in questo tempo di emergenza.

Pentecoste

La messa di domenica 31 maggio, solennità di Pentecoste, viene presieduta dal vescovo Claudio Cipolla alle ore 11 nella basilica di Santa Giustina, dove si venera Maria con il titolo di Salus populi patavini, nell’immagine mariana più antica della città. La messa viene trasmessa in diretta Youtube e televisiva su Tv7 Triveneta (canale 12).
A chiusura del mese mariano, avviato con la messa all’ospedale di Schiavonia per il mondo della sanità, in questa occasione si prega in particolare per e con i rappresentanti territoriali del governo, delle amministrazioni locali, delle forze dell’ordine, della protezione civile e del mondo del volontariato.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)