Cinquecento giovani al Santo prima di partire per Roma. "Ora tocca ai giovani prendere in mano le redini della Chiesa"

Oltre 500 giovani si sono dati appuntamento al Santo venerdì mattina prima di partire per Roma per incontrare il Papa. La benedizione del Vescovo e un gesto di venerazione sulla tomba di Antonio. "Confide, abbi fiducia, andate avanti", il messaggio di don Claudio Cipolla, che esorta i giovani: "Tocca a voi prendere in mano le redini della Chiesa".

Cinquecento giovani al Santo prima di partire per Roma. "Ora tocca ai giovani prendere in mano le redini della Chiesa"

Cinquecento giovani padovani hanno ricevuto questa mattina in Basilica del Santo la benedizione del vescovo Claudio prima della loro partenza per Roma. Assieme a decine di migliaia di coetanei da tutto il Paese, questi ragazzi prenderanno parte tra sabato e domenica alla duegiorni “Siamo qui”, organizzata dal servizio nazionale di pastorale giovanile tra il Circo Massimo e Piazza San Pietro. L’obiettivo dichiarato è far arrivare a papa Francesco l’abbraccio della gioventù italiana ad un mese e mezzo dall’inizio del Sinodo dei Vescovi dedicato proprio ai giovani. E proprio i giovani padovani, reduci da un loro Sinodo per capire – su invito del vescovo Claudio – “che cosa il Signore vuole oggi per la Chiesa di Padova”, si sono dimostrati tra i più entusiasti.

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Cinquecento giovani: molti di loro sono reduci dai sette cammini diocesani per le strade dei nostri santi. C’è chi ha navigato in kayak, chi camminato tra i Colli o sul Monte Grappa, chi ha fatto servizio in città. Alcuni si sono aggregati solo per il weekend, mentre qualche altro centinaio di giovani padovani, invece, che ha scelto altri percorsi in giro per l’Italia, si unirà ai compagni direttamente a Roma.

Imponente la scena che si è presentata ai pellegrini più mattinieri, poco prima delle 9, sul sagrato del Santo. Un lungo corteo di ragazzi, proveniente dall’Isola Memmia, ha fatto il suo ingresso in Basilica in modo ordinato ed allegro, circondato dalle telecamere delle televisioni e dai taccuini dei giornali.

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Ad accogliere nella Basilica del Santo i giovani di Padova, tra le statue di Donatello dell’altar maggiore di Camillo Boito, c’era fra Fabio Turrisendo, della pastorale giovanile dei frati minori conventuali, che ha ricordato, alla vigilia del pellegrinaggio dei ragazzi a Roma, come anche Antonio fosse un pellegrino. Ma non solo: «Dalla ricognizione del corpo, negli anni ’80, gli scienziati hanno scoperto come Antonio avesse un inspessimento delle ginocchia. Era un uomo che stava tanto in ginocchio, pregava tanto. Preghiamo che sant’Antonio ci aiuti ad essere pellegrini nella vita di Gesù e uomini e donne di preghiera».

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Dopo la presentazione dei sette cammini e la lettura del Vangelo del chicco di grano che muore e dà frutto, il vescovo ha rivolto il suo messaggio ai tanti ragazzi.

«Non so se avete notato anche voi gli occhi delle persone che vi vedono. Sono tutti sorpresi – ha notato don Claudio Cipolla – sembra impossibile che oggi vi siano così tanti ragazzi desiderosi di guardare avanti e di puntare in alto. Siamo così abituati alle cose brutte che quando c’è qualcosa di bello c’è un effetto sorpresa. Ma questo ci deve far piacere: stiamo realizzando un’esperienza forse non prevedibile, una novità». Don Cipolla è tornato sul suo motto: “Confide, surge, vocat te”, tradotto in “Coraggio, alzati, ti chiama”. «La parola coraggio mette in evidenza noi stessi, la nostra capacità di prendere l’iniziativa. Ma la parola “confide”, invece, ci insegna un atteggiamento più umile. Dobbiamo avere fiducia». Non banale, questa fiducia: «Fiducia comporta anche un morire alle proprie ragioni, alle proprie prospettive e al proprio protagonismo. Questo avere fiducia forse l’avete sperimentato nei vostri cammini, quando avreste voluto dire “adesso basta”. Invece “confide”, abbi fiducia, vai avanti. Il cammino è parabola della vita, potremmo imparare a vivere da questo camminare».

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Il cammino “magister vitae” insegna per il vescovo Claudio tre atteggiamenti. Prima di tutto si cammina sempre insieme, si cammina orientati a una meta, si cammina con uno zaino, con un bagaglio: «Abbiamo le nostre risorse, le nostre ricchezze, ma anche i nostri pesi. Ognuno di noi è se stesso: non deve buttarsi via se vede i suoi limiti né esaltarsi di fronte alle sue risorse».

Nel cammino, proprio come il cammino del Sinodo diocesano dei giovani, c’è l’opportunità di mettersi in ascolto: «La vera fiducia ci porta ad osare di farci questa domanda: “Qual è la volontà di Dio per me?”. Ma accanto a questa voce, nascosta, ce n’è un’altra, che fa resistenza, che ci fa dubitare di poter capire la volontà di Dio per noi o che esista una volontà di Dio per ciascuno». La strada è una sola: «”Confide”. C’è una volontà di Dio per te, è giusto farci questa domanda. Ciascuno di voi è all’altezza di questa voce. Allora andate, e individuate il vostro “chicco di grano”. Il primo era Gesù, che muore e dà la vita. Ma anche noi siamo chiamati a fidarci e affidarci per vivere, morire alla prima voce che fa resistenza».

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Infine, il vescovo Claudio si è rivolto ai giovani come primavera della Chiesa: «Io so che amando voi il Signore fa un dono a tutta la nostra Chiesa, fatta anche da adulti, da anziani, da persone a volte stanche o sconfitte dalla vita. Ora tocca a voi giovani prendere in mano le redini e trascinare questa Chiesa verso prospettive di speranza, di fiducia, di obbedienza alla Parola di Dio».

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La benedizione ai giovani pellegrini è stata anche l’occasione per salutare don Mirco Zoccarato, che dopo quattro anni lascia la guida della pastorale dei giovani per diventare parroco. Al termine, prima di partire dal Foro Boario con dieci pullman per la Capitale, i giovani si sono recati sulla tomba di Sant’Antonio per un gesto di venerazione. Una mano posata sulla pietra verde che separa le reliquie di Antonio dai fedeli per rafforzare il legame tra i giovani e quel Santo venuto da lontano che in pochi mesi ha cambiato per sempre il volto – e la fede – della città di Padova.

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