Come cambierà la formazione dei seminaristi. A Siena l'incontro dei rettori dei Seminari e delle comunità propedeutiche

Chi è il seminarista oggi? Quale il prete di domani? Per quale Chiesa? Quali strumenti per la formazione? Queste le domande centrali emerse dall’Incontro nazionale dei rettori dei Seminari d’Italia e dei responsabili delle Comunità propedeutiche, tenutosi a Siena dal 25 al 28 luglio. Il titolo dell’evento richiama le parole di Santa Caterina da Siena: “Entriamo nella profondità di questo pozzo”, per ascoltare su quale strada lo Spirito chiede di incamminarsi per formare i futuri preti, alla luce della realtà sociale ed ecclesiale in così veloce evoluzione.

Come cambierà la formazione dei seminaristi. A Siena l'incontro dei rettori dei Seminari e delle comunità propedeutiche

Già in maggio i vescovi italianiin occasione della 76a Assemblea Generale della CEI, riuniti per individuare le priorità del Cammino sinodale, hanno condiviso un primo schema per la stesura della nuova “Ratio Nationalis” dei Seminari, documento che fornisce indicazioni circa la formazione sacerdotale in Italia. In quell’occasione S.E. Paolo Martinelli, allora Presidente della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata, parlando della nuova Ratio la immaginava come un “quaderno ad anelli”: agile, aperta ai futuri aggiornamenti, capace di adattarsi. Non si escludono sperimentazioni che, sotto la responsabilità dei Vescovi e dei formatori, provino a intercettare i cambiamenti in atto cercando modalità nuove per formare i futuri presbiteri.

Il percorso redazionale della nuova Ratio prevede la raccolta dei contributi dall’incontro di Siena e di successive riflessioni, quindi una prima bozza per il Consiglio Permanente della CEI in settembre, da sottoporre all’attenzione dei vescovi in autunno. Da questo confronto dovrebbe uscire il testo definitivo da approvare all’Assemblea Generale nel maggio 2023.

Presenti anche il Rettore del nostro Seminario mons. Raffaele Gobbi, il nuovo Responsabile di Casa Sant'Andrea don Mattia Francescon e mons. Riccardo Battocchio Rettore dell'Almo Collegio Capranica di Roma.

Don Michele Gianola, sottosegretario della CEI e direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni, lo definisce “un momento importante e decisivo dal quale raccogliere vissuti, intuizioni e orientamenti”. Ha poi aggiunto “crediamo che da questo confronto comune, grazie al contributo di tutti, potranno sorgere elementi fecondi per il futuro dei nostri Seminari”. Don Mattia definisce queste giornate di lavoro “molto intense, di approfondimenti e condivisioni, in cui ho potuto gustare la passione educativa e la profondità spirituale di tanti preti che hanno a cuore i giovani e la loro risposta vocazionale. Un bellissimo segno di Chiesa per i giovani e con i giovani”.

Al centro dell’attenzione dei formatori sono emerse l’area della formazione umana unitamente a quella spirituale, sia nel rapporto personale con Cristo, sia nello sviluppo della carità pastorale, cioè la passione per il Popolo di Dio e la sua crescita di fede. Accanto a queste, la formazione intellettuale, attraverso un percorso di studi serio e qualificato, e pastorale, in un coinvolgimento in prima persona nella vita della Chiesa.

Centrale il nesso tra formazione iniziale dei seminaristi e formazione permanente una volta presbiteri, in chiara continuità, che punti a una crescita integrata e integrale della persona.

In questo senso la formazione del Seminario non ha lo scopo di cristallizzare un’identità, ma di formare un presbitero che attraverso l’arte del discernimento sappia collocarsi come discepolo dentro il contesto ecclesiale in evoluzione nel quale sarà chiamato a vivere. Due le dimensioni da coltivare: la missione e la fraternità presbiterale. Il prete del futuro sarà colui che vive in missione, con l’atteggiamento dell’annuncio, e in comunione con gli altri presbiteri e con la gente. Nel suo DNA lo stile sinodale, maturando una capacità di camminare insieme con il Popolo di Dio.

don Cristiano Vanin

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