Comunità mature vicine ai pastori. Il Covid, anche nella terza ondata, ha colpito alcuni pastori della Diocesi

Ad Arzergrande, Cartura-Cagnola-Gorgo e nell’up di Candiana si affronta la malattia del proprio parroco con il sostegno delle parrocchie vicine, del vicariato e della Curia. Il Covid, anche nella terza ondata, ha colpito alcuni pastori della Diocesi. Le loro comunità non si sono perse d’animo, nonostante la preoccupazione. Hanno pregato, soprattutto, e continuato a camminare

Comunità mature vicine ai pastori. Il Covid, anche nella terza ondata, ha colpito alcuni pastori della Diocesi

Il Coronavirus – anche nella terza ondata – ha raggiunto alcuni parroci della Diocesi di Padova, con conseguente ricovero in ospedale, ma le comunità cristiane non si scoraggiano e proseguono le attività, vicine e in contatto continuo con i loro pastori, valorizzando ancora di più il ruolo dei laici.

«Abbiamo vissuto qualche momento di timore, di preoccupazione e di smarrimento, poi ci siamo tirati su le maniche e con fiducia abbiamo affrontato la situazione»: così Giuseppe Cavalletto, vice presidente del consiglio pastorale parrocchiale di Arzergrande, nel Piovese, il cui parroco don Vittorio Stecca è risultato positivo dalla sera del Giovedì santo. «All’inizio siamo rimasti un po’ spiazzati, perché, dopo aver partecipato alla messa in Coena Domini celebrata da don Vittorio, ricevere la sua telefonata la mattina dopo, con la quale ci comunicava la positività al Covid, ha creato un po’ di ansia e timore, specialmente nei collaboratori che erano stati a contatto con lui».

Lo smarrimento ha però lasciato spazio alla preoccupazione, perché gli ambienti della chiesa fossero agibili per la veglia del Sabato santo: «Don Vittorio ha coordinato dalla canonica parte delle attività e ci ha messo in contatto con gli uffici di Curia, che ci hanno supportato fin dall’inizio, inviandoci tra l’altro in soccorso don Saverio Turato, fidei donum diocesano rientrato da poco dalla missione in Ecuador, mentre con l’amministrazione comunale abbiamo concordato il monitoraggio della situazione, che per fortuna non ha evidenziato positività tra gli addetti ai lavori della parrocchia. Costante l’attenzione del vicariato del Piovese attraverso il vicario foraneo don Luca Gallocchio».

Don Saverio Turato ha celebrato la Veglia pasquale e le messe del giorno di Pasqua e, con il ricovero di don Vittorio in ospedale, si è trasferito ora in canonica, mentre attraverso il canale Telegram la comunità viene informata sullo stato di salute del parroco, per il quale i parrocchiani sono stati invitati alla recita del Padre nostro.

Anche don Giuseppe Sinigaglia – parroco di Cartura, Cagnola e Gorgo, nel Conselvano – è in ospedale da diversi giorni. «Era in quarantena fin dalla domenica delle Palme, risultando positivo, come la collaboratrice domestica. Le loro condizioni sono poi peggiorate tanto da richiedere il ricovero – racconta il vice presidente del consiglio pastorale parrocchiale di Cartura, Stefano Bazza – Purtroppo queste vicende ci lasciano un po’ con le armi spuntate all’inizio, perché non è previsto un protocollo da seguire a livello diocesano, tanto che mi sono sentito di suggerire che almeno a livello vicariale si pensi a una sorta di decalogo per supportare le parrocchie che si trovano a vivere questa situazione. Devo dire che a Conselve abbiamo trovato disponibilità e ci sono venuti in aiuto per il Triduo, con l’invio di padre Tadeo Timada, canossiano; poi noi abbiamo la fortuna di avere don Tiziano Vanzetto, cancelliere vescovile, come collaboratore festivo, che è una presenza preziosa».

Anche a Cartura i laici sono attivi, grazie a un lavoro che da anni svolge uno stretto collaboratore del parroco, Giovanni Baratto, nell’organizzazione delle liturgie (ma non solo), mentre anche i catechisti sono all’opera in vista della celebrazione dei sacramenti. «Con don Giuseppe il dialogo è continuo, sia per sincerarci delle sue condizioni, sia per fargli sentire la vicinanza della comunità, ma anche per condividere alcune scelte, le attività comunque proseguono, anche quelle da poco avviate come la Caritas parrocchiale».

A Cagnola e Gorgo continua a celebrare la messa domenicale l’ex parroco don Basilio Verde, seppure non residente: «L’assenza di don Giuseppe per noi è occasione di approfondire la preghiera, da un lato, e il nostro impegno di laici responsabili dall’altro» evidenzia Diana Sanavio, già vice presidente del consiglio pastorale delle due comunità.

Sempre nel Conselvano, subito dopo Pasqua si è ammalato anche don Leopoldo Zanon, parroco moderatore dell’unità pastorale di Arre, Arzercavalli, Candiana, Fossaragna e Pontecasale, che prima del ricovero in ospedale ha informato puntualmente i parrocchiani attraverso il foglietto domenicale.

«Siamo in unità pastorale ormai da quattro anni e proprio don Leopoldo ci ha aiutati a imparare a camminare come comunità cristiane da laici responsabili e maturi – spiega la vice presidente del consiglio pastorale di Candiana, Laura Marangon – Nelle nostre parrocchie le celebrazioni domenicali vengono preparate con cura dai componenti del gruppo liturgico, altrettanto dicasi per l’igienizzazione delle cinque chiese dell’unità pastorale. Il fatto di non avere più il parroco residente, in questa fase di malattia di don Leopoldo e di isolamento di don Davide Canazza (vicario parrocchiale) e don Tarcisio Favaron (collaboratore pastorale) – continua Laura – ci ha aiutato a essere comunità nel senso pieno della parola, dove ciascuno si fa carico di un pezzetto della vita della parrocchia, in attesa che i nostri pastori possano tornare tra di noi».

Don Zanon: «Mi raccomando, restiamo uniti»

«In questo cammino – ha scritto don Leopoldo Zanon nel notiziario di domenica 11 aprile – che si presenta come una pagina inedita per la storia delle nostre parrocchie, sento grande la solidarietà con chi sta attraversando questo virus (e ai tanti che l’hanno già attraversato in forma più o meno pesante). Mi sento vicino nella preghiera e nell’affetto anche a tutti i fratelli e sorelle che stanno lottando con tante altre malattie pesanti... A tutti voi dico: le nostre comunità cristiane non vi abbandonano, ma si fanno accanto con carità, con la preghiera di ogni giorno e della domenica. Mi raccomando, restiamo uniti...».

Arzergrande: celebrati i sacramenti nonostante tutto

Nella domenica della Misericordia, l’11 aprile, ad Arzergrande sono stati celebrati anche i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Sono stati incerti fino a qualche giorno prima, poi – quando le notizie sulla salute del parroco don Vittorio Stecca sono divenute meno preoccupanti – la comunità ha deciso di mantenere la data prevista, dopo che già lo scorso anno erano stati rinviati a causa della pandemia. Così le due celebrazioni delle 9.30 e 11.15 sono state presiedute dal vicario generale don Giuliano Zatti, la cui presenza ha sottolineato la vicinanza del vescovo Claudio alla comunità. I trenta ragazzi che dovevano ricevere i sacramenti sono stati divisi in due gruppi da quindici e di fatto l’ingresso alle due celebrazioni eucaristiche è stato limitato solo ai parenti dei ragazzi dal gruppo di volontari che cura anche la pulizia della chiesa.

Don Marco Piva: «Periodo difficile, ma di crescita»

Un periodo difficile, impegnativo, ma che ha dato i suoi frutti, a livello spirituale, come crescita, ma anche come collante nella vita della comunità parrocchiale. Riassume così, in poche parole, don Marco Piva, vicario parrocchiale a Madonna Pellegrina, le settimane in cui il parroco don Umberto Sordo ora negativo, è stato ricoverato per il Covid. «Ho fatto quello che c’era da fare – afferma il vicario parrocchiale, ordinato nel 2019 – Tanti parrocchiani si sono fatti prossimi, non solo per sapere come stava don Umberto, ma anche per dare una mano nelle cose quotidiane. È stato un bel gesto, quasi inaspettato. Per don Umberto avere la comunità vicina è stato un grande sostegno. Nonostante la sua assenza abbiamo vissuto con intensità il triduo pasquale e ci siamo messi vicini alle sofferenze delle persone».

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