Comunità ucraina. Canti e inni accendono la stella della fede

Si celebra il 7 gennaio il Natale per la comunità ucraina di rito bizantino greco cattolico, come vuole il calendario giuliano. Un rito che ha la sua particolarità nel canto e negli inni liturgici, tipici della festività, che aiutano ad accendere la stella della fede. La celebrazione sarà alle 14.30 nella chiesa di Albignasego. C'è anche una cena per condividere piatti e tradizioni tipiche.

Comunità ucraina. Canti e inni accendono la stella della fede

Si celebra il 7 gennaio il Natale per la comunità ucraina di rito bizantino greco-cattolico, come vuole il calendario giuliano. Un rito che ha la sua particolarità nel canto e negli inni liturgici, tipici della festività.

«Canti e inni – sottolinea don Ihor Boyarskyy, responsabile della comunità ucraina – aiutano ad accendere la stella della fede nel nostro cuore, e questo è il significato profondo del Natale: rischiarare le tenebre del mondo. La celebrazione sarà alle 14.30 nella chiesa di Albignasego. La vigilia, il 6 gennaio, essendo domenica ci sarà maggior partecipazione. Ma i giorni di festa proseguono il 7, l’8 che è la Madonna Madre di Dio Theotókos, e il 9 santo Stefano primo martire». Le celebrazioni sono sempre alle 14.30, per adeguarsi alle esigenze lavorative delle persone.

Nella preparazione del Natale sono coinvolti adulti e bambini. «Il nostro Avvento inizia, sempre, il 28 novembre – spiega don Ihor – un periodo molto lungo durante il quale gli adulti seguono una preparazione spirituale con lettura del vangelo di Matteo e lectio divina, mentre i bambini che frequentano la scuola di lingua, cultura e scrittura ucraina e il catechismo imparano i canti natalizi e preparano la festa di san Nicola, il 19 dicembre: da noi è lui che porta i regali e prepara all’arrivo di Gesù. La festa è il sabato 22 con canti antichissimi, le koliade, da calende. Il Natale è molto sentito ed è un momento tipicamente familiare: in Ucraina i figli usciti di casa portano ai genitori dei doni e si cena insieme, un ritorno alle origini. Essere lontani da casa e avere un calendario diverso non sempre aiuta a rivivere le tradizioni. Durante il comunismo a casa si poteva pregare, ma a scuola o nei luoghi di lavoro era proibito. Ai bambini questo creava una sorta di scissione interiore: non sapevano a chi credere, e questo senso di ribellione e sofferenza morale c’è ancora oggi nel dover spiegare perché festeggiamo il 7 gennaio anziché il 25 dicembre».

Il 6 gennaio, dopo la celebrazione, la comunità ucraina si ritrova per una cena con cibi e tradizioni tipiche, come mettere una culla di fieno sotto il piatto a simboleggiare la mangiatoia di Gesù, ma anche il grano, la terra e l’augurio per un buon raccolto.

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