Con gli occhi di Caleb. Don Ronzoni “legge” la settimana santa

La settimana santa raccontata ai ragazzi. Ma anche a genitori, formatori, catechisti, parroci... È questo l’intento di I miei occhi hanno visto la salvezza, testi di don Giorgio Ronzoni e illustrazioni di Gabriele Sanzo (Edizioni Messaggero Padova).

Con gli occhi di Caleb. Don Ronzoni “legge” la settimana santa

Ad accompagnare in questo “viaggio” c’è Caleb «che – racconta don Giorgio Ronzoni, parroco di Santa Sofia in Padova e docente di teologia pastorale alla Facoltà teologica del Triveneto (che ha all’attivo altre due pubblicazioni, con lo stesso editore, per i ragazzi: La storia di Marco e Barnaba e Il Dono perfetto) – non è nato nell’estasi di un’ispirazione mistica. Più che altro è stata un’“esigenza” dell’editore: mi ha contattato chiedendomi di scrivere “qualcosa” per i ragazzi che spiegasse loro quel che celebriamo nei riti pasquali, dopodiché ha trovato anche un illustratore... Gabriele Sanzo. La prima richiesta, quindi, è venuta dal “mercato”, che in questo caso significa semplicemente saper interpretare una possibile attesa, una potenziale richiesta. Allora, anziché scrivere una noiosa spiegazione, ho scritto un racconto cercando di renderlo più avvincente possibile».

Per raccontare i fatti che vanno dall’ingresso di Gesù a Gerusalemme (domenica delle Palme) fino alla risurrezione (domenica di Pasqua) don Giorgio ha creato un personaggio umile, un mendicante, uno di quei disabili guariti da Gesù subito dopo che aveva scacciato dal tempio i mercanti (Mt 21,14) «Non ho dovuto inventare niente: ho semplicemente riscritto quello che raccontano i Vangeli, ma dal punto di vista di un testimone diretto. Rispetto ai racconti che già conosciamo, Caleb aggiunge soltanto qualche annotazione “psicologica”: è attento alle voci e ai sentimenti che trasmettono e ce li descrive, mentre i Vangeli per lo più ce li lasciano indovinare».

È un libretto per i ragazzi delle medie, «ma forse possono leggerlo anche quelli delle elementari e i più grandi, se non si vergognassero. Mi piace scrivere per i ragazzi anche perché dopo che hanno ricevuto i sacramenti non li vedo più e mi dispiace tanto: nei miei sogni spero che forse un giorno saltino fuori da un cassetto queste pagine come un messaggio del loro parroco che li inviti a riprendere le relazioni con la chiesa. È una storia che possono leggere anche gli adulti, anche se la conoscono già, magari come invito a narrare la fede ai loro figli: alle regole diventeranno presto insofferenti, le spiegazioni le dimenticano subito, ma le storie hanno sempre un certo fascino e ci trasmettono con delicatezza, senza imporli, i valori di cui parlano».

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