Concorsi per docenti: fatti per... bocciare?

Il 10 agosto 2017 il Miur ha emanato uno specifico decreto che disciplina le modalità di acquisizione di nuovi crediti formativi necessari per l’insegnamento e i requisiti necessari per essere iscritti nelle graduatorie provinciali e partecipare ai concorsi docenti.

Concorsi per docenti: fatti per... bocciare?

Detti crediti formativi prevedono l’acquisizione di specifiche competenze di pedagogia, pedagogia speciale e didattica dell’inclusione, psicologia, antropologia, metodologie e tecnologie didattiche generali. Accanto alle specifiche conoscenze relative alla o alle discipline per le quali si concorre all’insegnamento, sembra finalmente richiedersi una particolare competenza educativa rivolta agli alunni in ambito scolastico. Non più dunque impartire solo teoriche conoscenze mnemoniche dei diversi contenuti delle materie studiate, ma un significativo inquadramento delle stesse in un ambito educativo più generale.L’attesa era per concorsi che saggiassero la capacità di rapportarsi agli alunni destando in loro interesse e curiosità. Si è lamentato da più parti come alcune domande riguardanti i contenuti prettamente disciplinari proposte ai candidati richiedessero risposte di tipo puramente nozionistico e non sempre su aspetti rilevanti. Non è mancato chi è giunto assurdamente e con forte malizia a ipotizzare che si sia “astutamente” cercato di rispondere da una parte alle attese reclamate da molte parti di una necessaria consistente assunzione di personale e per altra parte a non incidere ulteriormente sui debiti di bilancio. Ecco spiegato il perché di un così consistente numero di bocciati (si parla del 70-90 per cento)! Il numero dei troppi bocciati stride con la serietà dei nostri studi superiori e universitari. Abbiamo notato in questo ultimo periodo quanto sia stato sbandierato il tema della libertà e della sua mancanza. Libertà intesa quasi come il diritto a muoversi e fare ciò che meglio si desidera. Ricordiamo uno degli slogan del maggio francese che affermava la proibizione di proibire. Vorrei qui richiamare un ironico intervento letto sui social in cui si affermava l’esigenza dei “No sem”, di quanti cioè richiedessero l’immediata soppressione dei semafori, strumenti atti con la semplice accensione della luce rossa a negare la libertà di potersi spostare dove meglio si desidera. In altri termini il diritto alla libertà non può essere scambiato con l’anarchia, perché senza regole e senza limiti non c’è affermazione della libertà, premessa di ogni autentica democrazia, ma l’anticamera della prepotenza e della sopraffazione. Come per ottenere il rispetto dei diritti di ciascuno, occorre non dimenticare quella che è stata autorevolmente definita la finitezza dell’uomo che deve accettare e accogliere i limiti del suo agire. La scuola si presta senza alcun dubbio a essere il luogo ideale dove espletare una simile funzione educativa. Necessaria dunque la presenza non solo di docenti resi a ciò idonei, ma altresì dell’esemplare comportamento di ogni altro adulto che vi lavori.

Massimo Mogno

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