Cucine popolari, sempre più ospiti (e tanti nuovi giovani volontari)

Fino a 60 ospiti in più: sono questi i numeri delle tre Cucine popolari che, ogni giorno, assicurano un pasto caldo e un momento di ascolto alle persone in difficoltàa  Bologna. Con i volontari over 65 costretti “in panchina”, decine di giovani volontari hanno fatto il loro esordio

Cucine popolari, sempre più ospiti (e tanti nuovi giovani volontari)

Sono oltre 300 gli ospiti che, ogni giorno, dal lunedì al venerdì, ricevono un pasto caldo in una delle tre Cucine popolari di Bologna. Numeri in decisa crescita rispetto alla “normalità” ante emergenza sanitaria: tra 50 e 60 ospiti in più al Battiferro (aperta da lunedì e giovedì), da 30 a 40 in più all’Italicus (aperta da martedì a venerdì), più di 20 ospiti in più a Saffi (aperta da martedì a venerdì). Pasti completi distribuiti in sacchettini: primo, secondo, contorno, frutta, pane, a volte latte, a volte dolcetti, nel rispetto delle norme previste dalle autorità. Quando possibile, nel kit alimentare è inserita anche una sorpresa: il giorno di Pasquetta gli ospiti del Battiferro hanno potuto gustare tortellini o ravioli offerti dalla Lanterna di Budrio, colomba donata da Conad e cioccolata Majani. Tra le attività realizzate in questi giorni, la collaborazione con Piazza Grande che porta cibo caldo a persone che vivono in tende (sanificate ogni giorno): le Cucine preparano 30 pasti il martedì a Saffi e il giovedì al Battiferro, mentre il mercoledì i pasti sono preparati da un ristorante indiano.

Un’organizzazione capillare, una macchina rodata che continua a camminare grazie anche all’inserimento di tanti nuovi giovani volontari, andati a sostituire – almeno temporaneamente – gli over 65 messi in panchina nel nome della tutela delle fasce più deboli della popolazione. Tra di loro, anche Claudia Pugliese, da poco inserita nella Cucina popolare Saffi: “Seguivo le Cucine sul profilo Facebook da due o tre anni, quando ho visto l’annuncio per la ricerca di giovani volontari, visto che ho esperienze di volontariato alle spalle e che al momento sono in cassa integrazione, ho subito accettato l’invito. Ho cominciato l’8 aprile, sono stata accolta con grande attenzione. Da qui ho capito che l’emergenza è diversa a seconda di qual è la situazione di partenza: per chi non ha casa o per chi non ha soldi per mangiare l’emergenza che stiamo vivendo è certamente molto più pesante. Continuerò a venire qui per tutto il tempo che potrò”.

“In molti ci hanno aiutato, è grazie a loro se siamo ancora qui”, spiegano dalle Cucine. Qualche esempio: la stilista cinese Uma Wang grazie a un amico-collega bolognese ha spedito 500 mascherine direttamente da Shangai in segno di solidarietà con Bologna e con l’Italia. Fortitudo per il sociale, che organizza in un supermercato una raccolta alimentare per le famiglie bisognose che segue, dona alle Cucine tutto ciò che raccoglie in più. Coop Alleanza 3.0 ha inserito le tre realtà nella nuova iniziativa di “spesa sospesa”, mentre l’associazione Progetto Mozambico ha fatto arrivare centinaia di uovo per gli ospiti. E grazie alla campagna di sottoscrizione lanciata nei giorni scorsi insieme con gli empori solidali Case Zanardi sono già stati raccolti oltre 45 mila euro.

La situazione al Battiferro

Michele Baratta è volontario al Battiferro da tempo. Giovane lavoratore in smart working, è presente alla Cucina tutti i giorni da due settimane, ha accolto tutti i nuovi volontari e li ha tesserati a Civibo (la quota è pagata da Civibo stessa) in modo che siano assicurati. Michele cura assieme ad altri l' organizzazione dei turni e di quant'altro utile: “I rinforzi hanno portato una grande energia, ovviamente c’era bisogno di accoglierli, di presentare, la nostra maniera di lavorare. Noi siamo contenti, loro sono molto felici di poter dare una mano: naturalmente, aspettiamo al più presto i nostri pilastri, oggi obbligali a stare in panchina”. Al Battiferro, come nelle altre Cucine, gli ospiti sono molto aumentati, tra le 50 e le 60 persone in più ogni giorno. Il lunedì, per esempio, si erogano più di 190 pasti (circa un 40-50 persone prendono anche il cibo per la cena).

La situazione all'Italicus

“Qui – spiega Luciano Tabarroni – è stata messa in piedi una organizzazione che lavora con turni bisettimanali. Sono 8 squadre – ogni squadra ha 2 in cucina e 2 alla distribuzione – che entrano in servizio ogni quindici giorni. Anche qui abbiamo ragazzi in turno, e in ogni squadra ci sono due ‘esperti’ storici”. A Italicus, dice Luciano, stanno anche pensando all'ipotesi di portare il pasto a domicilio per venire incontro a chi non può recarsi alle Cucine e per contribuire a evitare possibili assembramenti. Anche qui sono aumentati le ospiti e gli ospiti: circa 40 persone in più ogni giorno.

La situazione a Saffi

“A Saffi – racconta Sandra Soster – abbiamo circa 20 persone in più tutti i giorni di apertura. L’aumento è iniziato subito dopo l’ordinanza che ha stabilito la chiusura anche di bar e ristoranti. Assieme a Battiferro contribuiamo a preparare pasti per persone che sono in tenda, 30 pasti il martedì. Si tratta di una delle tante iniziative di solidarietà che partono dal basso”. Vania Zanotti, che segue i turni, sottolinea (in un messaggio a volontarie e volontari): “In tutti noi c'è la voglia di tornare. Questa nostra assenza forzata ha però un elemento di positività: le Cucine popolari vengono conosciute da ragazze e ragazzi che vivono direttamente un’esperienza così importante per le persone in difficoltà: in qualche modo si sta investendo sul futuro delle Cucine che dovrà prevedere sempre più integrazione tra generazioni”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)